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Il problema della disabilità appartiene alla collettività

È una legge già pronta per essere approvata dal Consiglio Regionale del Lazio quella che prevede il cosiddetto CAUD (Centro di Accesso Unificato per la Disabilità), struttura tramite la quale i familiari delle persone con disabilità fisica o psichica potranno accedere ai vari servizi, con i bisogni del bimbo che verranno seguiti sin dalla prima infanzia e portati avanti negli anni, arrivando, se possibile, anche ad un inserimento nel mondo del lavoro.

Persona in carrozzina«Quando nasce un bambino disabile – ha dichiarato Maria Antonietta Grosso, presidente della Commissione Politiche Sociali della Regione Lazio, che ha redatto la proposta di legge – nasce un cittadino. Perciò con questa legge intendiamo evitare che la famiglia sia lasciata da sola nella gestione della quotidianità, supportandola con interventi che la coinvolgano in quanto parte centrale della cura del disabile, conducendola per mano sia dal punto di vista burocratico-amministrativo che sanitario e sociale per tutto il corso della vita. In tal modo ci poniamo anche l’obiettivo di incidere sull’attuale approccio sia normativo che sociale, ammettendo un principio fondamentale, ovvero che il figlio è dei genitori, ma che il problema della disabilità appartiene alla collettività».

Uno strumento, dunque, che includendo anche l’istituzione di un’Anagrafe Territoriale per la Disabilità, potrebbe consentire di attuare programmi e progetti individualizzati, realizzando inoltre un coordinamento tra i vari interlocutori che si occupano di persone con disabilità, tramite una struttura che convogli in un identico intervento le istituzioni, i nuclei familiari, i servizi territoriali, le ASL e le associazioni, ciò che garantirebbe una formazione e una coerente programmazione delle attività sanitarie e sociali, per elaborare adeguati Piani di Zona.
«In una parola – spiega ancora Grosso – intendiamo coprire quei numerosi vuoti esistenti ancora oggi, anche dopo la Legge quadro 328/00. C’è in sostanza la necessità di integrare e mettere in comunicazione tutto quello che le normative vigenti prevedono».

Importante anche la “filosofia” della proposta di legge – per la quale la Finanziaria 2008 ha già stanziato un milione di euro – con la quale, conclude Grosso, «si intende intervenire in favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie non solo in termini riabilitativi, ma soprattutto per quanto concerne l’inclusione sociale, l’integrazione scolastica e l’inserimento nel mondo del lavoro e della cultura».
Presso ogni Distretto e ASL, quindi, dovrà esserci un centro che prenda in carico globalmente i nuclei familiari con persone con disabilità, in modo tale da delineare linee guida per gli interventi da attuare in ambito sociale, sanitario, scolastico e lavorativo.
Da segnalare tra l’altro che il lavoro della Commissione Politiche Sociali della Regione ha portato il Lazio ad essere una delle poche regioni italiane a disporre di un proprio Fondo per la Non Autosufficienza.

Attendiamo dunque l’approvazione di questa legge, che si presenta interessante anche come riferimento per altre realtà del Paese.
(S.B.)

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