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I non vedenti e la stimolazione galvanico vestibolare

Molti sono gli studi scientifici condotti con l’obiettivo di scoprire nuove tecniche che facilitino la vita dell’uomo o con lo scopo di migliorare e ampliare il campo di applicazione di tecniche già esistenti.
Raffigurazione dell'apparato uditivoIn campo neurologico l’intuizione di Richard Fitzpatrick, ricercatore dell’istituto di ricerca australiano Prince of Wales Medical Research Institute di Sydney, sembra essere interessante e potrebbe rivelarsi di estrema importanza.
Fitzpatrick ha proposto infatti l’applicazione della stimolazione galvanico vestibolare (GVS) per l’assistenza alle persone con disturbi motori o con deficit visivi gravi o addirittura non vedenti.

Le stimolazioni galvanico vestibolari vengono usate ormai da più di trent’anni nella pratica medica otoneurologica per la diagnosi di problemi del sistema vestibolare, uno dei sistemi usati dall’uomo per il mantenimento dell’equilibrio.
Si tratta di stimoli elettrici con i quali, in modo indolore, vengono attivate le diverse porzioni del labirinto, le fibre del nervo dell’equilibrio fino al cervello, dove avviene la rielaborazione dei messaggi bioelettrici. Viene in sostanza erogata una corrente galvanica continua di bassa intensità (pochi milliAmpere), per uno-due secondi, con l’uso di due elettrodi che vengono posizionati dietro l’orecchio o immediatamente davanti a questo. Tale corrente, attraversando la pelle, giunge alle strutture interne dell’orecchio stimolandole e producendo una risposta riflessa dei muscoli del corpo che si contraggono o si rilasciano per mantenere l’equilibrio.
Il soggetto in piedi ad occhi chiusi (per escludere il sistema visivo che è parte anch’esso nel mantenimento dell’equilibrio) riceve una corrente elettrica che va dall’elettrodo con segno “” a quello con segno “+” e risponde con un movimento di deviazione della testa nella direzione dell’elettrodo negativo. L’interruzione improvvisa della corrente provoca uno spostamento brusco nel verso opposto. In questo modo il corpo viene indotto spontaneamente a ricompensare l’inclinazione percepita alla ricerca del bilanciamento.
La corrente dà all’orecchio lo stesso stimolo che quest’ultimo riceve durante un movimento della testa nello spazio e perciò, durante la prova, la persona ha l’illusione di percepire un movimento e quindi risponde in maniera involontaria, riflessa, con un movimento compensatorio del corpo.
Equilibrista su fune, scultura in ferroIn pratica sono gli stessi movimenti del corpo che si verificano quando camminando, inevitabilmente, si oscilla il capo. È quindi la posizione della testa che influenza l’aggiustamento della posizione del corpo per mantenersi in equilibrio.

Tale meccanismo può risultare essenziale per il mantenimento dell’equilibrio in quelle situazioni in cui il sistema vestibolare diventi il più importante fra gli altri sistemi dell’equilibrio, cioè quando essi non possono essere tutti usati e integrati dal nostro cervello, come accade ad esempio in caso di mancanza della vista.
Il principio può perciò trovare applicazione in campo medico neurologico e riabilitativo dei disturbi motori oltre che nelle simulazioni di volo o nei giochi virtuali al computer.
L’obiettivo degli scienziati australiani è quello di riuscire, in futuro, a guidare gli spostamenti di una persona anche indipendentemente dal movimento e dalla posizione della testa.
Il percorso è ancora lungo, ma la varietà dei campi di applicazione dello sviluppo e della rielaborazione di questo studio rappresenta un’ulteriore spinta al proseguimento della ricerca scientifica in questa direzione, verso un nuovo traguardo al servizio dell’uomo.

*Neurologi del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Pisa (rispettivamente Sezione di Neurologia e di Otorinolaringoiatria).

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