Colpisce profondamente, ma non meraviglia, che anche i senatori e le senatrici dell’Unione – come riportato da Superando.it nei giorni scorsi – salutino con soddisfazione l’approvazione della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU, anche se finora – va sottolineato – sembrava che solo il governo, l’opposizione e i mass media nella loro generalità non avessero preso coscienza dell’importanza di ciò e colpevolmente avessero fatto orecchie da mercante.
Sulla carta – e quindi teoricamente – abbiamo goduto e godiamo degli stessi diritti di altri; ma nella realtà, siamo stati e siamo relegati spesso ai margini della società e della Dignità di Vivere e ci vengono negate, quasi sempre, quelle opportunità necessarie che vanno sotto il nome di diritti.
La verifica quotidiana di quanto detto sta negli sguardi compassionevoli e curiosi degli altri, nel non poter mangiare, vestirsi, lavarsi, nel disagio di vivere tra enormi difficoltà, nel gridare per veder riconosciuti e tutelati i propri diritti, nel dover mostrare sempre e dovunque la “prova della diversità”.
Se il fatto di Vivere corrisponde a un divenire naturale che non necessiterebbe di concessioni erogate da questa munifica e narcisistica società, quando una persona non può frequentare la scuola, non può lavorare, non può uscire per le barriere sociali, non si può muovere, questa non è una vita dignitosa, anche perché, nella maggior parte dei casi, quella persona è del tutto dipendente economicamente. E quindi diventa necessario – anche se può sembrare grottesco – riaffermare la Dignità di Vivere.
Conoscevo l’intento, avanzato dalla senatrice Paola Binetti, di inserire nella Legge Finanziaria un fondo da destinare alla disabilità, «per sostenere le fatiche e le necessità delle famiglie».