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Cloneranno altri embrioni inglesi

L’agosto scorso era toccato all’Università di Newcastle, autorizzata a  clonare embrioni per la ricerca di rimedi contro la malattia di Alzheimer e  il morbo di Parkinson. Lo scopo, questa volta, è la ricerca sulle malattie dei motoneuroni, le cellule nervose che controllano i movimenti. ricercatrice all'opera

Nell’Institute di Edimburgo, dove opera Wilmut, DNA prelevato da pelle e sangue di pazienti malati verrà impiantato in cellule uovo umane prive di codice genetico. Diventate embrioni, esse verranno studiate e si procederà al prelievo di cellule staminali entro il sesto giorno, dopo il quale saranno distrutte.

Che cos’è la clonazione?
Il termine clone, dal greco klon (“germoglio” o “ramoscello”), indica in biologia la possibilità di riprodurre un organismo geneticamente identico all’organismo donatore.
Chiamata anche riproduzione asessuale, per la sua proprietà di produrre la nascita di un nuovo essere senza accoppiamento sessuale, è normalmente effettuata sui vegetali per scopi alimentari e, dal 1951, sugli animali.
Il primo esperimento di clonazione umana è stato presentato il 13 ottobre 1993 da Jerry Hall e Robert Stillman, due ricercatori del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia della George Washington University (GWU).
La clonazione della pecora Dolly, avvenuta ad opera di Ian Wilmut, è il primo caso in cui la duplicazione non si opera sulle cellule embrionali bensì su quelle adulte, attraverso l’incontro di un ovulo privato del nucleo di una pecora, con le cellule della mammella di un’altra pecora.

La clonazione può essere riproduttiva o terapeutica. Con la prima, l’ovocita clonato viene impiantato in un utero e si sviluppa fino alla nascita e alla vita autonoma.
La clonazione terapeutica invece si propone di produrre cellule staminali embrionali, che si sviluppano entro pochi giorni dalla fecondazione, senza procedere all’impianto in utero e quindi senza produrre una nuova vita. Si chiama terapeutica perché si presume che le cellule staminali prodotte possano essere utilizzate nella terapia di malattie degenerative.

Le cellule staminali sono cellule non differenziate, prive di funzione specifica e capaci di riprodursi quasi all’infinito, producendo quindi una una progenie cellulare destinata a differenziarsi e a dar vita a tessuti e organi (muscoli, fegato, ossa ecc).
Si distinguono in fetali, embrionali, cordonali e adulte.
Quelle fetali sono ricavate da aborti e la ricerca le sta riconoscendo come cellule pluripotenti, capaci cioè di diventare tessuti e organi diversi.
Le staminali embrionali sono totipotenti, capaci cioè di diventare qualsiasi organo e tessuto, mentre quelle cordonali (del cordone ombelicale) per ora sembrano in grado solo di produrre cellule del sangue.
Infine, le staminali adulte provvedono al mantenimento dei tessuti e alla loro eventuale riparazione: su quelle del midollo osseo, in particolare, poggiano le speranze di parte della ricerca.
(B.P.)

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