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Dietro alla disabilità

Persona che guarda il mare, con cielo nuvolosoColpisce profondamente, ma non meraviglia, che anche i senatori e le senatrici dell’Unione – come riportato da Superando.it nei giorni scorsi – salutino con soddisfazione l’approvazione della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU, anche se finora – va sottolineato – sembrava che solo il governo, l’opposizione e i mass media nella loro generalità non avessero preso coscienza dell’importanza di ciò e colpevolmente avessero fatto orecchie da mercante.

Per noi persone con disabilità questo 13 dicembre 2006 segna una tappa profonda e fondamentale del nostro cammino impervio e irto di difficoltà e diffidenze culturali, iniziato non ricordo più da quando! Troppo spesso, infatti, siamo stati visti – e ancora siamo visti – come “oggetti d’imbarazzo” o, nel migliore dei casi, di carità.
Sulla carta – e quindi teoricamente – abbiamo goduto e godiamo degli stessi diritti di altri; ma nella realtà, siamo stati e siamo relegati spesso ai margini della società e della Dignità di Vivere e ci vengono negate, quasi sempre, quelle opportunità necessarie che vanno sotto il nome di diritti.
La verifica quotidiana di quanto detto sta negli sguardi compassionevoli e curiosi degli altri, nel non poter mangiare, vestirsi, lavarsi, nel disagio di vivere tra enormi difficoltà, nel gridare per veder riconosciuti e tutelati i propri diritti, nel dover mostrare sempre e dovunque la “prova della diversità”.

Se il fatto di Vivere corrisponde a un divenire naturale che non necessiterebbe di concessioni erogate da questa munifica e narcisistica società, quando una persona non può frequentare la scuola, non può lavorare, non può uscire per le barriere sociali, non si può muovere, questa non è una vita dignitosa, anche perché, nella maggior parte dei casi, quella persona è del tutto dipendente economicamente. E quindi diventa necessario – anche se può sembrare grottesco – riaffermare la Dignità di Vivere.

Quanto detto per tentare di separare, valutare e discutere i vari piani applicativi delle leggi e delle norme. Nel concreto, infatti, mi chiedo ad esempio, preoccupato e angosciato di fronte a così tanta sofferenza fisica e psicologica, quali possano essere le soluzioni e le migliorie per la quotidianità di una persona con disabilità.
Conoscevo l’intento, avanzato dalla senatrice Paola Binetti, di inserire nella Legge Finanziaria un fondo da destinare alla disabilità, «per sostenere le fatiche e le necessità delle famiglie».
E tuttavia le risorse destinate in Finanziaria alle politiche sociali, anche se indubbiamente superiori a quelle degli anni scorsi, mi sembrano veramente esigue e incapaci di incidere seppure in modo lieve sulla nostra quotidianità.
Preoccupante è anche il Rapporto Eurispes del dicembre 2006, Le politiche sociali in Italia, il confronto con gli Stati europei, in cui colpevolmente l’Italia è tra le “maglie nere”, agli ultimi posti. Una cosa semplicemente vergognosa!
Concludendo, credo sia certamente fondamentale definire, scrivere e concordare le regole che implementino la non discriminazione e le pari opportunità. Ma è altrettanto fondamentale che tali norme non rimangano fini a se stesse, che ad esse seguano dei veri e propri impegni pratico-fondamentali. Perché dietro ad ogni disabilità c’è una vita pulsante che può spegnersi.
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