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Sport terapia e mielolesione

Fu nel 1944 a Stoke Mandeville (Aylesbury), in Gran Bretagna, che venne aperto uno dei primi centri europei per la cura e la riabilitazione di soggetti affetti da lesione spinale. Tale centro avviò per primo l’attività “pionieristica” di sport terapia, grazie ad un’intuizione del suo direttore Ludwig Guttmann, il quale riconobbe che una partecipazione attiva del paziente – spesso affetto da depressione psichica, affezioni respiratorie e piaghe da decubito – nel programma riabilitativo, potesse prevenire tali complicanze.

Inizialmente Guttmann introdusse l’attività sportiva come “mezzo” per poter coinvolgere i giovani pazienti para-tetraplegici nell’iter riabilitativo; in seguito, però, si accorse che, oltre al miglioramento psicologico, si otteneva un notevole incremento delle capacità muscolari, respiratorie e di gestione della carrozzina che con i metodi tradizionali difficilmente si riusciva ad ottenere.
La sua iniziativa ebbe molto successo, tanto che il 28 luglio 1948 si tennero i primi Giochi di Stoke Mandeville per atleti disabili, cui parteciparono sportivi disabili ex membri delle Forze Armate Britanniche.
Da allora i Giochi divennero internazionali e nel 1960 si svolsero nel contesto delle Olimpiadi di Roma. Oggi le Paralimpiadi sono ormai un appuntamento fisso, organizzate ogni quattro anni in concomitanza con le Olimpiadi.Una partita di tennis tavolo tra persone con disabilità

Gli obiettivi
L’introduzione della sport terapia in Unità Spinale ha obiettivi riabilitativi e funzionali perché favorisce un allenamento fisico in grado di migliorare notevolmente le possibilità motorie e di autonomia.
Diversi studi hanno evidenziato infatti le proprietà terapeutiche dell’attività sportiva nella persona con disabilità e hanno dato il via a numerose esercitazioni utilizzate nei centri di riabilitazione per le patologie complesse e nelle Unità Spinali.

La sport terapia dev’essere riconosciuta come disciplina riabilitativa che mira al rinforzo muscolare, all’allenamento aerobico, al recupero di attività motorie compromesse, al miglioramento della funzione cardiorespiratoria e all’acquisizione di un’attività da praticare sia in termini amatoriali che agonistici.
Per questi motivi essa dev’essere attivata in modo adeguato, gestita da un team multidisciplinare che si avvale di diversi operatori medici (fisiatra, cardiologo, medico dello sport) e da altri tecnici della riabilitazione, quali i laureati in scienze motorie e i fisioterapisti, oltre che svolta all’interno di spazi sportivi, con l’attrezzatura e gli ausili necessari.

Sport come l’atletica e il basket permettono al paziente di sviluppare capacità motorie come la resistenza muscolare all’affaticamento, funzionale alla spinta della carrozzina.
Il tennis tavolo e il tiro con l’arco permettono poi al paziente tetraplegico di migliorare l’equilibrio del tronco, la coordinazione oculo-mano e il rinforzo degli arti superiori.
Il nuoto permette infine un rinforzo globale di tutta la muscolatura residua del corpo e il miglioramento della muscolatura respiratoria specie in pazienti tetraplegici.

Proprio l’esperienza delle varie Unità Spinali europee ha dimostrato quanto sia importante l’attività sportiva per il paziente paraplegico e tetraplegico.
Infatti, oltre ai benefìci fisici diretti, la sport terapia e la pratica sportiva producono notevoli risultati dal punto di vista psicologico e sociale, accrescendo l’autostima e la voglia di fare, facilitando il raggiungimento di un buon livello di autonomia nelle attività della vita quotidiana e migliorando l’integrazione sociale.
Le ore dedicate allo sport – per chi ha subito una lesione altamente invalidante come quella midollare – rappresentano importanti momenti di aggregazione e di confronto con altre persone che vivono gli stessi problemi.
Il lavoro di gruppo stimola a partecipare, a uscire dalla propria crisi e ad accorgersi degli altri, sia per essere aiutati che per sostenere. Inoltre l’attività di sport terapia tende a far ritrovare la voglia di mettersi in gioco, di competere che è spesso utile e a volte indispensabile per le persone che devono imparare a convivere con una situazione nuova e non desiderata come la paraplegia o la tetraplegia.

Il programma di sport trapia è parte fondamentale e costituente del progetto di riabilitazione globale delle persone con lesione midollare. Pertanto le Unità Spinali devono essere dotate di spazi appropriati per lo svolgimento di tale attività e devono prevedere un’organizzazione multidisciplinare che veda la presenza anche del laureato in Scienze Motorie, figura professionale sinora non presente negli organici sanitari del nostro Paese.

Gli sport
Le attività sportive utilizzate per avviare la sport terapia nei pazienti paraplegici sono il nuoto, la corsa e la ginkana, il basket, il tennis tavolo, il tiro con l’arco, l’hockey, il tennis, la hand bike, i lanci, la palla con tutte le sue possibilità di diverse esercitazioni. Se possibile si possono impostare attività sportive quali la canoa e gli sport invernali (sci da fondo e da discesa).Tiro con l'arco praticato da persona con disabilità
Per quanto riguarda invece i pazienti tetraplegici, anche tenendo conto delle effettive possibilità a seconda del livello di lesione, si può parlare di nuoto, corsa e ginkana, tennis tavolo, tiro con l’arcopalla; va inoltre valutata la possibilità di eseguire sport di squadra in carrozzina manuale o elettrica (ad esempio il rugby), oppure anche qui di addestrare alla canoa o agli sport invernali.

Per ognuna delle attività sportive si devono individuare degli esercizi preparatori e di base che consentono di ottenere i risultati motori che l’équipe si è proposta. Inizialmente il lavoro di sport terapia sarà rivolto per lo più alla preparazione motoria, successivamente si inizierà l’apprendimento delle discipline sportive scelte per quel paziente, anche perché più stimolante rispeto agli esercizi di base.
Naturalmente l’addestramento deve svilupparsi in un arco di tempo adeguato, diverso per ogni paziente, ma basato sulla ripetitività quotidiana degli esercizi e sull’incremento graduale degli sforzi e della fatica.

*Associazione Unità Spinale Niguarda ONLUS.

AUS Niguarda ONLUS: c/o Unità Spinale di Niguarda
Piazza Ospedale Maggiore, 3, 20162 Milano
tel. 02 6472490, ausniguarda@virgilio.it
Ufficio stampa: tel. 339 8692843, ufficiostampa@ausniguarda.it

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