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Scuola razionalizzata o scuola indebolita?

Alunno alla lavagna«Le disposizioni del Decreto Interministeriale inerenti l’organico del personale docente e ATA [Ausiliario Tecnico Amministrativo, N.d.R.] per l’anno scolastico 2008/2009 – trasmesso con la Circolare n. 19 del 1° febbraio 2008 – determinano un peggioramento dell’offerta formativa ed educativa della scuola, soprattutto della scuola del Sud. I “tagli” previsti dalle Leggi Finanziarie per il 2007 e 2008 colpiscono infatti tutte le regioni dell’Italia meridionale. In Campania, ad esempio, il ridimensionamento degli organici è di circa 4.000 unità (sulle 11.000 tagliate a livello nazionale). A differenza poi di quanto accade in altri comparti della Pubblica Amministrazione, dove l’intervento di razionalizzazione investe la sola dimensione quantitativa dei servizi offerti, nell’istruzione pubblica le nuove disposizioni compromettono in modo grave la stessa possibilità di fare scuola».

Questa la denuncia proveniente dalla Campania da parte delle associazioni professionali degli insegnanti CIDI (Centro di Iniziativa Democratica Insegnanti) e AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici), dall’ANDIS (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici), dal Coordinamento Genitori Democratici, dall’Associazione Tutti a Scuola, dall’AGE (Associazione Italiana Genitori) e dalla FISH Campania che nel rivolgere un appello pressante al ministro della Pubblica Istruzione perché il Decreto Interministeriale venga ridisegnato nelle sue parti essenziali, sollecitando al contempo i sindacati, le istituzioni regionali, comunali e provinciali a promuovere tutte le iniziative necessarie in difesa del diritto allo studio, hanno indetto per giovedì 13 marzo a Napoli (SMS Tito Livio, Largo Ferrandina, 3, ore 11.30) una conferenza stampa, per presentare le proprie istanze, alla quale sono invitati tutti i docenti delle scuole di ogni ordine e grado, i dirigenti scolastici, i genitori, gli studenti e i rappresentanti delle varie istituzioni.

Tra le tante misure previste dal decreto, ve ne sono alcune che secondo i promotori di questa iniziativa sembrano particolarmente dirompenti.
Innanzitutto i parametri previsti dal Decreto Ministeriale 331/98, che regolamentavano il numero degli allievi per classe e lo sdoppiamento delle stesse, vengono aboliti senza alcuna possibilità di deroga. Si conferma poi la tendenza a superare progressivamente l’organico di fatto, il che significa predeterminare i bisogni ancor prima che essi si siano manifestati.
E ancora, tutte le sperimentazioni previste dal Decreto Ministeriale 234/00 saranno ridimensionate, l’organico funzionale nella scuola primaria abolito e il tempo pieno dovrà rispondere a vincoli più rigidi rispetto al passato. Non sarà più possibile nemmeno attivare corsi serali con un numero di allievi inferiore a venti unità.
Infine, citando testualmente dalla Circolare 19, «a decorrere dall’anno scolastico 2008/09, ai sensi dell’art. 2, comma 413, della legge n. 244/2007, la dotazione organica dei posti di sostegno per l’integrazione degli alunni con disabilità è  determinata sulla base del 25 per cento delle sezioni e delle classi previste nell’organico di diritto dell’anno scolastico 2006/2007».
«Quest’ultima misura – dichiarano le associazioni che hanno indetto la conferenza stampa del 13 marzo – sembra molto grave perché tende alla predeterminazione del numero di alunni con disabilità, con buona pace della retorica sulla centralità della persona, sul nuovo umanesimo e altre “utopie” ministeriali».

«In sostanza – si dichiara dalla Campania – questa “razionalizzazione” depotenzia le capacità delle scuole di rispondere in modo adeguato al disagio e alla dispersione. Nella nostra regione – dove decine di migliaia di allievi disertano le aule scolastiche e il degrado e la criminalità imperversano –  negli ultimi anni le scuole hanno rappresentato un avamposto della democrazia, proponendosi quali fabbriche diffuse di legalità e di orientamento esistenziale. Centinaia le “scuole aperte”, grazie al piano di alfabetizzazione alla cittadinanza attiva, promosso dall’Assessorato Regionale, centinaia i laboratori e gli operatori impegnati. Il piano di razionalizzazione rischia ora di compromettere questo lavoro capillare perché destruttura gli ambienti di apprendimento, minaccia l’integrazione sociale e indebolisce globalmente le possibilità progettuali della scuola dell’autonomia». (S.B.)

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