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Come può un «farangi» non essere curato?

Poco prima che arrivassero “i pali di eucalipto”, ho vissuto uno di quei momenti in cui capisci che le cose non sono più sotto controllo e che quindi non c’è ormai motivo di allarmarsi…
Gordon Rattray a due passi dalle Cascate del Nilo Blu in EtiopiaEravamo nel nord dell’Etiopia e stavamo tentando di raggiungere le leggendarie Cascate del Nilo Blu, “scoperte” dall’esploratore scozzese James Bruce nel 1770 e ancora così lontane dai percorsi turistici da non essere praticamente su alcun itinerario, soprattutto su nessuno praticabile da una persona in carrozzina.
Fin da quando avevamo lasciato all’alba la città di Bahar Dar, i nostri mezzi di trasporto si erano ridotti ad un vecchio Land Cruiser diesel e ad una barca, fino ad arrivare, finalmente, a stivali e ruote. Dire “ruote”, per altro, è un’ esagerazione. Abbandonato infatti il veicolo a quattro ruote sul bordo del Nilo, nell’ora che è seguita ho probabilmente percorso, sulle due ruote della carrozzina, non più di dieci metri. Per il resto del tempo una decina di persone mi hanno sollevato e riabbassato dentro alla barca e allo stesso modo, una volta attraversate le acque, mi hanno fatto scendere sulla riva opposta.

Una tremenda capacità di improvvisazione
Circondati dunque dalle termiti, dagli aculei delle acacie, da massi e fossati, sembrava proprio che non saremmo potuti andare oltre. E tuttavia gli africani hanno una tremenda capacità di improvvisazione, sia che si tratti di ricavare scarpe da vecchi pneumatici d’auto o dal costruire case isolandole con lattine di coca cola e fango. Se qualcuno è troppo malato per camminare sino all’ospedale più vicino, solitamente ci viene trasportato sulle spalle, seduto su una sedia.
Quindi nessuna sorpresa se dopo una discussione in lingua amharinga, quattro uomini improvvisamente afferrarono la mia carrozzina e dando per scontato che fossi al corrente della loro prossima mossa, mi sollevarono sulle loro spalle.
Se la mia gola non fosse stata chiusa dallo choc, avrei gridato. Ad ogni modo a fuoriuscire fu solo l’ultimo squittio, quando realizzai con stupore di essere ancora in posizione verticale! Eretto, anche se ben lungi dall’essere rilassato…
Stavo ondeggiando tra le rocce e i cespugli con la postura e l’andatura di chi va a cavallo per la prima volta. Ed è stato proprio questo il momento in cui ho smesso di preoccuparmi.

Dieci piedi più in alto
Abbiamo proseguito in questo modo per una cinquantina di metri, dopodiché si è convenuto che quel sistema necessitava di alcune rifiniture.
Una ragazza è stata perciò spedita di corsa al primo villaggio alla ricerca di pali, e nel giro di una ventina di minuti mi sono ritrovato nuovamente in alto, con le ruote Una nuova prospettiva: dieci piedi più in alto di tutti!della mia carrozzina asportate e la sedia bilanciata su due robusti rami di eucalipto. Stavamo procedendo tremendamente veloci sul terreno accidentato e tutta questa esperienza era resa ancora più sconvolgente dal silenzio che ci circondava.
Solo lo scricchiolio dei pali e l’eccitato cinguettio degli uccelli si potevano udire al di sopra delle considerazioni dei miei “portatori” circa la strada migliore da seguire.
Nonostante la fastidiosa sensazione che fosse un po’ “da colonialista” signoreggiare in giro per l’Africa sulle spalle della gente, stavo cominciando a godere di questa nuova prospettiva nella vita, dieci piedi più in alto di tutti!

Due missionari danesi
Questa abilità degli africani a “prenderla come viene” ha pervaso tutta la nostra vacanza. A differenza che in Europa, ad esempio, negli aeroporti etiopi non ci sono sedie strette per permettere alle persone in carrozzina di accedere al proprio posto in aereo. Questa incombenza ricade, nel suo complesso, su chiunque venga a trovarsi lì nei dintorni in quel momento.
Ad Arba Minch ho solo dovuto aspettare che Solomon finisse di rifornire di benzina il bimotore, dopodiché lui e il suo copilota sono stati ben felici di sollevarmi e di portarmi sino al mio posto.
A Gondar i pantaloni mi sono scivolati giù in maniera davvero “allarmante”, durante un districarsi poco dignitoso dalla fusoliera, con sommo orrore di una coppia di missionari danesi che stavano aspettando pazientemente – Bibbia in mano – sulla pista.

Il “Fumo del Nilo”
Viaggiare su strada è stato ugualmente rischioso. I veicoli 4×4 sono essenziali in Etiopia e la loro altezza stava a significare che ogni volta dovevano praticamente issarmi su e giù dalla macchina, in genere con una folla di disorientati e spesso divertiti spettatori e senza più speranza di privacy alcuna per il mio sedere nudo divenuto ormai di pubblico dominio!
Gordon in albergo a GondarCome progressivamente ci avvicinavamo alle cascate, il richiamo degli uccelli della foresta veniva gradualmente coperto dal fragoroso suono di Tis Abay (letteralmente “Fumo del Nilo”), dove le acque piombano da decine di metri a precipizio, prima di calmarsi e serpeggiare nuovamente alla volta di Khartoum, nel loro viaggio verso nord, lungo 5.000 miglia, attraverso il Sahara e fino al Mediterraneo.
Un panorama veramente sbalorditivo, con un “arcobaleno permanente” che viene a crearsi tra le nubi causate dagli spruzzi e con le piante tropicali che crescono rigogliose in quel folto microclima.

Ma quando starai meglio?
Assordato e fradicio, mi sono seduto ai piedi delle cascate, con i pali appoggiati sulle rocce. L’unico altro turista, un etiope, mi si è fatto incontro, cominciando a battere le mie mani animosamente, con un largo sorriso e le gocce del Nilo che scorrevano sul suo viso. «Sono felice – ha gridato – che hai voluto visitare il mio Paese!».
Poi mi ha chiesto perché non potevo camminare e gli ho spiegato di aver fatto un tuffo in acque poco profonde, lesionandomi il midollo spinale. Il suo viso si è contorto dal dolore, come se fosse accaduto a lui stesso. «Ohhh, mi dispiace», ha scosso la sua testa con simpatia e poi ha chiesto: «Ma quando starai meglio?».
Gli ho spiegato allora che non c’è ancora una cura per le lesioni midollari ed è nuovamente trasalito, questa volta con maggiore partecipazione, come se si trattasse del “colpo di grazia”. Ha di nuovo scosso il capo, in segno di rassegnazione.

Gli stregoni e i loro poteri
Una reazione tipica, la sua. Ovviamente anche l’Africa ha la il proprio gran numero di persone in carrozzina (o che ne dovrebbero utilizzare una se ce ne fossero di disponibili), ma quando una disabilità interessa un farangi (un uomo bianco) per loro è incredibile. Come può essere che ci sia ancora qualcosa di incurabile da parte della medicina occidentale?…
E in ogni caso ho sempre ravvisato una predisposizione positiva, da parte di tutti, accompagnata in genere da offerte di aiuto e sostegno. Ho ricevuto anche molte promesse di elevazione di preghiere alla divinità preferita da ciascuno e qualche volta mi sono stati consigliati degli stregoni, con i loro poteri mistici.
La mappa dell'Etiopia, con la zona delle Cascate del Nilo Blu a nord del PaeseOra, io non sono completamente miscredente riguardo a ciò, magari in parte per la paura di quello che potrebbe capitarmi se mi prendessi gioco di queste suggestioni, ma dovrei prima avere delle prove sull’efficacia delle “Lourdes africane” prima di autorizzare un qualsiasi sacrificio in mio onore!

Ballare l’eskesta
Umidi e gocciolanti siamo finalmente emersi dai piedi delle cascate e ci siamo inerpicati sulla scarpata, per essere immediatamente intrattenuti dalle musiche di un duetto locale, che mi è sembrato fossero fratello e sorella.
Lui suonava il massinko, strumento simile ad un violino, che nonostante avesse una sola corda era soprendentemente armonioso. Lei invece danzava l’eskesta e se non fossi stato beato da una frittata di carne tritata avrei potuto danzare con lei, visto che l’eskesta coinvolge principalmente la testa e le spalle, in movimenti sbalzati e vibrati disegnati apposta per la seduzione.

*Gordon Rattray è una persona tetraplegica con lesione c-5/c-6, esperta di viaggi accessibili in tutto il mondo e in particolare in Africa. I suoi racconti sono disponibili in lingua inglese nel sito www.able-travel.com, insieme a tante altre utili indicazioni.
La traduzione e l’adattamento in italiano di questo testo, già apparso nel sito della FAIP (Federazione Associazioni Italiane Para-tetraplegici) e qui riprodotto per gentile concessione, è stata curata da Giuliano Giovinazzo.

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