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Buoni taxi: il dibattito è aperto

Disaegno di taxi con persona disabile«I buoni taxi – aveva dichiarato qualche giorno fa in una nota ufficiale ripresa anche dal nostro sito Paolo Osiride Ferrero, presidente della CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà) di Torino – dovrebbero essere concessi tramite il calcolo del reddito. Infatti, l’invalidità non basta a giustificare un permesso. L’invalidità è una cosa, la capacità di muoversi autonomamente un’altra. Giusto quindi che vi sia una selezione nei parcheggi come nei buoni taxi».

Parole che hanno suscitato – come si poteva prevedere – reazioni tra le più svariate e che hanno fatto pensare, alla Consulta torinese, di aprire una discussione sull’argomento all’interno del proprio sito www.cpdconsulta.it.

Ha scritto ad esempio Maria Grazia Breda, della Fondazione Promozione Sociale: «Non sono d’accordo con la richiesta al Comune di assegnare i buoni taxi in base al reddito. Il trasporto non è un servizio assistenziale da erogare ai meno abbienti. Il trasporto è un diritto sociale come la cultura, il lavoro, la scuola. Sarebbe dunque preferibile al posto dell’assegnazione di buoni taxi secondo reddito effettuare controlli più severi per limitare il diritto al buono solo a soggetti con i requisiti previsti».

Contraria alle dichiarazioni di Ferrero anche Maria Chiara Figlioli, presidente dell’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici) di Torino: «Abbiamo appoggiato a suo tempo la richiesta del passaggio del servizio taxi dall’assistenza ai trasporti poiché si tratta di diritto alla mobilità comune di tutti i cittadini tranne che per chi ha problemi motori. Associare i buoni taxi al reddito significa ritornare indietro nel tempo».

Di tono diverso, invece, quanto detto da Renato Piras, presidente dell’Associazione Rete 119: «Pretendere la gratuità del servizio in modo indifferenziato per tutti coloro con problemi di reddito è vessatorio, poiché in una condizione di risorse limitate vanno, in primis, tutelati e favoriti quei cittadini doppiamente esposti ad emarginazione (malattia e povertà), i più fragili, i più deboli».

Ancor più deciso Piergiorgio Peirolo, presidente della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) di Torino: «Il servizio garantito a tutti è una stupidaggine che avrà come unico effetto il fatto di limitare sia il numero di corse individuali sia il numero di persone disabili che richiedono l’uso di tale servizio. Sono anni che l’Associazione UILDM chiede al Comune di intervenire utilizzando soluzioni alternative. I mondi della disabilità sono molti e tutti quanti necessitano di eguali attenzioni, ma sostenere che il diritto alla mobilità debba essere esteso indiscriminatamente a tutti è altamente fuorviante. Concordo dunque pienamente con le riflessioni del Presidente della Consulta il quale richiama vivamente ad una maggiorre responsabilità sociale nei confronti dei cittadini senza tutele».

Il dibattito, quindi, è quanto mai aperto, in modo “ufficiale” dal sito della Consulta per le Persone in Difficoltà di Torino, ma anche da Superando.it, con la consapevolezza che pur trattandosi nella fattispecie di questioni legati al capoluogo piemontese, anche in altre realtà del nostro Paese si vivono presumibilmente problemi analoghi.
(Stefano Borgato)

CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà)
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