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L’Italia alla prova della ratifica

Il ministro della Solidarietà Sociale Paolo FerreroDue Pietro e un Paolo per spedire in modo beneaugurante verso New York la delegazione italiana che il 30 marzo firmerà la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
I due Pietro sono Barbieri e Mercandelli, ovvero FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione fra le Associazioni Nazionali dei Disabili) insieme, il Paolo è Ferrero, ministro della Solidarietà Sociale.
A Milano erano insieme, non solo fisicamente, a condividere in un bel convegno voluto dalla Provincia (sempre più brava e attenta grazie al consigliere Ombretta Fortunati e al suo staff) i buoni motivi per i quali l’Italia può e deve essere in prima linea nell’approvazione, ma soprattutto nella promozione e nel monitoraggio della Convenzione.

Preceduti da una “lezione” sui diritti di Antonio Papisca – il responsabile del Centro per i Diritti Umani dell’Università di Padova, come sempre lucido e chiarissimo nell’esposizione – dal racconto sintetico e appassionato di Vittoria Beria, un’italiana in gamba alle Nazioni Unite e da un Giampiero Griffo in forma smagliante (ormai i suoi interventi terminano con vere e proprie standing ovation), Anche il presidente della FISH, Pietro V. Barbieri, comporrà la delegazione italiana all'ONU, in occasione dell'avvio del processo di ratifica della Convenzione sulla Disabilitài due presidenti e il ministro hanno avuto la possibilità di concentrarsi sui nodi veri del dilemma: quanta distanza c’è e perché fra le norme (internazionali e nazionali) e la vita quotidiana delle persone con disabilità e delle loro famiglie?
Tanta, troppa, evidente, palpabile. E Ferrero ha dimostrato di essere “sul pezzo”: attento e rigoroso nelle parole e nei contenuti, ha giustamente sottolineato come questi siano tempi nei quali occorre concentrarsi sulle “politiche” più che sul rifacimento di leggi e leggine.
Da Milano arriva dunque la conferma di un impegno alla concretezza: l’Italia si candiderà ad essere uno dei Paesi incaricati del monitoraggio della Convenzione, stimolo in più per essere adempienti in casa, laddove invece si assiste ad un arretramento nelle politiche dell’inclusione scolastica, a una differenza palese di trattamento a seconda della regione di residenza, a una ripresa di una visione puramente economica del problema.

E il ministro ha finito lanciando l’idea di un disegno di legge governativo sul tema della Lingua dei Segni (LIS), in grado forse, finalmente, se non di accontentare tutti, almeno di trovare una soluzione che tenga conto di entrambe le istanze, quella dei difensori della LIS e quella degli oralisti.
In sala, sul momento, sembravano tutti contenti e sorpresi. Si vedrà. La sensazione è che questo ministro voglia percorrere un tratto di strada abbastanza lungo e preciso assieme alle associazioni delle persone con disabilità. Inutile dire che l’idea è piaciuta.
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