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Autismo: confronto non più prorogabile

Immagine astratta di fioreDopo Pietro V. Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), anche Sidney MacDonald Baker, uno dei fondatori del “metodo DAN!”, ha scritto direttamente al direttore generale della RAI, Flavio Cattaneo, in riferimento alla trattazione dell’autismo all’interno della trasmissione di Raitre Report del 24 aprile scorso.

Nella sua lunga lettera, Baker ha ripercorso gli studi sull’autismo, sostenendo che «la forza primaria per invalidare il dogma falso e crudele della colpa materna per l’autismo del figlio è stata la pubblicazione di Infantile Autism (“Autismo Infantile”) nel 1964 da parte di Bernard Rimland, mio collega e cofondatore del metodo DAN!».

Punto centrale del “metodo DAN!” è il riconoscimento della causa biomedica e non psicogenetica dell’autismo, base di partenza dalla quale Baker afferma, nel suo documento a Cattaneo, che «l’incidenza dell’autismo è cresciuta negli Stati Uniti e in altre parti del mondo industrializzato ad un tasso allarmante non spiegabile da nessuna delle passate teorie genetiche o psicologiche sull’autismo. Organizzazioni autorevoli come quelle menzionate dal Signor Barbieri non hanno finora offerto alcuna spiegazione ragionevole per tale aumento che è arrivato ad un’incidenza di 1 su 160 bambini nati negli Stati Uniti. La teoria di alcuni esperti secondo la quale tale aumento si può spiegare grazie al più facile riconoscimento della patologia è semplicemente assurda. Dove sarebbe l’orda di soggetti autistici totalmente non curati e appartenenti a due o tre generazioni precedenti?».

«Molti bambini negli Stati Uniti e in altri Paesi – conclude Baker – sono guariti a seguito di vari trattamenti DAN!, pur presentando una diagnosi di autismo grave. Penso che chiunque si occupi di bambini disabili sia interessato ad esplorare in dettaglio la nostra esperienza e a valutarla in modo accurato prima di condannare documenti non esaminati e senza aver prima contattato personalmente chi descrive questa esperienza».

Un richiamo, quest’ultimo di Baker, che fa tornare alla mente anche le parole di Pietro V. Barbieri, nell’intervento da noi pubblicato qualche settimana fa (Autismo: niente “guerre di religione”), quando affermava: «Perché non riportare tutto ciò in un serio confronto scientifico di consenso, magari nella sede più appropriata istituzionalmente, con la guida  più sensibile alle terapie non convenzionali, il ministro della Salute Storace?». Un confronto serio che, a questo punto, diventa quanto mai auspicabile.
(S.B.)

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