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Dalla battaglia sulle parole alla battaglia per i fatti

Sorride a Seul il nostro «inviato speciale» Giampiero Griffo, membro del Consiglio Mondiale di DPI: i lavori dell'Assemblea procedono nel migliore dei modiGirare nell’immenso salone dove a Seul, capitale della Corea del Sud, si sta svolgendo la settima Assemblea Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International) – giunta alla seconda giornata di lavoro – è certamente un’esperienza unica: vi si incontrano infatti leader di movimenti asiatici, dai volti enigmatici e solari, nativi del Sudamerica, dell’Australia, delle isole del Pacifico, caraibici dai vestiti colorati e fioriti, persone abbigliate all’occidentale, all’araba, alla coreana tradizionale, carrozzine elettriche e manuali di tutte le fogge, ausili personalizzati con soluzioni ingegnose e supertecnologiche applicate alla vita indipendente, oltre a rappresentanti di agenzie internazionali, parlamentari e ministri, donne, giovani, anziani, rappresentanti delle più disparate realtà che vedono protagoniste le persone con disabilità.
Ieri, ad esempio, in un workshop incentrato sulla cultura, lo sport e il turismo, ho assistito ad una conversazione tra una persona che parlava inglese con un coreano, tradotta da un giapponese che conosceva ambedue le lingue…

Tornando comunque al “cuore” dei lavori dell’Assemblea, la mattinata del secondo giorno si è aperta con l’intervento della signora Kyung-wha Kang, dell’Ufficio per l’Alto Commissariato sui Diritti Umani dell’ONU (OHCHR), il cui intervento ha fatto respirare al tempo stesso un’aria di realismo e di apertura.
Kang ha innanzitutto sottolineato che con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità le Nazioni Unite hanno avviato un percorso di attenzione al ruolo della società civile, grazie anche – e soprattutto – allo straordinario risultato conseguito dal movimento internazionale sulla disabilità durante il lungo processo di negoziazione nel Comitato Ad Hoc (Ad Hoc Committee): discutere cioè quasi alla pari con le delegazioni governative, un potere, questo, che non è nemmeno previsto nella Costituzione dell’ONU (l’articolo 71 di quest’ultima assegna infatti alle organizzazioni non governative uno status per lo più consultivo), ciò che accresce ulteriormente la portata del fatto, tenendo conto che l’articolo 4 della Convenzione trasferisce sostanzialmente questa facoltà proprio alle organizzazioni di persone con disabilità a livello nazionale.
Non è dunque un caso che l’Alto Comissariato ONU sui Diritti Umani abbia recentemente aperto un ufficio per le relazioni con la società civile e che nel campo della disabilità abbia lanciato un appello alle associazioni esperte di diritti umani perché si arrivi nel 2008 alla pubblicazione di un testo-guida (handbook) che raccolga le principali esperienze a livello mondiale e regionale, di cui l’Alto Commissariato si servirà.
Continuano gli incontri e i convegni alla Settima Assemblea Mondiale di Disabled Peoples' International (foto di Giampiero Griffo)«Il cammino per un ruolo maggiore delle Nazioni Unite nella società civile – ha sottolinato Kyung-wha Kang – è certamente ancora lungo e i passi in avanti sono lenti, la direzione, però, è stata tracciata».
Di fronte ad un Alto Commissariato che intende attrezzarsi per bene in vista della prossima entrata in vigore della Convenzione – che si prospetta rapida – la collaborazione con DPI sarà essenziale, tenendo anche conto che il sistema di monitoraggio internazionale delle Convenzioni ONU è in fase di in riforma e che il nuovo Consiglio sui Diritti Umani sta ancora vivendo una fase di rodaggio.
L’auspicio è dunque che il linguaggio universale dei diritti umani si allarghi e si rafforzi, sia a livello internazionale che nazionale e il contributo che il movimento delle persone con disabilità potrà dare sarà quanto mai importante, grazie anche al Comitato sui Diritti delle Persone con Disabilità che si costituirà prossimamente all’interno dell’Alto Commissariato. Un passo, quest’ultimo, che allargherà ulterirormente le tutele e il rispetto dei diritti umani e della dignità dei circa 650 milioni di persone con disabilità che abitano il nostro pianeta.

Gli interventi che si sono succeduti poi nella sessione plenaria hanno ulteriormente rafforzato l’impressione che la Convenzione sui Diritti dele Persone con Disabilità sia particolare, rispetto alle precedenti, perché è già sostenuta da un movimento organizzato e determinato, con ramificazioni in tutti i Paesi del mondo. E in effetti è la prima volta che una Convenzione dell’ONU viene sottoscritta da 82 Paesi sin dal primo giorno di apertura delle firme e che milioni di persone si sono già mobilitate per la sua ratifica in più di cento Paesi.

Dal canto loro, il cinese Lu Chi-ming e Charlotte McClain, già membro della Commissione per i Diritti Umani del Sudafrica e attualmente impegnata nella Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (meglio nota come Banca Mondiale o World Bank), hanno ricordato che gli strumenti di controllo e di applicazione della Convenzione ci sono già e che ora vanno disegnati quelli a livello nazionale, rispettando le specificità dei vari Paesi.
E non mancano a Seul i momenti di spettacolo (foto di Giampiero Griffo)Successivamente Theresia Degener, esperta mondiale sui diritti umani delle persone con disabilità (a lei si deve tra l’altro la prima pubblicazione sul modesto impatto fatto registrare finora dalle Convenzioni ONU sui diritti delle persone con disabilità), ha ricordato come il movimento mondiale della disabilità abbia saputo passare dalla protesta alla costruzione di soluzioni positive, dalla denuncia alla competenza tecnica e politica, dall’opposizione al governo dei processi di emancipazione a livello internazionale.
«Dalla “battaglia sulle parole”, che ha impegnato per cinque anni i maggiori leader internazionali – ha sottolinato in particolare la professoressa Degener, docente universitaria a Bochum, in Germania – dobbiamo passare alla trasformazione delle parole in fatti».
In pochi decenni, insomma, grazie anche a DPI, il mondo ha cambiato visione e prospettive sulle persone con disabilità. Ora sono queste ultime che devono cambiare il mondo con la propria visione e le proprie prospettive. In questo senso è fondamentale che si diffonda l’educazione sui diritti umani in ogni angolo della terra, vedendo protagoniste le stesse persone fino ad oggi discriminate ed escluse. «Nulla Su di Noi Senza di Noi – ha concluso Degener – da slogan deve diventare pratica corrente, diritto riconosciuto, potere reale».

Ma riusciranno i nostri eroi in questa vera e propria impresa? A Seul si respira un’atmosfera carica di speranze e di voglia di fare. Il mondo della disabilità continua a muoversi per la propria emancipazione con competenza e consapevolezza delle sfide che deve affrontare. La volontà di allargare l’onda d’urto delle persone consapevoli e attive per la tutela dei propri diritti è forte e determinata. E anche l’Italia non dovrà mancare di fare la propria parte.

*Membro del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peopoles’ International).

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