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Belle parole e scarsa solidarietà

Banchi vuoti di scuolaAnche a Parma e provincia, dunque, il nuovo anno scolastico è incominciato all’insegna del risparmio: le classi diventano sempre più numerose e i problemi crescono, con minori compresenze delle insegnanti e grandi tagli sui sostegni.
Forse, grazie alla generosità degli insegnanti si potrà fornire assistenza a tutti, ma nessuno può riuscire ad essere contemporaneamente ovunque e quindi saremo ancora ben lontani da una buona qualità della scuola!
Ciò che è vergognoso è che si continua a risparmiare sui diritti delle categorie più deboli: sono numerosi, infatti, i disabili che hanno iniziato l’anno senza il dovuto sostegno, quelli che si sono visti ridurre le ore, quelli che come “pacchi postali” passano da un’insegnante a un’altra.
Ad anno scolastico inoltrato, poi, quando chi di dovere deciderà che “si è risparmiato abbastanza”, si procederà alle ultime nomine sui sostegni e molte insegnanti cambieranno ancora, per lasciare il posto agli “aventi diritto”, negando proprio a chi ha maggiori difficoltà negli apprendimenti la benché minima continuità.
Mentre insomma si dice che l’insegnante di sostegno «è per la classe» e che ha uguali diritti-doveri dei colleghi, molti sostegni prenderanno posto nella scuola a meccanismo avviato, con orari e progetti già fatti, altri verranno confusi per assistenti.

È una società, questa, di “belle parole” che tanto decanta l’integrazione e l’uguaglianza, ma che in realtà non fa altro che metterci di fronte ad un fatto: chi è ultimo resta ultimo! E così molte famiglie di bambini con disabilità – mentre i dirigenti pensano alla revisione dei conti – restano sole, con la speranza che l’insegnante di sostegno per i propri figli “arriverà domani”. Ma la scuola nel frattempo è iniziata e nessuno potrà restituire a questi bambini il tempo che perdono tutti gli anni in un mondo fatto di belle parole e di scarsa solidarietà. Non è certo “stando insieme appassionatamente” nella stessa aula sempre più stretta che si fa una buona scuola!

Sembra proprio che dall’attenzione a riconoscere i diversi disturbi di apprendimento, dal Piano Educativo Individualizzato, si stia tornando ad una scuola uguale per tutti, dove chi non riesce si arrangia e dove le insegnanti di sostegno non servono più!
Forse le persone con disabilità sono state tutte miracolate oppure nel segno del risparmio non si vedono più le diversità riconosciute dalla Legge 104? O forse è ora di smetterla di dire che “siamo tutti uguali” ed è ora di dirci in faccia che la diversità va riconosciuta così come il diritto per tutti all’istruzione?
Altro che “diverse abilità” da far emergere nel disabile, qui si torna a pensare che quest’ultimo non sia che un peso per la società cui elemosinare assistenza, negandogli la possibilità di divenire autonomo.

È cosa nota: abbiamo una normativa che ci pone all’avanguardia nel mondo. Anche per questo, quindi, la scuola non dovrebbe proprio essere considerata una spesa, ma un investimento sul futuro.

*Insegnante di sostegno.

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