- Superando.it - https://www.superando.it -

L’Assemblea Mondiale di DPI per rispondere alle nuove sfide

Il palco dell'Assemblea Mondiale di DPI a Seul, capitale della Corea del Sud (foto di G. Griffo)Si è aperta ieri a Seul, capitale della Corea del Sud, la settima Assemblea Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International) i cui lavori si protrarranno fino all’8 settembre.
La grande Hall del Kintex, il centro congressi dove si tiene l’importante appuntamento, sta dunque ospitando circa 2.300 persone con disabilità, 800 delle quali provenienti da 61 Paesi del mondo. Centinaia di tavoli rotondi che accolgono persone con ogni tipo di disabilità, tre grandi schermi, traduzione in inglese, francese, spagnolo e coreano, linguaggio dei segni.
L’Assemblea Mondiale di DPI è certamente un evento straordinario, che coinvolge non solo i membri di questa organizzazione, ma anche leader di tutto il mondo, istituzioni internazionali, rappresentanti di governi e di organizzazioni non governative, tutti impegnati a scambiarsi opinioni, a costruire alleanze, a definire progetti, a trasmettere le proprie esperienze, le buone prassi, le riflessioni di anni di lavoro.
Infatti, sono previsti tra l’altro ben trentasei workshop, il Summit Mondiale della Vita Indipendente, l’Assemblea delle donne con disabilità e le varie riunioni continentali dei membri di DPI. Vi sono inoltre trenta stand di espositori e altri eventi paralleli, oltre a numerosi momenti di spettacolo. Ieri sera, ad esempio, la serata inaugurale si è svolta nel grande teatro di Seul, con la performance di Lena Maria, la grande cantante svedese focomelica, e quelle di altri gruppi dove suonano, cantano o ballano artisti con disabilità di vari Paesi.

Ad aprire l’Assemblea è stata Venus Ilagan, presidente di DPI, che ha subito ricordato il grande risultato ottenuto con la recente Convenzione ONU sulla Disabilità: «riconoscimento dei diritti e della condizione delle persone con disabilità soggette a continue violazioni di diritti umani». Queste, secondo Ilagan, le basi fondamentali di un trattato nella cui definizione – fatto storico – è stata determinante la partecipazione delle organizzazioni di persone con disabilità.
«In questo senso, ha concluso la presidente di DPI – la nostra organizzazione è stata certamente una delle punte più avanzate del movimento, dopo venticinque anni di dura lotta. E non ci tireremo indietro nemmeno ora, di fronte al grande lavoro che ci aspetta per l’applicazione della Convenzione».
Dal canto suo, Lee Ick-seop, presidente di DPI Corea e del comitato organizzatore dell’Assemblea, si è soffermato soprattutto sui concetti di non discriminazione e di pari opportunità, come idee fondanti della Convenzione, affermando: «Certo, dobbiamo ancora aspettare per riconoscere la disabilità come una delle diversità umane, ma ora disponiamo di una grande opportunità, utile anche a scambiarci proficuamente opinioni e strumenti di lavoro».

Successivamente, è intervenuto con un messaggio video il segretario generale delle Nazioni Unite, il coreano Ban Ki-moon, che ha definito la Convenzione come «una vera pietra miliare per le trasformazioni in direzione dell’uguaglianza dei diritti e delle libertà fondamentali, oltre che del rispetto della dignità di ogni persona».
Ban Ki-moon ha ribadito poi l’importanza del ruolo assunto durante la negoziazione dalle organizzazioni di persone con disabilità, sottolineando in conclusione la necessità di trasferire ora questo strumento nella realtà, ciò che sembra più facile di fronte al lungo elenco di Paesi che hanno già sottoscritto il documento.
Era presente anche il primo ministro coreano Han Duck-soo, che si è dichiarato innanzitutto colpito dalla passione dei presenti e «dal desiderio che dimostrate di rivendicare i vostri diritti».
Il capo del governo, dopo avere anch’egli evidenziato l’importanza della Convenzione come passaggio utile a realizzare il valore universale dell’eguaglianza tra tutti i cittadini, si è soffermato quindi sulla Legge speciale riguardante la disabilità, approvata in Corea all’inizio di quest’anno, che prevede anche servizi di accompagnamento per le persone con grave disabilità. Tra gli altri impegni, vi saranno poi quelli di far rispettare l’obbligo di impiego delle persone con disabilità nella Pubblica Amministrazione, oltre che un sostegno sempre maggiore alla cooperazione internazionale.

Un altro momento della giornata inaugurale dell'Assemblea Mondiale di DPI (foto di G. Griffo)Particolarmente interessante l’intervento dell’ambasciatore Luis Gallegos, ecuadoriano – presidente del Comitato Ad Hoc (Ad Hoc Committee) che ha portato alla definizione della Convenzione ONU – succeduto al neozelandese Don MacKay che tanto positivamente aveva lavorato anch’egli nel medesimo ruolo.
«Ritengo già molto significativo – ha dichiarato Gallegos – che l’Assemblea di DPI si svolga in un Paese dinamico come la Corea che sta cercando un proprio posto nei processi di globalizzazione e modernizzazione. Per quanto poi riguarda la Convenzione, si tratta certamente di un “momento storico”, rispetto al quale si può dire che le organizzazioni di persone con disabilità abbiano letteralmente contribuito a “cambiare il mondo”».
Un dato importante è stato ricordato da Gallegos, ovvero che centoventi paesi (tra i quali anche l’Italia) hanno sottoscritto il trattato, mentre tre l’hanno addirittura già ratificato (e qui l’Italia non c’è ancora…).

«Questa prima Convenzione ONU del nuovo millennio – ha proseguito Gallegos – parla un nuovo linguaggio universale a tutti i Paesi, per comunicare la disabilità e per lavorare sui problemi che questa comporta. Il gruppo di diritti che essa include è vasto e articolato: diritti economici, sociali, politici e culturali. Tutte questioni fondamentali che corrispondono ai temi di giustizia e pace nel mondo sui quali è stata improntata la stessa costituzione dell’ONU. Si può anche dire che la Convenzione ripercorra l’intera storia dell’impegno delle Nazioni Unite verso la disabilità, anche se è stato proprio durante il lungo negoziato di questi anni che per la prima volta all’ONU si è capito cosa significa la disabilità, grazie anche al prezioso ruolo svolto dalle organizzazioni di persone con disabilità – DPI in testa – che hanno messo a disposizione le loro conoscenze e la loro passione. In questo senso uno slogan come Niente Su di Noi Senza di Noi rimarrà certamente nella storia».

La parte finale dell’intervento di Gallegos si è rivolta poi al futuro, a breve e lunga scadenza. «In un mondo che vede crescere il divario tra ricchi e poveri – ha affermato l’ambasciatore ecuadoriano – la Convenzione è un contributo importante per il rispetto dei diritti fondamentali nel mondo e per la tutela dei più poveri e discriminati. Bisogna però sin d’ora accrescere la capacità della società di comprendere i contenuti di questo documento, senza dimenticare infatti che più di settanta Paesi del mondo ad oggi mancano di legislazioni sul tema».
Tra le questioni prioritarie evidenziate da Gallegos, vi è innanzitutto quello di una rapida ratifica ed entrata in vigore della Convenzione, ma anche quelli «di accrescere le capacità delle organizzazioni di persone con disabilità e di tutela dei diritti (advocacy) di queste ultime, di promuovere il dialogo tra le organizzazioni stesse e i portatori d’interesse presenti nelle istituzioni internazionali (stakeholder), senza dimenticare di prestare attenzione ai popoli indigeni, ai bambini e alle donne, che sono maggiormente a rischio di discriminazioni “multiple”».
«La Convenzione – ha concluso l’ambasciatore – è un documento quanto mai vivo che coglie le trasformazioni in atto nel campo della disabilità. Essa costituisce una nuova sfida e l’inizio di un cammino da compiere per costruire una società realmente basata sulla giustizia e la pace. Non ci resta che andare avanti!».
Vale la pena a questo punto segnalare che “voci di corridoio” danno per probabile la ratifica già nel prossimo mese di ottobre, quando cioè già venti Paesi dovrebbero aver compiuto tale passo.

Nel pomeriggio, per celebrare i venticinque anni di DPI, sono stati assegnati alcuni riconoscimenti per meriti conseguiti all’interno del movimento. Sono stati dunque premiati il finlandese Kalle Konkkolla, per il suo lavoro nel campo della cooperazione allo sviluppo, la giamaicana Mary Mitchell, per l’opera di organizzazione nella regione dei Caraibi e la stessa Venus Ilagan, filippina, per il suo lavoro come presidente.
Per l’occasione hanno inviato un proprio messaggio anche lo svedese Bengt Lindqvist, primo special rapporteur delle Regole Standard sulle Pari Opportunità delle Persone con Disabilità, approvate all’ONU nel 1993, e il primo presidente di DPI, il malese Ron Chandran Dudley.

Anche grandi momenti di spettacolo in occasone del'Assemblea di DPI in Corea del Sud (foto di G. Griffo)È stata poi la volta di una tavola rotonda dedicata al ruolo delle istituzioni per i diritti umani.
Simon Walker, dell’Ufficio per l’Alto Commissariato sui Diritti Umani dell’ONU, ha dato spazio al ruolo delle istituzioni nazionali che si occupano di diritti umani, quegli organismi indipendenti che in ogni Paese sono competenti nello svolgere inchieste pubbliche sul rispetto dei diritti umani, ricevere le proteste individuali e di gruppo, sensibilizzare l’opinione pubblica su tali questioni, lavorare con i governi per la definizione di legislazioni, politiche e altre iniziative.
Robyn Hunt, commissario per i Diritti Umani della Nuova Zelanda, è tornato invece sulla Convenzione, informando come nel suo Paese sia prevista nelle prossime settimane una conferenza che dovrebbe definire un progetto pilota per l’applicazione del documento a livello nazionale.
«Una rete di lavoro e di informazione – ha dichiarato Hunt – utile anche a combattere le notizie molto scarse sull’argomento che vengono diffuse nel mondo».
Anche il commissario per i Diritti Umani della Corea del Sud, Chung Young-woo, ha parlato poi della necessità di un programma di formazione per l’applicazione della Convenzione.
Successivamente l’indiano Kalpana Sharma, segretario aggiunto del Centro Asiatico per i Diritti Umani, dopo essersi soffermato sull’esigenza di sostenere la Convenzione e di farla firmare a chi non l’ha ancora fatto, ha ribadito la necessità di guardare ai diritti di chi è maggiormente discriminato, come le donne i bambini.
«Nel 1995 – ha dichiarato Sharma – l’approvazione della legge indiana contro la discriminazione ha consentito di sviluppare una buona esperienza nel campo della disabilità. Ad esempio, in collaborazione con il mondo accademico che si occupa di formazione, siamo riusciti a pubblicare un libro sul diritto al lavoro, primo passo verso un progetto di legge in questo settore. Per quanto poi riguarda l’istruzione, ci siamo occupati della lingua dei segni per standardizzarne l’uso, abbiamo lavorato per far sì che gli istituti scolastici avessero un accesso a piano terra, abbiamo prodotto e regolamentato libri in braille. Oggi si è insediata una commissione di controllo sull’applicazione della Convenzione che collabora con l’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani».
A parere del rappresentante indiano, secondo il quale l’80% delle norme della Convenzione vengono già rispettate nel suo Paese, sono quattro le sfide prioritarie da affrontare: «Diffondere l’approccio incentrato sui diritti umani, approvare e applicare leggi antidiscriminatorie, far crescere la consapevolezza e costruire strumenti di tutela. Il tutto coinvolgendo i Parlamenti nazionali».
Infine Charlotte McClain, già membro della Commissione dei Diritti Umani in Sudafrica, ha evidenziato come quest’ultima si occupi di tutti i diritti umani, con un responsabile specifico sulla disabilità, coadiuvato da un gruppo di esperti sulla materia, che sono essi stessi persone con disabilità.
«Il ruolo di DPI – ha dichiarato McClain – può essere importante per orientare e organizzare i vari leader delle associazioni, con specifiche iniziative. Un ruolo di esperti sui diritti umani, di osservatori indipendenti, che sollecitino l’impegno delle Commissioni Nazionali sui Diritti Umani ad occuparsi delle persone con disabilità, chiedendo appunto un ufficio apposito e risorse specifiche. Dal canto loro, i governi che finanziano le Commissioni sui Diritti Umani, oggi dovrebbero conseguentemente incrementare anche le risorse disponibili per l’applicazione della Convenzione».

Numerose le domande provenienti dalla sala, tendenti soprattutto a sottolineare che il ruolo delle organizzazioni di persone con disabilità dev’essere in particolare quello di sensibilizzare, creando meccanismi propri di monitoraggio, offrendo esperti nella formazione, collaborando a ricerche e inchieste, orientando la raccolta delle notizie, raccogliendo dati e statistiche. In parole povere, preparare “rapporti ombra” sulla condizione delle persone con disabilità.
È emerso anche che le stesse Nazioni Unite dovranno modificare i propri comportamenti, inserendo i diritti delle persone con disabilità in tutte le varie azioni, programmi e politiche, prima fra tutte quella per ridurre la povertà. 

Grandi momenti di spettacolo, poi, in serata – oltre a quelli già raccontati – con il China Disabled People’s Performing Art Troupe, straordinario corpo di ballo dell’opera di Pechino, capace di far danzare con coreografie straordinarie e sorprendenti venti ballerini e ballerine sorde, che con sincronia incredibile, guidata da due maestre, hanno perfettamente rispettato i ritmi delle musiche.
Eleganza, armonia e bellezza mescolate in uno show dai colori sgargianti e dalla poesia struggente: un’emozione che ha pervaso tutti i presenti che hanno applaudito a scena aperta lo spettacolo, reale dimostrazione di come i limiti spesso siamo noi stessi ad imporceli.

Una prima giornata di Assemblea chiusa quindi con la consapevolezza che DPI può sicuramente essere all’altezza dei nuovi compiti che la Convenzione ci impone. Come negli spot pubblicitari, siamo dunque ritornati in albergo “stanchi ma felici”.

*Membro del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International).

Please follow and like us:
Pin Share