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I problemi del Centro Sant’Alessio

Immagine che simboleggia l'assistenza tiflodidatticaCome presidente di un’associazione di genitori di bambini con gravissima disabilità, vorrei denunciare la grave situazione in cui versa da anni il Centro Regionale Sant’Alessio di Roma, struttura per noi molto importante.
Numerosi nostri bambini, infatti, con disabilità sensoriali come la cecità associata alla sordità e l’aggiunta di altre gravi disabilità fisiche e cognitive, sono seguiti appunto da tale struttura i cui servizi riabilitativi e di assistenza tiflodidattica domiciliare, offerti a Roma e provincia, come esplicitamente previsto dalla Legge 284/1997, sono indispensabili per il recupero, l’inserimento scolastico e sociale e il raggiungimento dell’autonomia, altrimenti irrealizzabile con le consuete procedure abilitative.
Tali servizi riabilitativi hanno anche l’obiettivo non certo secondario di supportare la continua assistenza necessaria a questi bambini e alle loro famiglie, in modo tale da poter impostare le basi di una futura, anche se parziale, indipendenza.
Ebbene, sono ormai alcuni anni che, per ragioni puramente economico-amministrative, tale servizio viene periodicamente sospeso, creando gravi problemi alla gestione di questi bambini per le famiglie e per l’istituzione scolastica, nonché il rischio di vanificare gli interventi effettuati su una condizione riabilitativa già tanto tortuosa.
Non solo: tale incertezza porta gli stessi educatori del Centro – altamente qualificati e preparati proprio per intervenire su disabilità così complesse e gravi – ad una continua incertezza nel loro rapporto lavorativo, minando alla radice l’indispensabile continuità d’intervento necessaria per l’apprendimento di bambini con pluridisabilità associate.
Ora, fatto della scorsa settimana, i genitori dei bambini afferenti al Centro d’Istruzione Tiflodidattica e Domiciliare sono stati avvisati che il servizio è stato nuovamente sospeso e pare che le ragioni di questo ennesimo “break” siano dovute al fatto che nel Bilancio della Regione Lazio previsto per l’anno 2007 non è stata rifinanziata la Legge 284/1997.
Se confermato, questo risulterebbe essere un fatto gravissimo e unico in Italia: ogni regione, infatti, finanzia di anno in anno tale legge che permette d’istituire appositi centri o servizi di educazione permanente e di sperimentazione per le attività lavorative e occupazionali, allo scopo di promuovere – come detto – l’inserimento sociale, scolastico e lavorativo delle persone prive della vista che presentino ulteriori minorazioni di natura sensoriale, motoria, intellettiva e simbolico-relazionale.
Tale lacuna, per altro, non sembra avere alcuna ragione, visto il prezioso e unico supporto che il Centro Sant’Alessio offre ai minori con pludidisabilità di Roma e Provincia.
Ci chiediamo allora, a questo punto, come sia possibile che in una regione dov’è molto alto il numero dei minori con pluridisabilità non si ritenga più che indispensabile investire nella loro riabilitazione.
*Delegazione del Lazio di “Un passo avanti” – Associazione Genitori Bambini Cerebrolesi.

Chiara Bonanno Madussi è contattabile anche accedendo al sito:
http://chiaraesimone.altervista.org.
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