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Convenzione ONU: chiusa la prima settimana

L’attività lavorativa del Comitato Ad Hoc (Ad Hoc Committee), al palazzo dell’ONU, sta raggiungendo un’intensità veramente elevata.

Una giornata tipo
Quotidianamente, infatti, il lavoro in plenaria (è questa l’espressione colloquiale utilizzata nel corso dei lavori dell’Ad Hoc Committee) si alterna ad una serie di eventi speciali dedicati ai diversi temi in discussione. Eventi che hanno luogo dalle 13 alle 15, e che vengono promossi dalle Organizzazioni Non Governative, dalle Agenzie dell’ONU o da altri Enti presenti a New York.
A questi momenti, però, vanno aggiunti altri incontri, programmati dalle stesse Organizzazioni Non Governative molto presto al mattino (più o meno verso le 8), per decidere le strategie da attuare nel corso dell’Assemblea dell’International Disability Caucus, che si tiene tutti i giorni prima della riunione plenaria.
Infine, conclusi i lavori ufficiali dell’Ad Hoc Committee, verso le 18, vengono indette altre riunioni, che durano generalmente fino alle 19, orario in cui vengono chiusi gli ascensori e bisogna quindi lasciare il palazzo. 
Talvolta, però, accade che le singole delegazioni organizzino dei ricevimenti: lo hanno fatto ad esempio la Nuova Zelanda – che detiene la Presidenza del Comitato – e il Regno Unito – come presidente di turno dell’Unione Europea – ma anche altri Paesi, che vogliono così accreditarsi rispetto alla propria area geografica.
In questo caso, le riunioni si possono protrarre anche fino alle 20,30 e così, spesso, si lavora più di 12 ore in una sola giornata, comunicando in lingue diverse, a seconda dell’interlocutore (qui, infatti, praticamente nessuno parla italiano), preparando documenti e incontrando delegazioni e Organizzazioni.  
In una giornata, quindi, si può arrivare a partecipare fino a venti, trenta incontri – tra formali e informali – spaziando da un gruppo di lavoro sulla protezione legale, ad un incontro con lo Special Rapporteur dell’ONU sulle Regole Standard, Hissa Khalifa A. Al-Thani del Qatar, allo scopo di definire la collaborazione con le Organizzazioni Non Governative dei Paesi Arabi.
Per continuare poi con meeting cosiddetti “di approccio”, con ambasciatori e diplomatici, per conoscere meglio le procedure da rispettare nel corso della negoziazione, con incontri richiesti ad esempio per illustrare un progetto in Messico, oppure per definire la posizione su un comma di un articolo, o ancora per svolgere attività di lobbying verso un Paese che non abbia ben compreso un passaggio della discussione.
In ogni occasione sono necessarie un’adeguata attenzione, la capacità di cogliere o di presentare argomentazioni e l’intelligenza nell’afferrare ogni opportunità collaborativa: in questo senso, l’Ad Hoc Committee è il luogo ideale dove intrecciare rapporti e collaborazioni, anche le più diverse, vista l’elevata presenza di istituzioni internazionali, di governi e di leader di Organizzazioni Non Governative che operano non solo nel campo della disabilità.Donna in carrozzina

Martedì 2 agosto
Ma tornando alla cronaca dei lavori, come già anticipato in un resoconto pubblicato da Superando.it, nella mattina di martedì 2 agosto è stato affrontato l’articolo 15bis della Convenzione, sulle donne con disabilità, rispetto al quale però non è stato trovato un accordo.
Per questo motivo, è stato dato mandato ad un “facilitatore”, scelto dal presidente MacKay (Theresia Degener, famoso avvocato con disabilità esperto nel campo dei diritti umani della delegazione tedesca) che cercherà di concordare una soluzione accettabile per tutti.
Nel pomeriggio della stessa giornata, invece, si è discusso un altro tema importante, quello dei bambini, ma anche in questo caso le posizioni sono rimaste molto distanti. Come per le donne, infatti, alcuni volevano un articolo specifico, altri l’inclusione di un’attenzione specifica in ogni articolo che lo richiedesse e altri ancora ambedue gli approcci.

Mercoledì 3 agosto
Al centro delle discussioni di mercoledì 3 agosto, vi è stato invece l’articolo 17, riguardante l’educazione.
Su questo tema, l’attività di mediazione è particolarmente complessa, in quanto la richiesta di una scelta chiara verso l’educazione inclusiva, in un quadro di classi ordinarie, viene osteggiata da vari governi, anche europei. Basti pensare, infatti, che il 56% dei bambini con disabilità iscritti alle scuole primarie dei 25 Paesi membri dell’Unione Europea, frequenta classi speciali.
Inoltre, all’interno dello stesso International Disability Caucus, vi sono alcune organizzazioni (come quelle delle persone cieche, sorde e sordo-cieche) che rivendicano educazioni speciali per il tipo di disabilità che rappresentano.
Così, anche su questo tema, il presidente dell’Ad Hoc Committee ha dovuto delegare ad una “facilitatrice” australiana il compito di raggiungere una posizione condivisa.
L’esperienza italiana, in merito a questo ambito, ha suscitato molto interesse nella presentazione che Pietro V. Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), è stato invitato a fare nel corso di un evento parallelo – tenutosi giovedì – e organizzato dal Centre for Studies on Inclusive Education (CSIE, Centro per gli Studi e l’Educazione Inclusiva) inglese. Essa viene vista con profondo interesse da molti paesi.Pietro V. Barbieri, presidente FISH

Giovedì 4 agosto
Nella sessione di giovedì 4 agosto, infine, è stato affrontato l’articolo 18, relativo alla partecipazione ai diritti politici. In molti Paesi, infatti, l’accesso alle elezioni – sia come elettore che come candidato – risulta difficile e, spesso, le persone con disabilità vengono escluse da ambedue i diritti a causa di barriere e discriminazioni frapposte dalla società.

Come si può capire, quindi, l’Ad Hoc Committee è una sorta di grande “Parlamento mondiale”, dove si sta scrivendo una legge internazionale per tutelare i diritti umani delle persone con disabilità e quindi talvolta può bastare solo una parola per cambiare la vita di milioni di persone. Purtroppo, però, riuscire a trasmettere appieno il tipo di discussioni che si sviluppa durante le sessioni è veramente molto difficile: problemi legali si possono intrecciare infatti ad ostacoli di tipo politico o culturale.
D’altro canto, poiché le discussioni in un parlamento spesso diventano noiose ed estremamente tecniche, cercheremo di introdurre – nei prossimi giorni – degli approfondimenti e delle interviste con i diretti protagonisti di questo importante evento.

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