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Le Linee Guida per superare le barriere nei luoghi di interesse culturale

Persona in carrozzina in un luogo di interesse culturale non accessibileVi sono alcuni concetti decisamente apprezzabili evidenziati sin dalla premessa delle recenti Linee Guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, documento prodotto da una specifica commissione del Ministero per i Beni e le Attività Culturale (esattamente la Commissione per l’analisi delle problematiche relative alla disabilità nello specifico settore dei beni e delle attività culturali).
Innanzitutto la presa d’atto di princìpi ormai condivisi a livello internazionale, come quello dell’
universal design (“progettazione universale”), dai quali nessuno può ormai pensare più di prescindere in questo settore.
Importante, poi, anche l’attenzione riservata alla complessità di questi temi e a questioni finora sin troppo sottovalutate, come le cosiddette “barriere percettive”, vale a dire – per usare una definizione da manuale – «tutti quegli ostacoli che rendono scarsamente o del tutto irriconoscibili l’ubicazione e la localizzazione degli edifici di uso pubblico».
Ci piace infine la “filosofia dinamica” di questo testo, già sottintesa nella volontà di «superare la prassi corrente della mera “messa a norma”» e in seguito dichiarata esplicitamente dalla conclusione della premessa, ove si scrive trattarsi di «un documento sempre rivedibile e aggiornabile in quanto, avanzando le conoscenze e gli studi, esso dovrà necessariamente adeguarsi ai futuri sviluppi e alle esperienze elaborate».

Lasciamo a questo punto ai lettori il giudizio su tali Linee Guida, presentando qui di seguito integralmente la citata premessa e ricordando che l’intero documento (Decreto 28 marzo 2008) è apparso nella Gazzetta Ufficiale del 16 maggio 2008, Serie Generale n. 114, come uno degli ultimi atti del precedente Governo Prodi (il testo si può visionare cliccando qui). (S.B.)

«Queste Linee Guida sono rivolte a tutti coloro, architetti e ingegneri in primo luogo, funzionari di amministrazioni pubbliche o liberi professionisti, che nel corso della propria attività si trovano ad affrontare, seppur con ruoli diversi (responsabili del procedimento, soggetti finanziatori, progettisti, direttori dei lavori, collaudatori), il tema dell’accessibilità nell’ambito dei luoghi di interesse culturale.
Il primo quesito emerso nella relazione di questo documento ha riguardato una questione di natura terminologica. Trattando prevalentemente di spazi ed ambienti già esistenti, ci si è interrogati, infatti, sull’opportunità di parlare effettivamente di “accessibilità” – intesa, secondo le norme vigenti, come “la possibilità, anche per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia” – o se fosse più appropriato riferirsi al concetto, apparentemente più limitativo, di “superamento delle barriere architettoniche”.
È indubbio che per i nuovi immobili può ormai rilevarsi una diffusa tendenza a rivolgere fin dalla sua genesi il progetto verso una “utenza ampliata” – in accordo con alcuni fondamentali principi condivisi a livello internazionale, sintetizzati nel concetto di universal design – tanto da rendere più che appropriato l’impiego del termine “accessibilità”. Tale orientamento, tuttavia, può difficilmente essere applicato agli interventi sul patrimonio architettonico, dove la presenza di condizioni pensate esclusivamente per ristrette fasce di utenza appare spesso legata sia all’identità stessa degli immobili oggetto di tutela, che alle loro particolari vicende storiche. A rigor di termini, dunque, è necessario ancora parlare di superamento delle barriere architettoniche che il costruito storico presenta, ad esso strettamente connaturate. Si è ritenuto opportuno, pertanto, richiamare fin dal titolo tale specifica declinazione dell’accessibilità, adottando la dizione di “superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale”.
Nell’impostazione fondamentale delle presenti Linee Guida si è cercato di superare la logica da manuale di progettazione, evitando di suggerire soluzioni preconfezionate. Il testo si propone dunque come strumento per stimolare la riflessione su un tema la cui complessità viene spesso sottovalutata (si pensi ad esempio alle cosiddette “barriere percettive” quasi sempre ignorate), al fine di superare la prassi corrente della mera “messa a norma”, evidenziando come le problematiche connesse con l’accessibilità costituiscano la base stessa della progettazione e della disciplina del restauro.
Si tratta, pertanto, di un documento sempre rivedibile e aggiornabile in quanto, avanzando le conoscenze e gli studi, esso dovrà necessariamente adeguarsi ai futuri sviluppi e alle esperienze elaborate [grassetti nostri, N.d.R.]».

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