Caro Presidente, la disabilità non è un costo da comprimere!

«Purtroppo – viene scritto in questa lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – la disabilità dei nostri figli è sempre più equiparata ad un costo superfluo e allora perché scandalizzarsi se l’investimento per ogni alunno disabile per anno è all’incirca pari a 20 euro?». Ma la disabilità non può essere considerata, al pari delle Comunità Montane o dei corazzieri del Quirinale, un “costo da comprimere”…

Aula di scuola vuotaCaro Presidente Napolitano, il diritto allo studio per i bambini disabili è gravemente pregiudicato dai provvedimenti che i Governi Berlusconi prima e Prodi poi hanno posto in essere negli ultimi anni.
Questo è accaduto nel silenzio di maggioranze politiche mutevoli, ma singolarmente unite nel determinare il declino di quella straordinaria esperienza di civiltà rappresentata nel 1977 dall’ingresso degli alunni disabili nella scuola pubblica.

Lei, caro Presidente, ha attraversato nella sua esperienza  politica quel magnifico periodo nel quale, primi in Europa, considerammo un valore positivo l’integrazione scolastica per gli alunni disabili.
Lei è stato tra gli ispiratori morali di quell’ideale di scuola che tendeva ad includere le differenze, a considerarle opportunità e non zavorre o, come oggi accade, “costi da comprimere”. Ma la disabilità è una condizione che non può essere considerata, al pari del numero delle Comunità Montane o dei corazzieri del Quirinale, un “costo riducibile”.
La disabilità può essere una formidabile risorsa se intorno ad essa si costruiscono competenze adeguate. Quanto è accaduto nella scuola italiana in questi ultimi anni per gli alunni disabili è la dimostrazione di come l’intera classe politica di centrodestra e di centrosinistra abbia smarrito questa consapevolezza.

In corrispondenza dell’aumento degli alunni disabili – che oggi sono circa 190.000 – si è assistito alla riduzione di tutto quello che rende la loro presenza nella scuola una possibilità di crescita reale.
Le scarse competenze degli insegnanti curricolari e specializzati, il loro esiguo numero, l’assenza di continuità didattica, l’irrisolta questione degli assistenti materiali rappresentano solo alcuni punti che i ministri Moratti e Fioroni e i loro rispettivi governi avrebbero potuto e dovuto affrontare.
Purtroppo la disabilità dei nostri figli è sempre più equiparata ad un costo superfluo e allora perché scandalizzarsi se l’investimento per ogni alunno disabile per anno è all’incirca pari a 20 euro?

Lei, caro Presidente, riveste un ruolo e ha una voce autorevole fondata sulla sua storia personale: le chiediamo pertanto di  visitare le scuole italiane, di chiedere ai genitori, agli insegnanti in quali condizioni trascorrono il loro tempo gli alunni disabili.
Lei, che è anche padre e nonno, sa che la scuola italiana per distribuire saperi e conoscenze adeguate al mondo in cui viviamo, dovrebbe ripartire dagli ultimi per ritrovare quel senso di comunità che appare desolatamente smarrito. E tra gli ultimi ci sono senza dubbio i bambini disabili, tra gli ultimi c’è proprio quel bambino di cui parlava don Milani in Lettera ad una professoressa al quale la scuola, per essere tale, non può permettersi di rinunciare.
Purtroppo, oggi, l’unica possibilità rimasta ai genitori dei bambini disabili è il ricorso costante alla Magistratura, per vedere assicurati il diritto all’istruzione e alla salute che la nostra Costituzione sessant’anni fa solennemente sanciva.

Intervenga, se lo riterrà opportuno, presso il futuro Presidente del Consiglio. Provi a raccontargli con gli occhi del nonno cosa ha visto nelle scuole, gli racconti delle manine dei bambini che ha stretto e degli occhi che le avranno sorriso.
Non dimentichi mai che di quei bambini, di quelle manine, di quegli occhi la scuola e la classe politica italiana, con cinismo, si sta liberando. Non dimentichi mai che di quei bambini, di quelle manine, di quegli occhi, ne abbiamo bisogno tutti, non solo i loro familiari.

*Associazione Tutti a Scuola.

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