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Quel servizio non può essere sospeso

Persona in carrozzina con accompagnatore«Come familiari – racconta Salvatore Francolini, rappresentante di un gruppo di genitori di persone con disabilità che frequentano il CDD (Centro Diurno Disabili) di Ghisalba, in provincia di Bergamo – da molti anni abbiamo condiviso l’idea che, in rispetto delle leggi nazionali vigenti, il pagamento della retta fosse legato alla compartecipazione ai costi esclusivamente da parte dell’utente. E tuttavia questa nostra posizione è sempre stata contestata, sia nella precedente gestione pubblica che in quella attuale, dove il gestore unico è la Cooperativa Itaca».

La questione della compartecipazione al costo dei servizi sociali e socio-sanitari – com’è ormai ben noto ai lettori di Superando.it – è quanto mai “calda” e questo 2007 era iniziato con due importanti novità: un Parere del Difensore Civico della Regione Marche e una Sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) di Catania, alle quali avevamo dato ampio spazio.
In entrambi i casi erano state confermate le argomentazioni tecnico-legali da anni sostenute dal movimento associativo a tutela dei diritti delle persone con disabilità e recentemente ribadite anche da un parere del Servizio Legale LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), inviato a tutti i Comuni della Regione Lombardia.
«Il problema – ricorda Gaetano De Luca del Servizio Legale LEDHA – è sempre lo stesso: moltissimi Comuni richiedono alle persone con disabilità – per l’accesso ai servizi sociali – dei contributi determinati in base a criteri non in linea con le indicazioni provenienti dalle leggi nazionali e dai princìpi generali del diritto attualmente in vigore. La conseguenza è quella che le persone con disabilità e le loro famiglie si trovano ad affrontare spese non solo insostenibili, ma giuridicamente non dovute. In molti casi, poi, le legittime richieste delle famiglie di applicare dei criteri conformi alla normativa vengono respinte dagli Enti Locali, con la minaccia di non erogare o sospendere il servizio, laddove i contributi richiesti non vengano versati».

«In questi anni – continua De Luca – il Servizio Legale della LEDHA ha seguito diversi casi su questo tema ed è emerso un quadro inquietante: sono pochi gli Enti Locali che in materia di ISEE [Indicatore Situazione Economica Equivalente, N.d.R.] possono davvero considerarsi pienamente “a norma”. Ci sono ad esempio Amministrazioni che – per determinare la capacità economica dell’utente – chiedono i redditi e i patrimoni dei parenti non conviventi, mentre altre considerano “ricchezza” anche le provvidenze assistenziali (indennità di accompagnamento, pensione di inabilità, assegno di assistenza, indennità di frequenza); altre ancora non applicano per le disabilità gravi il principio del riferimento alla sola condizione economica del richiedente il servizio e alcune Amministrazioni addirittura pretendono i contributi dai parenti di colui che beneficia del servizio. E questi sono solo alcuni dei diversi profili di illegittimità rilevati».

Persona in carrozzina e accompagnatore. Sullo sfondo il soleTorniamo dunque alla vicenda che coinvolge in questi giorni il Centro di Ghisalba. «Già quattro anni fa – annota Salvatore Francolini – avevamo ricevuto un’ingiunzione di pagamento dall’ASL, risolta in sede giudiziaria con la sentenza che l’ASL stessa non era legittimata a chiedere somma alcuna ai familiari. Ora, dopo anni di silenzio e il passaggio di gestione, circa un mese fa abbiamo ricevuto una lettera raccomandata nella quale la Cooperativa Itaca ci ha intimato il pagamento delle rette arretrate, preavvisandoci che, in difetto di ciò, dal 2 luglio avrebbe sospeso il servizio di trasporto da casa verso il CDD, ritenendolo un servizio aggiuntivo. La minaccia si è realizzata e dal 2 luglio i nostri figli sono a casa per il mancato trasporto, rivelatosi poi un servizio essenziale e comunque garantito dalla cooperativa al momento dell’accreditamento».

A questo punto la protesta dei genitori non si è fatta attendere: il 4 luglio, dopo avere accompagnato i ragazzi al Centro, alla fine di un percorso simbolico a piedi da Martinengo a Ghisalba, hanno anche segnalato la situazione agli organi d’informazione locali i quali l’hanno puntualmente ripresa.
«Riteniamo riprovevole – conclude Francolini – sia il comportamento della Cooperativa Sociale Itaca, sia quello dei vari Comuni interessati (Romano di Lombardia, Martinengo, Cologno al Serio, Cortenuova, Calcio, Cividate al Piano, Ghisalba e Covo) che ne hanno condiviso la scelta. Ci preme comunque ribadire oggi che il Decreto Legislativo 109/98 (così come modificato dal Decreto Legislativo 130/2000), all’articolo 3, comma 2-ter, cita: “al fine di favorire la permanenza dell’assistito presso il nucleo familiare, si deve evidenziare la situazione economica del solo assistito, anche in relazione alla modalità di contribuzione al costo della prestazione”. Riteniamo dunque giusto e richiediamo con forza che queste traversie vengano civilmente risolte nelle sedi opportune».

Da segnalare infine che le famiglie hanno richiesto anche un intervento della Regione Lombardia affinché venga ripristinato il diritto dei loro figli a frequentare il Centro Diurno.
«Una richiesta opportuna e ragionevole – commentano i responsabili della LEDHA – per segnare una netta linea di demarcazione tra la gestione del servizio alla persona e gli aspetti economici e amministrativi che hanno strade e percorsi autonomi per dirimere le controversie».
Seguiremo naturalmente gli sviluppi di questa vicenda non certo positiva, ma sicuramente esemplare di quanto purtroppo accade in tante altre zone del nostro Paese.
(Stefano Borgato)

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