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Tra cultura e bassezze

L'ex capo dei Vigili Urbani di Roma, Giovanni Catanzaro, colto in flagrante, nel novembre scorso, con l'auto parcheggiata e tanto di tagliando in un posto riservato alle persone con disabilitàHa fatto scalpore, nella mediocrità generale della televisione italiana, il recente programma di Roberto Benigni di giovedì 29 novembre. Finalmente, si è detto, la cultura in prima serata. Si è osannato anche il ritorno della satira.
Niente da dire. Il sottoscritto è uno degli otto o nove milioni di spettatori che non si è perso una virgola dello show. Ho riso come non mi capitava da tempo davanti alla televisione nella prima parte dello spettacolo e, confesso, mi sono emozionato alla sua “lezione” sul quinto canto della Divina Commedia.
Senz’altro un grande esempio di come si possa riuscire a far coincidere grandi ascolti e cultura in un programma televisivo. Un esempio che ci auguriamo non resti unico nel suo genere, anche se non siamo molto fiduciosi in tal senso.

Qualcuno, poi, addirittura si è commosso per l’elogio fatto dal comico toscano al nostro Paese e alla sua cultura, alla sua storia, alla sua bellezza. In effetti, anche qui poco da obiettare.
L’Impero Romano è stato qualcosa di irripetibile, il Rinascimento rappresenta una pietra miliare nella storia della cultura del mondo, così come i grandi pensatori italiani citati da Benigni. Emblematica la frase «il nostro è un Paese dove prima è nata la cultura e poi la nazione». Tutto vero, come dicevamo…
E però dobbiamo confessare che qualcosa in quel momento dello spettacolo ci ha fatto storcere la bocca. Non possiamo negare, infatti, di esserci chiesti, e di chiedercelo tuttora, che fine abbia fatto quella cultura, quella sensibilità, quella bellezza che ha reso unico il nostro Paese.
È vero, poco prima, l’attore aveva “bastonato” senza pietà, per più di un’ora, la classe politica italiana. Senza distinzioni. Però ci sarebbe stato da obiettare che forse la classe politica non è altro che un’emanazione della società in cui viviamo. Non ci riferiamo tanto ai “grandi” fatti di cronaca che “grondano” ormai quotidianamente dai giornali, dai rotocalchi e dalle trasmissioni cosiddette di approfondimento. Del resto non è che siamo tutti degli spietati assassini o degli incalliti sniffatori (anche se su quest’ultima affermazione ci teniamo il beneficio del dubbio). Ci riferiamo piuttosto a quelle “piccole furberie” (piccole, ovviamente, per chi le fa, un po’ meno per chi le subisce) di cui ci indignamo, soprattutto quando a farle è qualcuno di “importante”, ma che poi in fin dei conti sono sempre sotto i nostri occhi.

L’ennesimo esempio l’abbiamo avuto con la vicenda che ha visto come protagonista l’ormai ex capo dei Vigili Urbani della città di Roma Giovanni Catanzaro, colto in flagrante con l’auto parcheggiata, con tanto di tagliando, in un posto riservato alle persone con disabilità. Il tutto mentre si trovava a cena al ristorante. Da qui sono partite un sacco di inchieste, fra cui anche quella della TgUno, e abbiamo scoperto ciò che sapevamo da una vita.
Ovvero che i parcheggi riservati alle persone con disabilità sono, nella maggior parte dei casi, occupati da persone che non ne hanno alcun diritto! E ci vengono fornite anche le cifre: ad esempio a Roma circolano almeno 1.300 contrassegni di persone decedute; a Torino il 60% delle multe emesse riguardano la falsificazione del famigerato tagliando, una cifra che a Milano arriverebbe al 40%, mentre a Napoli viene sequestrato un tagliando falso al giorno.

Certo, sarebbe interessante anche sapere quante multe vengono effettuate per la sosta nei parcheggi riservati, oppure quanto tempo intercorre da una segnalazione (quando viene fatta) all’intervento (quando c’è) di qualcuno delle forze dell’ordine. Il fatto è che purtroppo non conviene nemmeno brontolare troppo, visto che sono moltissimi i parenti e gli amici di persone con disabilità che usufruiscono del prezioso tagliando anche quando il loro caro se ne sta tranquillo tranquillo a casa.
Per citare il Sommo Poeta tanto caro a Benigni, ci sarebbe da dire: «Ahi serva Italia, di dolore ostello…» con tutto quello che segue.

*Direttore editoriale di «DM», periodico della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Il presente testo è tratto dal n. 164 (dicembre 2007) di tale testata e qui riprodotto per gentile concessione della stessa.

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