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Più rispetto per gli insegnanti di sostegno*

Il 25 luglio scorso il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, rispondendo al question time ad un’interrogazione di Sinistra Democratica, ha pronunciato la seguente frase «Non c’è nessuna volontà del governo di tagliare gli insegnanti di sostegno, ma solo di applicare con saggezza quella norma che prevede che l’insegnante di sostegno sia a sostegno dei docenti curricolari per il bambino diversamente abile e non a sostegno del reddito dell’insegnante che spera di diventare tale qualche volta con qualche furbizia di troppo».

Alunno con disabilità e insegnante di sostegnoQuesta frase che il ministro ha pronunciato non in una conversazione privata, ma addirittura in una diretta televisiva nazionale, è di una gravità estrema. Infatti, farebbe pensare che in atto vi siano o vi siano stati incarichi ad insegnanti di sostegno “inutili” la cui unica utilità sia stata quella di fornire un reddito agli stessi.
A tal proposito vorrei ricordare al ministro che le disponibilità di cattedra per il sostegno avvengono solo su allievi con certificata situazione di handicap (con documentazione rinnovata annualmente in base alla Legge 104/92) e anche che tali disponibilità sono sempre inferiori al totale degli allievi certificati, comportando spesso un rapporto di due allievi per docente (alle volte anche tre) e che il 90% degli insegnanti sono precari.
Non riesco inoltre a comprendere a quali “furbizie” si riferisca il ministro, dato che, come prevede la legge, tutti gli insegnanti di sostegno, oltre ad essere regolarmente abilitati nella propria classe di concorso, hanno frequentato un corso di specializzazione universitario ad hoc.

Si tratta dunque di un’affermazione grave, che evidenzia purtroppo una mentalità assai diffusa, ma che non ci saremmo aspettati da parte di un ministro della Pubblica Istruzione, che considera inutile il lavoro degli insegnanti di sostegno, come se fossero delle “babysitter”, senza comprendere l’elevata complessità di questa occupazione (per la precisione, i cosiddetti insegnanti di sostegno sono definiti dalla normativa “insegnanti specializzati”!).
Gli handicap con cui ogni giorno ci confrontiamo sono tra i più svariati, mentre non si può certo dire altrettanto delle attrezzature a nostra disposizione. Ciò non di meno cerchiamo di fare al meglio il nostro lavoro, che ha come primo obiettivo una reale integrazione dell’allievo nel contesto scolastico, oltre ad una didattica differenziata per permettere all’allievo stesso di apprendere, superando in parte i propri limiti.

Tutto questo è già di per sé difficile e se a ciò si aggiunge il fatto che spesso si cambia scuola e allievo ogni anno, che il tempo a disposizione non è certo molto (18 ore per i più fortunati, 9 o 4 per tutti gli altri), che la collaborazione da parte dei colleghi dei consigli di classe è assai scarsa, così come le attrezzature didattiche messe a disposizione e la stessa collaborazione da parte dell’équipe socio-pedagogica dell’ASL, tutto diventa davvero impossibile.
Ma nonostante questo lavoriamo e riusciamo a ottenere risultati importanti che ci gratificano, non tanto per lo stipendio che ci arriva mensilmente (circa 1.100 euro), con cui certo non ci arricchiamo, ma magari per un sorriso donatoci da chi è ultimo fra gli ultimi, per la consapevolezza di aver aiutato a crescere chi già combatte fra mille difficoltà.

Vorrei sfatare infine una vera e propria “leggenda metropolitana”: nessuno si dichiara alunno con handicap solo per suo piacere o per comodità, ma per reale necessità di cui, lo posso giurare, vorrebbe sicuramente fare a meno.
Allora, caro ministro, prima di scagliare pietre è forse meglio farsi un esame di coscienza e: 1) stabilizzare gli insegnanti di sostegno; 2) assicurare 18 ore a tutti gli allievi certificati; 3) fornire tutte le attrezzature didattiche necessarie; 4) incentivare una reale cultura dell’integrazione.

*Testo gentilmente concesso dal sito «OrizzonteScuola.it»,
ove è precedentemente apparso.

**Insegnante di sostegno.

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