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Nicola nella Grande Mela

Nicola Fazzi al Palazzo delle Nazioni Unite, con il ministro Ferrero (foto di Giulio Fazzi)Ciao a tutti. Sono Nicola e con Giampiero [Giampiero Griffo, N.d.R.], oltre che con mamma e papà, sono stato a New York alle Nazioni Unite, dove ho accompagnato il nostro ministro Ferrero che doveva firmare un importante documento sulle persone con disabilità.
Mamma, papà e Giampiero mi hanno spiegato che questo documento è importante perché dentro vi sta scritto che noi siamo come gli altri e che da oggi le nostre diversità non dovranno essere più un problema. Io non so di preciso cosa voglia dire, ma se lo dice Giampiero ci credo.
A me è piaciuto tantissimo e voglio adesso raccontarvi come è andata.

Il viaggio
Il viaggio è stato lungo, ma una volta arrivati a New York, abbiamo superato tutte le file perché un signore che è arrivato a prenderci sull’aereo ci ha portato subito ai controlli. Mi hanno ripreso di nuovo le impronte (come al Consolato per il visto), mi hanno fotografato e mi hanno chiesto cos’ero venuto a fare negli Stati Uniti (mi è sembrato di essere dentro ad un film di CSI girato a New York…).
A quel punto gli ho detto che non ero negli Stati Uniti ma a New York… Il poliziotto si è messo a ridere e ci ha lasciato passare tutti.
Giovedì mattina, poi, siamo andati alla Rappresentanza Italiana presso l’ONU, dove il dottor Storaci ci ha portato in un ufficio per preparare i lasciapassare. Passaporto, foto, firma e tutti avevamo un cartellino appeso al collo.
Venerdì è arrivata la giornata della firma e ci siamo svegliati presto perché dovevamo essere presenti alla conferenza stampa del Ministro.

Alla conferenza stampa
Attorno al tavolo c’era tanta gente. Il ministro Ferrero, il sottosegretario Donaggio, l’ambasciatore Mantovano, il primo consigliere Gatti e di nuovo il dottor Storaci. Poi Giampiero, la signora Ida Collu e tanti giornalisti. Io ero seduto vicino a un signore che si chiamava Zampaglione e che scrive su «Repubblica».
L’ho ascoltato per un po’, poi le parole sono diventate difficili e mi sono addormentato.

Al Palazzo di Vetro
Quando mi sono svegliato, era tutto finito e ci siamo trasferiti nel Palazzo di Vetro, che si chiama così perché è molto alto e pieno di finestre.
Con il nostro cartellino abbiamo superato tutte le barriere e siamo arrivati subito nella Sala dell’Assemblea Generale. Enorme e con tanti banchi e sedie; ogni banco aveva davanti il cartellino con il nome del Paese. Noi ci siamo seduti in quello dove c’era scritto Italia. A destra c’era il banco della Giamaica, a sinistra quello di Israele e davanti quello della Guinea Bissau.
Tante persone hanno parlato, chi in inglese, chi in francese, chi nella propria lingua e tutti hanno detto le stesse cose che mi avevano spiegato Giampiero, la mamma e il papà. Alcuni parlavano gesticolando con le mani e il papà mi ha spiegato che quei gesti sono parole.
Nicola Fazzi con Giampiero Griffo all'ONU (foto di Giulio Fazzi)Anche la signora Collu parlava così, guardando fisso un signore davanti. Era la prima volta che vedevo questo modo di parlare e papà mi ha spiegato che esistono diversi modi di comunicare. Alcune persone, invece dei gesti, usano i sottotitoli, come quelli che io metto sempre quando guardo i film e che mi aiutano a capire la storia che sto guardando.

La firma
Ad un certo punto le persone sono andate sotto il palco e hanno firmato su dei libroni. Il nostro Ministro ne ha firmati due. Papà mi ha detto che sono quei famosi documenti importanti per noi; uno si chiama Convenzione e l’altro Protocollo Facoltativo.
Nel pomeriggio il ministro Ferrero ha fatto un discorso che è piaciuto a tutti noi. Solo una cosa alla mamma non è molto piaciuta. Ha detto persone diversamente abili, mentre lei insiste a dire persone con disabilità. Non conosco la differenza, ma so che la mamma ci tiene. Mi sa che dovrò avvisare il Ministro, visto che con me è stato molto gentile e prima di partire mi ha salutato e abbiamo fatto una foto insieme.

I miei punti di riferimento
La parte più bella, per me, è venuta alla fine della giornata. Siamo andati al ricevimento organizzato dagli Stati di Panama e della Corea. Lì ho conosciuto l’ambasciatore di Panama e sua moglie e molti amici di Giampiero e della mamma. Ho conosciuto anche Venus Ilagan, presidente di DPI (Disabled Peoples’ International) e moltissime altre persone.
Alla fine ho imparato a dire nice to meet you, “piacere di conoscerti” e comunque anche il nostro ciao è internazionale.
A New York mi sono fermato ancora un paio di giorni e così ho potuto visitare la città. Per fortuna conosco tutti i film di Walt Disney perché tramite loro ho conosciuto e capito questa grande città.
Prima di tutto ho sempre viaggiato in bus perché qui sono tutti accessibili. Alcuni hanno la piattaforma davanti, mentre altri ti fanno salire da dietro perché gli scalini diventano una piattaforma. Molto divertente!
La Grand Central Station di New York (foto di Giulio Fazzi)Sono stato poi alla Grand Central Station, la stazione principale di New York, dove tutti i personaggi di Disney arrivano o partono.
Sono stato al Museo di Storia Naturale, dove il protagonista di Atlantis l’impero perduto si reca prima di partire per l’avventura di scoperta.
Sono stato sulla Fifth Avenue, dove il gattino Oliver di Oliver & Company ha vissuto con la sua padroncina.
Nello Zoo di Central Park ho visto i pinguini di Madagascar e di Uno zoo in fuga. Sempre a Central Park ho visto dove Kevin di Mamma ho perso l’aereo incontra la “signora dei piccioni”. E lì ho visto anche la statua del cane Balto, che ho fotografato.
Uscendo da Central Park, c’erano dei ragazzi che ballavano l’hip-hop, facendo dei grandi salti. E lì sono entrato allora nel negozio di Disney World e mi sono perso con tutti i personaggi dei miei film preferiti. 
Sono andato anche a Ground Zero, dove due aerei hanno distrutto i palazzi delle Torri Gemelle. Mi ha impressionato il silenzio, nonostante quel buco sia un cantiere in continuo movimento.

Cercherò di spiegarglielo
Oggi è domenica e andrò da Schwarz il negozio di giocattoli più grande in assoluto.
Domani, infine, tornerò in Italia. Arriverò stanco ma avrò tante cose da scrivere sul giornalino del mio Centro Diurno “Sottosopra” di Macherio, dove tutti i giorni incontro i miei amici Clara, Stefania, Benedetta, Sandro, Giovanni, Roberto, Christian, Sara, Anna e Andrea.
Con i miei educatori cercherò di spiegare perché a New York il 30 marzo 2007 è stato un giorno importante per noi.
See you soon, New York!

*Presidente del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità).

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