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La guerra in Somalia e i rischi della polio

Immagini dalla guerra in SomaliaOltre al rischio di epidemie di malaria, colera e febbre tifoidea, la guerra civile in corso in Somalia ha tra i suoi effetti sanitari principali quello di poter diffondere nei Paesi limitrofi, ma anche nel resto del mondo, la poliomielite**.
Nel 2005 e 2006, infatti, proprio in Somalia vi erano stati casi di polio, come in Kenya, Yemen ed Etiopia e lo sconvolgimento socio-politico legato alla guerra oggi in atto impedirà certamente di proseguire nella campagna di vaccinazione con vaccino orale OPV, per cercare di fermare la progressione di una malattia che ha il suo focolaio principale in Nigeria.

La poliomielite, che una risoluzione dell’Assemblea Mondiale della Sanità del 1988 (World Health Assembly) intendeva  eradicare entro il 2000, continua a rappresentare un importante problema di sanità pubblica a livello mondiale.
Sono esattamente quattro i Paesi in cui esistono aree di trasmissione endemica dei poliovirus selvaggi: Nigeria, Afghanistan, India e Pakistan. Due altri Paesi, invece – l’Egitto e il Niger – anch’essi appartenenti in precedenza alla lista di quelli endemici, sono  riusciti ad interrompere la trasmissione del poliovirus autoctono e pertanto non sono più considerati endemici dal gennaio 2006.

Nel 2005 erano stati notificati nel mondo 1.948 casi di poliomielite contro i 1.255 del 2004. Nel 2004 e nel 2005 la Nigeria ha notificato il maggior numero di casi: 782 e 799 che rappresentano rispettivamente il 62 e il 41% del numero complessivo di casi a livello mondiale.
L’aumento di casi nel 2005 ha fatto seguito a tre grandi epidemie avvenute a seguito dell’importazione di poliovirus selvaggio dalla Nigeria e verificatesi in Paesi precedentemente esenti dalla polio: lo Yemen (478 casi), l’Indonesia (303) e la Somalia (184). Va detto anzi che nel 2005, per la prima volta, si sono avuti più casi nei Paesi reinfettati di quelli riscontrati nei Paesi endemici.
Nel 2006, poi, l’epidemia ha interessato altri Paesi ancora, tra cui la Namibia – dove non si registravano casi da dieci anni – l’Angola, la Repubblica Democratica del Congo, l’Etiopia e il Kenya, oltre ai già citati NigerSomalia.
La Nigeria continua a rappresentare il principale ostacolo all’eradicazione mondiale della poliomielite: si tratta infatti del solo Paese endemico dove si verifica una diffusa trasmissione di parecchie linee di poliovirus di tipo 1 e 3, ciò che rivela profonde deficienze nell’immunità della popolazione.
Per citare qualche dato, al 12 ottobre 2006, in Nigeria il numero di casi di poliomielite era pressoché il doppio di quello registrato nello stesso periodo del 2005.

Per quanto poi riguarda l’Asia, in India la situazione varia a seconda delle zone. Complessivamente, però, il numero dei casi di polio è in calo. Lo Stato dell’Uttar Pradesh è forse quello in cui la situazione è peggiore, presumibilmente per l’alta densità di popolazione, le scadenti condizioni igienico-sanitarie e l’alto numero di infezioni intestinali nella popolazione infantile che sembra interferire con la risposta al vaccino orale (OPV).
In Afghanistan, invece, nel 2006 si è verificata un’importante epidemia di poliovirus di tipo 1 nella regione del Sud che confina con il Balouchistan (Pakistan).
In Pakistan, infine, la maggior parte della popolazione vive in zone esenti da polio e la trasmissione della malattia si limita per lo più ai territori infestati dalla guerriglia e dal terrorismo. Le zone di frontiera tra Pakistan e Afghanistan sono infatti ad alta trasmissione del poliovirus.

Il mantenimento di uno stato di endemia per la polio nei quattro Paesi sopraindicati (Nigeria, Afghanistan, India e Pakistan) rappresenta dunque una minaccia per il mondo intero, considerando il fenomeno dell’immigrazione e i viaggi internazionali.
L’attuale guerra in Somalia, quindi, può diventare il detonatore di una nuova esplosione della malattia in Africa e anche in altri Paesi del mondo se questi non mantengono alto il tasso di copertura vaccinale.
ll rischio di “importazione della polio” è legato ovviamente al fenomeno dell’immigrazione, specie di quella clandestina.

Le principali misure atte a scongiurare tali evenienze in Paesi occidentali come l’Italia sono:
– mantenere elevata la copertura vaccinale (>95% della popolazione infantile);
– fare una dose di richiamo antipolio ai viaggiatori che si rechino nei Paesi endemici e in quelli in cui si sia riverificata la trasmissione di poliovirus;
– pretendere un certificato di vaccinazione antipolio o meglio ancora vaccinare nuovamente con vaccino OPV ogni immigrato che provenga dalle zone endemiche, specie dalla Nigeria, ma anche da Somalia, Etiopia, Yemen e altri Paesi endemici.

*Direttore del Centro Collaboratore OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) di Medicina del Turismo, Rimini.

**La poliomielite è una grave malattia infettiva a carico del sistema nervoso centrale che colpisce soprattutto i neuroni motori del midollo spinale.
Descritta per la prima volta da Michael Underwood, medico britannico, nel 1789, venne registrata per la prima volta in forma epidemica nell’Europa di inizio Ottocento e poco dopo negli Stati Uniti.
La diffusione della polio raggiunse un picco negli Stati Uniti nel 1952 con oltre 21.000 casi registrati. In Italia, nel 1958, ne furono notificati oltre 8.000 casi.
L’ultimo caso americano risale al 1979, mentre nel nostro Paese è stato notificato nel 1982.
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