Uno sport per essere uguali

Sono state numerose le iniziative di questi ultimi dieci anni che hanno visto il coinvolgimento di persone con disabilità nell’ambito degli sport velici. Di questo e altro si parlerà il 2 luglio a Castellammare di Stabia (Napoli), nel corso del convegno “Vela, sport e turismo nautico per disabili”

La barca a vela è per tutti!Interessante l’iniziativa organizzata per domenica 2 luglio da Sunshine 360, in collaborazione con il Comitato Regionale Campano UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e con il patrocinio del CIP (Comitato Italiano Paralimpico), nell’ambito della manifestazione Stabiavela 2006, prevista dal 26 giugno al 2 luglio a Castellammare di Stabia (Napoli) e che comprenderà anche la tappa campana del Giro d’Italia a Vela (GiroVela 2006), promosso dal celebre skipper Cino Ricci.
Si tratta del convegno denominato Vela, sport e turismo nautico per disabili (Palazzetto del Mare di Castellammare di Stabia, ore 17.30-19.30), cui parteciperanno, tra gli altri, anche campioni come la nuotatrice Imma Cerasuolo, medaglia d’oro nei 100 farfalla e d’argento nei 200 misti alle Paralimpiadi di Atene 2004.

L’occasione sarà propizia per portare all’attenzione dei cittadini e degli enti pubblici le varie opportunità offerte alle persone con disabilità dalla valorizzazione costiera in tema di vacanze, tempo libero e sport.
Sul tavolo dei relatori si alterneranno Giulio De Rosa, presidente del Comitato Regionale Campano UILDM; Leopoldo Di Maio, presidente della UILDM di Castellammare di Stabia; Carmine Mellone, presidente del Comitato Regionale Campano CIP; Andrea Brignone, istruttore federale della FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee) e di pesca subacquea per ipovedenti.
Sarà presente anche Alessandro Maestrali, consigliere nazionale UILDM, con un’ampia esperienza nel settore della vela praticata da persone con disabilità. Le sue iniziative, infatti, risalgono all’inizio degli anni Novanta e proprio a lui cediamo la parola, per raccontare questa “avventura”.

«Uno sport per essere uguali: questo è il nome che abbiamo voluto dare ad un’esperienza avviata all’inizio degli anni Novanta per verificare la possibilità di “mettere” in barca a vela una persona con disabilità e con ridotte capacità motorie anche agli arti superiori.
Non si trattava di un’opportunità con finalità terapeutiche, anche se in parte la spinta a tentare derivava proprio da esperienze simili in Europa e anche nel nostro Paese. In Francia, ad esempio, si parlava della cura e del recupero dalle tossicodipendenze tramite la velaterapia, in Italia eravamo venuti in contatto con i primi esperimenti di equipaggi di persone con disabilità, nella fattispecie ragazzi Down e non vedenti. La militanza, poi, nella UILDM, a titolo di volontariato, è stato l’altro elemento motore per il nostro progetto.
La fortuna ha voluto comunque che il circolo velico cui alcuni di noi erano iscritti, lo Yacht Club Romagna, possedesse e non utilizzasse cinque natanti Mini 12 (quelli che oggi si chiamano 2.4 SI) e che di questi uno fosse decisamente superato e quindi non più in grado di regatare. Era l’imbarcazione adatta per realizzare esperimenti senza il rischio di buttare soldi e tempo.
Non so se sia questo il miglior tipo di imbarcazione possibile per le persone con disabilità. In giro per il mondo ci sono parecchie imbarcazioni che possono essere portate da persone disabili, molte che ne possono trasportare, altre ancora che vengono spacciate per “adatte a persone disabili”.
Un'immagine di Castellammare di Stabia, nel Golfo di NapoliDa questo punto di vista, solo le persone con disabilità possono dire qual è l’imbarcazione migliore, in funzione delle proprie abilità residue e dell’esperienza di vela che vogliono fare. Ma questo vale anche per chiunque voglia andare per mare, cominciando dalle piccole derive, per finire ai maxiyacht. Noi avevamo quella e da quella siamo partiti, ricordando anche che già esisteva una classe nella quale eccellevano persone affette da paraplegia.
L’altro obiettivo che abbiamo perseguito è stata la massima semplicità di costruzione e quindi di manutenzione, utilizzando prodotti comunemente rintracciabili sul mercato, ma anche creando piccoli servomeccanismi che fossero montabili e smontabili dalle imbarcazioni, senza pregiudicare minimamente la struttura del natante.
Il primo esperimento fu a Ravenna, in un’afoso giorno di luglio, quando chiedemmo a Francesco Miotto direttore di Tecnothon (il laboratorio di ricerca e progettazione ausili voluto da Telethon) – di verificare il progetto, essendo egli contemporaneamente un ex velista e un tecnico progettista, oltre che una persona con distrofia muscolare.
Da allora il progetto si è evoluto e sono stati realizzati due corsi per persone con disabilità, in particolare miodistrofici, ad Ancona e a Salò, ottenendo un risultato insperato: i ragazzi che hanno provato a portare la barca in assoluta autonomia non volevano più smettere!».
(S.B.)

Per ulteriori informazioni:
Giulio De Rosa (presidente Comitato Regionale Campano UILDM)
tel. 081 7674986, giuliodr@libero.it.
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