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Il rispetto della scelta

Due bambini con un adulto in campagnaNel ringraziare Superando.it per l’ospitalità offerta, vorrei qui tornare sul Disegno di Legge promosso dal ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero alla fine del mese di novembre scorso [sulla questione si leggano nel nostro sito i testi Il ministro Ferrero ascolta i non udenti, Quel disegno di legge sui sordi va ancora modificato e Quella legge va rapidamente approvata, disponibili cliccando rispettivamente qui, qui e qui, N.d.R.], che riconosce la lingua dei segni e l’acquisizione della lingua orale parlata e scritta.
Come già avvenne per il Disegno di Legge sull’eliminazione del titolo di “sordomuto” da tutta la legislazione italiana (oggi Legge 95/2006), debbo, per mia consapevolezza e dignità dell’associazione nazionale che rappresento [la FIADDA – Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi, N.d.R.], fare alcune precisazioni e anche specificare alcuni commenti riguardanti la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Desidero innanzi tutto rassicurare la Signora Ida Collu, presidente dell’ENS (Ente Nazionale per la Protezione e l’Assistenza dei Sordi) e tutte le persone che ne condividono le preoccupazioni, che la FIADDA non intende ostacolare il procedimento per il riconoscimento di detto Disegno di Legge, ma  semplicemente porre una piccola correzione [«Promuovere la lingua dei segni per le persone sorde che vogliano utilizzare tale modalità comunicativa», N.d.R.] che a suo tempo, durante la discussione con lo stesso ministro Ferrero, aveva trovato tutti d’accordo, ma che nel Disegno di Legge non appare.
Tutto qui. Nessuna novità, quindi, per quanto concerne l’aggiunta, ciò che tranquillizzerà chi teme il “blocco” di tale provvedimento. Al contempo, però, richiamo gli stessi che lo citano a rispettarne il contenuto, che non riguarda solo il riconoscimento del linguaggio dei segni, ma pariteticamente della lingua orale e scritta.

Altra cosa, invece, è ciò che stiamo riscontrando in questi ultimi tempi e che non ci sembra sia supportato da “pari opportunità”. Proviamo rapidamente a spiegarlo.
Innanzitutto va detto che la già citata Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità rispetta tutte le modalità comunicative che riguardano ogni Stato delle Nazioni Unite, di cui una buona parte in via di sviluppo, ma non dice certamente che gli Stati Parte i quali posseggano una legislazione avanzata, debbano ritornare alle origini, e quindi nel passato, quando cioè della sordità ben poco si sapeva.
La recente Convenzione ONU non deve del resto farci dimenticare che già nel 1948 venne stipulata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, così come importantissima è stata la Dichiarazione ONU sui Diritti dell’Infanzia del 1989, dove già venivano poste raccomandazioni importanti in merito ai bambini con necessità diverse.
Particolare dell'orecchio di un uomo adultoL’Italia è uno tra i Paesi che possiedono le migliori leggi in favore della persona con disabilità e, per quanto ci riguarda direttamente, dei bambini e dei giovani portatori di sordità; è naturale, quindi, pensare che non si torni indietro e di questo la FIADDA sarà sentinella attenta, a difesa non solo dei propri figli, ma di tutti i cittadini che oggi, tramite la conoscenza degli apporti scientifici e tecnologici, possono ottenere ottimi risultati.
La stessa FIADDA, dopo quarant’anni di duro lavoro e di presenza costante, non intende rinunciare alle conquiste delle quali si è fatta promotrice, affiancando coloro che, nell’ambito scientifico, hanno contribuito e continueranno a contribuire alla realizzazione di ciò che tutti i genitori si aspettano dai loro figli: una persona appartenente alla società di tutti con la lingua parlata e scritta del Paese in cui vive: la lingua italiana parlata e scritta.

Rispetto delle pari opportunità, dunque, significa il rispetto della scelta che, per i bimbi, solo e unicamente la famiglia può fare e nessuno, dico nessuno, a nome di tecniche o linguaggi obsoleti, può influenzarla o influenzare le Istituzioni.
Si tratta del rispetto per le scelte che vengono fatte e del rispetto per gli adulti che utilizzano qualsiasi forma di linguaggio, che nessuno di noi – e lo ripeto, nessuno di noi – vuole inficiare. Al tempo stesso desidero però dire ad alta voce che oggi sarebbe criminale non offrire ai bambini la possibilità di compensare la perdita uditiva affinché possano udire voci, suoni, rumori, parlare, leggere e scrivere secondo le loro specifiche caratteristiche e secondo le loro possibilità di ascolto che grazie allo screening precoce, alle protesi di nuova generazione, agli impianti cocleari e alla terapia abilitativa/riabilitativa, raggiungono considerevoli risultati.

A questo punto vorrei aggiungere ciò che in questi ultimi mesi avviene in molte Regioni, Province e Comuni del nostro Paese. Mi riferisco ad imputazioni di spese in supporto alla lingua dei segni, senza tenere conto della parte che compete la lingua orale parlata e scritta.
Chi andrà a beneficiare di queste spese istituzionali che da notizie pervenutemi sembra percorreranno un’unica strada, vale a dire quella della promozione della lingua dei segni? E ancora, è mai stata effettuata un’indagine conoscitiva per avere il numero effettivo delle persone che hanno questa necessità e che utilizzano questa lingua? Questa indagine non ci risulta ed è bene che le Istituzioni, prima di imputare spese molto pesanti ai loro bilanci, svolgano sul proprio territorio ricerche di questo tipo.
Non vorrei poi che queste promozioni fossero indirizzate a voler proporre nelle scuole e nelle classi dove vi siano alunni con disabilità uditiva, assistenti con un ruolo avulso da ciò che la scuola stessa deve garantire.
Da tempo si richiede personale specializzato  per il sostegno degli alunni che necessitano di tale supporto. Siamo convinti che, nella scuola di tutti e nelle classi ove c’è necessità dei dovuti sostegni, debbano entrare solo e unicamente professionisti aventi il titolo richiesto dalla legislazione scolastica, non persone che non solo non hanno il titolo, ma che molto spesso vengono assegnate senza che la famiglia abbia conoscenza di ciò che avverrà nella classe del bambino.
Mi riferisco al bambino sordo che, senza alcuna richiesta da parte della famiglia, si vede assegnata una persona in qualità di assistente, che adotta un tipo di comunicazione a lui sconosciuta.
Si potrebbe continuare con altre situazioni emergenti, ma ci saranno ulteriori occasioni di farlo.

E con questo spero di aver tranquillizzato la Signora Collu e tutti coloro che mi hanno inviato degli scritti con contenuti e commenti non sempre ortodossi, sia nei miei confronti che nei confronti della FIADDA.

*Presidente della FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi).

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