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Gardaland e persone Down: proviamo a ragionare

Il regolamento per le persone con disabilità di Gardaland è stato il frutto di un serrato confronto con varie associazioni del VeroneseVorrei inserirmi nella “querelle” suscitata dal rifiuto degli operatori di Gardaland a far salire su alcune giostre delle persone con sindrome di Down, alla quale Superando.it ha dato recentemente spazio.
Posto che quel regolamento per le persone con disabilità in uso al parco divertimenti è stato studiato dopo un serrato confronto con le associazioni del Veronese – lo so bene perché ho partecipato direttamente alla stesura, in quanto presidente della Consulta Comunale dell’Handicap di Verona, nonché dell’AIAS di Verona (Associazione Italiana Assistenza Spastici) – mi sembra che ancora una volta il tema non sia stato correttamente posto e che la voglia di polemizzare prevalga sia sul buon senso che su un’attenta valutazione dei fatti e dei presupposti.

Innanzitutto qualcuno dovrebbe spiegare come potrebbe un operatore addetto alla sorveglianza di un parco divertimenti – si presuppone senza alcuna preparazione in tema di valutazioni mediche o di altro tipo – valutare “caso per caso”.
A quel punto, infatti, non gli resterebbe che fidarsi delle rassicurazioni fatte da un accompagnatore che “si assume la responsabilità”: a quale titolo giuridico anche qui qualcuno però lo dovrebbe spiegare. Ricordo che se un ventenne muore di infarto mentre gioca a calcio – la disabilità non è solo la sindrome di Down – tutti addosso all'”untore” che ha permesso una cosa del genere. E tutti sanno che mi riferiscono a recenti fatti di cronaca.
Consiglierei quindi toni più pacati, più capacità di ascolto e meno sensazionalismo e qualunquismo che mi pare ultimamente abbiano contagiato tutti i settore della nostra vita sociale e civile.

Da ultimo si permetta pure a me una nota polemica. Io concordo pienamente sul fatto che le persone Down abbiano spesso possibilità e competenze più che “normali” (praticano il rafting che ad esempio io non mi sognerei neppure di fare!), ma allora quacuno mi spieghi ancora una volta – e lo sto chiedendo da anni – perché le associazioni che tutelano queste persone non si battono per fare abrogare quella norma “infamante” che li vede qualificare come «disabili gravi» ai sensi dell’articolo 3 della Legge 104/92 solo per il fatto di produrre l’esame del cariotipo in commissione (art. 94, comma 3 della Legge 289/2002, Legge Finanziaria per il 2003). Sono “gravi” o no?

*Presidente della Consulta Comunale dell’Handicap di Verona e dell’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici) di Verona.

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