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Per tutti i giovani e per lo sport

Ministro Melandri, lo scorso anno, presentando le sue linee programmatiche, lei ha parlato di Patto Europeo per la Gioventù, che ha l’obiettivo di migliorare l’istruzione, la formazione, la mobilità, l’inserimento professionale e sociale. Come si potranno raggiungere questi obiettivi e far sì che tutto ciò riguardi anche i giovani con disabilità?
Giovanna Melandri, ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport«Il testo che ho presentato lo scorso anno alla Commissione Affari Sociali traccia le linee programmatiche del Ministero per le Politiche Giovanili, un ministero che prima non c’era e che è stato fortemente voluto dal presidente Prodi: eravamo rimasti solo noi e la Polonia a non avere un dicastero che si occupasse dei giovani.
L’idea di fondo che muove la nostra azione di governo in materia di politiche giovanili è questa: considerare i giovani italiani come una risorsa e non come un problema.
Fino ad oggi la politica ha visto i giovani come un problema di disagio, di competenza del Ministero degli Affari Sociali, o di ordine pubblico, di cui si è occupato il Ministero dell’Interno. Noi vogliamo ribaltare la prospettiva, valorizzare le potenzialità dei nostri giovani.
C’è la necessità di aumentare l’autonomia dei giovani italiani, lavorando almeno su quattro aspetti: accesso alla formazione, al lavoro, al credito e alla casa. Il lavoro di squadra con altri Ministeri è, per questo, fondamentale. Le politiche giovanili, infatti, sono di per sé politiche trasversali. E inclusive.
Siamo il Ministero di tutti i giovani, e quindi anche dei giovani con disabilità. Ecco perché vorrei dire chiaramente che le politiche giovanili che stiamo elaborando riguardano anche loro.
Certo, so benissimo che il problema dell’accesso è particolarmente sentito e complesso per chi convive con una disabilità. In questo senso, il programma dell’Unione ha preso un impegno specifico nel contrastare ogni forma di discriminazione a carico delle persone con disabilità».

Nelle stesse linee programmatiche lei ha fatto riferimento ad un Piano Nazionale per i Giovani, ad un Fondo per le Politiche Giovanili e anche ad un Consiglio Nazionale dei Giovani. Cosa possono aspettarsi i giovani con disabilità da tutte queste iniziative?
«I giovani con disabilità – come tutti i giovani italiani – devono aspettarsi che, per la prima volta in questo Paese, la politica si occupi delle loro prospettive. In questo senso ritengo che la Legge Finanziaria per il 2007 del Governo Prodi vada nella giusta direzione.
Prima di tutto è stato istituito il Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili (il vero e proprio “salvadanaio”, con cui sarà finanziato il Piano Nazionale dei Giovani), che avrà in dotazione ben 120 milioni di euro all’anno fino al 2009.
Poi è stata varata un’importante misura per i giovani che studiano lontano da casa: una detrazione fiscale fino a 2.600 euro all’anno per gli studenti fuori sede o per le loro famiglie sull’affitto della casa.
Stiamo ora lavorando per estendere questo provvedimento alla tipologia più ampia possibile di contratti d’affitto esistenti sul mercato immobiliare. Si tratta, per dirlo con una battuta, di un provvedimento che per la prima volta agevola quelle famiglie che, anziché trattenere i figli con sé, li aiutano a perseguire la propria autonomia e a seguire le proprie passioni.
La Finanziaria, inoltre, contiene altri due provvedimenti concreti cui tengo molto, il primo dei quali prevede una detrazione fiscale del 40% (prima era del 25%) per tutti gli under 35 che producono reddito da diritto d’autore: non solo giovani scrittori o registi, ma anche ricercatori che depositano un brevetto, ad esempio.
C’è poi in Finanziaria un provvedimento che prevede un credito d’imposta di 100.000 euro annui per tutte le etichette musicali indipendenti che producono opere prime e seconde. Un vantaggio concreto per chi investe nella professionalità dei giovani musicisti emergenti».

Il 2006 è stato un anno intenso, per il nostro Paese, rispetto allo sport praticato da persone con disabilità: le Paralimpiadi Invernali di Torino, gli Special Olympics European Youth Games a Roma e i Mondiali di scherma ancora a Torino. Quali prospettive intravvede per questo movimento?
Ragazza di colore che gioca a basket in carrozzina«Dal primo giorno di lavoro al Ministero ho avviato una stretta collaborazione con il presidente del CIP (Comitato Italiano Paralimpico), Luca Pancalli. E, tra le competizioni da voi citate, oltre ad aver seguito con attenzione le Paralimpiadi torinesi e i Mondiali di scherma, ci tengo a sottolineare il patrocinio e la grande attenzione che il Ministero ha assicurato agli Special Olympics romani.
Il Movimento Paralimpico italiano è una straordinaria risorsa di questo Paese. Dagli atleti paralimpici ci arriva, in ogni gara, una grande lezione sullo sport come strumento di riscatto e di inclusione sociale. Proprio per questo mi sono personalmente battuta in Consiglio dei Ministri per assicurare, con la Finanziaria per il 2007, nuovi fondi a favore del CIP. E il risultato ottenuto mi sembra straordinario. Abbiamo stanziato 2 milioni e mezzo di euro per il Comitato Paralimpico, sestuplicando le risorse rispetto al governo precedente.
Mi sembra questo un segnale importante, con cui abbiamo voluto dimostrare quale sia l’idea di sport che abbiamo in mente: sport diffuso, sport per tutti e sport come mezzo per migliorare le proprie condizioni di salute, per prevenire, combattere e fronteggiare le malattie».

Cosa si sente di dire alle tante persone con disabilità che oggi praticano uno sport nel nostro Paese?
«Come già accennavo, ritengo estremamente positivo per le persone con disabilità – e soprattutto per i giovani con disabilità – scegliere di impegnarsi in uno sport. E anche se il raggiungimento di livelli agonistici rappresenta per qualsiasi sportivo un riconoscimento importante e un traguardo auspicabile, penso che non ci si debba porre a tutti i costi il “problema” della competizione.
Il lavoro che stiamo facendo come Ministero si muove costantemente su due livelli: da un lato, investire sullo sport agonistico, olimpico e paralimpico, che ci sta regalando soddisfazioni straordinarie. Ecco perché mi sono battuta per evitare tagli anche di un solo centesimo al CONI, confermando i 450 milioni di euro di finanziamento e istituendo un Fondo apposito per gli eventi sportivi internazionali, necessario a finanziare la preparazione dei prossimi grandi eventi, tra cui le Olimpiadi di Pechino. Ed ecco perché, come dicevo, abbiamo incrementato la dotazione economica del CIP.
Ma esiste anche il livello dello sport diffuso, dello sport per tutti e soprattutto dello sport tra i giovani, che ci sta particolarmente a cuore.
Per questo abbiamo previsto nella Finanziaria per il 2007 una detrazione di 210 euro all’anno per le famiglie che iscrivono i propri figli, tra i 5 e i 18 anni, a strutture sportive come palestre, piscine, associazioni sportive ecc. E sono convinta che questa misura possa essere uno strumento utile anche per incoraggiare le famiglie con figli disabili a far fare loro sport».

Lo scorso anno, tra i primi impegni del suo Ministero, lei ha fatto riferimento anche al Tavolo Nazionale dello Sport, nel quale ha coinvolto il Movimento Paralimpico. Quali potrebbero essere le ricadute di questa nuova realtà istituzionale per il movimento sportivo delle persone con disabilità?
Luca Pancalli, presidente del CIP (Comitato Paralimpico Italiano)«Il già citato presidente del Comitato Paralimpico, Luca Pancalli, è membro permanente del Tavolo fin dal giorno del suo insediamento. Quindi si può dire che il Movimento Paralimpico stia letteralmente “scrivendo con noi” la riforma dello sport nel nostro Paese, affidata ai lavori del Tavolo dello Sport.
I cantieri aperti da quest’ultimo per il movimento sportivo delle persone con disabilità sono principalmente due.
Il primo riguarda il tema dell’accessibilità dell’impiantistica: il Tavolo intende valutare la normativa vigente, per garantire l’effettiva fruizione degli impianti da parte delle persone con disabilità.
Il secondo punto fondamentale è quello delle scuole. Ci sono circa 187.000 studenti con disabilità, di cui il 75% soffre di disagi mentali, che il Ministero dello Sport vorrebbe vedere inseriti a pieno titolo nella sperimentazione che sta per partire, grazie al ministro della Pubblica Istruzione Fioroni, in tre scuole per provincia, per garantire agli studenti delle scuole primarie l’educazione motoria obbligatoria.
I bambini con disabilità vanno inseriti nel più ampio progetto della diffusione dello sport per tutti. Vorremmo che fin dalla scuola primaria, cioè dal primo approccio che i bambini hanno con il mondo educativo, gli studenti con disabilità fossero parte integrante di quella nuova centralità che vogliamo conferire alla pratica sportiva nella scuola, soprattutto primaria.
In conclusione, il Movimento Paralimpico sarà un interlocutore privilegiato nel progetto di revisione complessiva dell’ordinamento sportivo, e nell’armonizzazione generale delle norme che si vuole effettuare in materia di sport, si cercherà di dare un ruolo ancor più incisivo alle politiche per le persone con disabilità».

*Riduzione e adattamento di un’intervista apparsa nel numero 160 di «DM», periodico nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Si ringrazia tale periodico per la gentile concessione.

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