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Da vittime della storia a protagonisti della vita

Manifestazione di donne con disabilità in IndiaIl manuale Consulenza alla pari. Da vittime della storia a protagonisti della vita è uno dei prodotti del Progetto Walking Roots – Methodologies and Means against Violence on Women with Disabilities (n. 2004-2/094/W), finanziato dal Programma Europeo Daphne II 2004/2008 (To Prevent and Combat Violence Against Children,Young People and Women and to Protect Victims and Groups at Risk), che alla fine di maggio aveva vissuto il suo momento conclusivo con un seminario internazionale a Lamezia Terme (Catanzaro).
Tale iniziativa, della durata di dodici mesi, nasce dall’intreccio delle tematiche che rivestono maggiore interesse per l’Associazione DPI Italia (Disabled Peoples’ International), vale a dire la tutela dei diritti umani delle persone con disabilità, la discriminazione multipla delle donne con disabilità e l’attività di Consulenza alla pari.
Oltre a DPI Italia, altri partner del progetto sono stati DPI Europe – Regno Unito; MEOSZ (National Federation of Disabled Persons’ Associations) – Ungheria; APD (Associaçao Portuguesa de Deficientes) – Portogallo; CRIC (Centro Regionale d’Intervento per la Cooperazione) – Italia.
Nel suo lavoro di promozione culturale, DPI Italia ONLUS tende a valorizzare la disabilità in quanto ordinaria diversità umana, nonché a favorire la relazione di interdipendenza e reciprocità propria dei processi di crescita di ogni persona a vari livelli: naturale, umano, civile, culturale.
A tal fine pone la propria attenzione sulle persone con disabilità in quanto persone e sui loro processi di empowerment, attraverso cui esse possono “rafforzarsi” nelle loro capacità e potenzialità, per riapproprarsi delle proprie risorse umane e prendere in mano la propria vita.
Dopo aver verificato sul campo la necessità di sviluppare processi di empowerment, DPI Italia ha strutturato una metodologia e ha dato vita ad una nuova pratica: quella appunto della Consulenza alla pari individuale e/o di gruppo.
Si tratta di un modello basato sulla relazione di aiuto tra due o più persone con disabilità che consente, a chi voglia intraprendere o rafforzare un percorso di emancipazione dallo svantaggio, di affrontare paure e limiti personali nonché problemi oggettivi, individuando le soluzioni e gli atteggiamenti più consoni al fine di realizzare i personali progetti di vita.
Logo di DPI ItaliaL’esperienza formativa di DPI Italia, a proposito della Consulenza alla pari, nasce negli anni 1998 e 1999 con il progetto Consulenza alla pari: un metodo per progettare una vita autonoma, finanziato dalla Comunità Europea, nell’ambito del Programma Azioni a favore della parità di opportunità delle persone disabili – European Commission Directorate Genera, Employment, Industrial Relations and Social Affairs.
Con quell’iniziativa si mirava ad ampliare l’ambito delle competenze di quelle persone con disabilità che lavorano a contatto con la disabilità stessa nei Centri di Informazione e Documentazione Handicap o agli Sportelli Informativi delle associazioni, facendo emergere la necessità di promuovere servizi capaci di rispondere alla complessità dei loro bisogni di autonomia.
Per questa elaborazione progettuale, il punto fermo da cui si è partiti è stata la convinzione che, per poter sviluppare percorsi di vita autonoma e indipendenza, è di indubbia importanza, per la persona, rielaborare il proprio vissuto rispetto alla disabilità. La consapevolezza nei confronti di se stessi, tenendo conto delle proprie capacità, ma anche dei propri limiti, è lo strumento che più di tutti consente all’individuo di porsi in maniera attiva, realistica, propositiva e progettuale all’interno dei contesti in cui vive.
«Da annotare che – segnala Rita Barbuto, direttore di DPI Italia e una delle autrici del manuale – quando abbiamo cominciato ad occuparci di Consulenza alla pari, ci siamo ritrovate tra donne, anche se non era questo il nostro intento. Abbiamo poi verificato che anche in altre realtà, italiane e non, tale esperienza nasce e si sviluppa in un universo prevalentemente femminile. E questo non è certo un caso. Gli elementi cardine della Consulenza alla pari sono infatti la centralità della relazione interpersonale, la condivisione dei vissuti, l’ascolto, la cura della persona, l’attenzione alle dimensioni del corpo e dell’immaginazione, sfere che appartengono per lo più alle donne. Esiste quindi un legame profondo tra mondo femminile e Consulenza alla pari».
 
Da questi presupposti è nata quindi, in DPI Italia, l’esigenza di scrivere un manuale di Consulenza alla pari e di dedicarlo alle donne. Lo stesso titolo già richiamato – Da vittime della storia a protagonisti della vita – vuole trasmettere a chi si accinge a leggerlo il desiderio e la volontà delle donne con disabilità di uscire dalla loro secolare reclusione, per avviare un percorso di autoconoscenza rispetto a ciò che veramente si è e non rispetto ad un’identità fatta di incapacità apprese.
Nello specifico, il testo mette in evidenza che nell’ambito del movimento delle persone con disabilità, il genere è irrilevante, così come irrilevanti sono stati sempre considerati la dimensione sociale, di classe, etnica e dell’orientamento sessuale.
La disabilità viene infatti considerata come un concetto unitario che eclissa tutte le altre dimensioni. L’approccio attuale rivela la tendenza a nascondere il genere nell’esaminare le vite delle persone con disabilità, trascurando di esplorare l’influenza che il genere stesso ha su di esse.
In sostanza, il movimento delle persone con disabilità non ha  ancora riconosciuto la discriminazione multipla, determinata dalla combinazione di genere e disabilità – sperimentata dalle donne con disabilità – ciò che ha comportato una mancanza di interesse nel progettare interventi e pratiche, politiche e azioni per soddisfare le necessità specifiche di queste ultime.

Allo stesso modo, il pensiero femminista continua ad ignorare e ad escludere le donne con disabilità. Le donne si sono unite agli uomini, senza o con disabilità, relegando le donne disabili ad un livello inferiore della loro riflessione intellettuale e politica.
Con tutta probabilità una delle ragioni principali per cui le donne con disabilità sono sostanzialmente escluse dal movimento femminista è l’impegno a veicolare un’immagine di donna forte, potente, competente e attraente; infatti, queste donne “indifese”, “eterne fanciulle”, “dipendenti”, “bisognose” e “passive”, non possono che rafforzare lo stereotipo tradizionale della donna. E quindi la donna con disabilità – considerata da sempre inadatta a ricoprire i tradizionali ruoli di madre, moglie, casalinga e innamorata – altrettanto viene considerata inadatta a ricoprire i nuovi ruoli di una società in cui domina il mito della produttività e dell’apparenza.

Gli autori del manuale hanno ritenuto opportuno articolarlo in tre parti, la prima delle quali riguardante una riflessione generale sulla disabilità, ove si cerca di chiarire il contesto in cui si inserisce l’esperienza, con particolare attenzione alla filosofia e all’esperienza maturata da DPI.
La seconda parte affronta poi il tema specifico della Consulenza alla pari, mentre le pagine conclusive lasciano spazio ad alcune concrete esperienze associative, in Italia e all’estero.

DPI Italia crede molto nella stesura di questo volume perché, evidenzia ancora Rita Barbuto, «riconosce in esso uno strumento efficace per le persone con disabilità e in particolare per le donne, al fine di rompere il “muro di silenzio” e superare quella sorta di “visibilità trasparente” sovente attribuita loro da chi le circonda».
(S.B.)

Rita Barbuto, Vincenza Ferrarese, Giampiero Griffo, Emilia Napolitano, Gianna Spinuso, Consulenza alla pari. Da vittime della storia a protagonisti della vita, Comunità Edizioni, 2006.
Il volume è stato pubblicato in due lingue, italiano e inglese, ed è disponibile, gratuitamente, fino ad esaurimento delle scorte, a chiunque ritenga di voler approfondire l’argomento.
Per averlo bisogna scrivere a DPI Italia: dpitalia@dpitalia.org.
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