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Exposanità risponde

«Male organizzata e non accessibile»: queste le accuse del lettore Rodolfo Manfredi, riprese qualche settimana fa dal nostro sito (se ne legga nel testo intitolato Quando l’accessibilità è un’utopia, disponibile cliccando qui), in riferimento alla manifestazione Exposanità 2008, svoltasi presso la Fiera di Bologna alla fine di maggio.
Per l’occasione avevamo naturalmente aperto le nostre pagine ad una replica da parte degli organizzatori che riceviamo oggi, a cura di Piero Proni, consigliere delegato di Exposanità, e alla quale diamo ben volentieri spazio.

Uno stand di Exposanità«Ho avuto la fortuna, nei miei trentotto anni di attività di organizzazione di manifestazioni fieristiche, di imbattermi nel 1998 in un evento che tentava e tenta di offrire una circostanza di servizio alle persone disabili (chiedo scusa, ma non amo il termine “diversamente abili”: diversamente da chi e da che cosa?).
Mi sono reso conto, in tale circostanza, di quanto fosse contemporaneamente difficile e gratificante vivere tale esperienza: mi sono stati vicini molti amici, alcuni dei quali “diversamente abili”, come Maurizio Cocchi, Claudio Imprudente, Franco Bomprezzi, Ruggero Vilnai, Pietro Vittorio Barbieri.
Ho cercato, per quanto possibile, di cogliere qualche insegnamento e molti suggerimenti e ho visto via via aumentare tra i miei visitatori le persone in carrozzina, gli accompagnatori, gli operatori del settore, così come è aumentata via via la fiducia e la stima nei confronti della manifestazione da parte di espositori produttori di ausili. 
Credevo che fosse sufficiente avere creato quella che rappresenta oggi l’unica importante manifestazione del settore in Italia e la seconda in Europa, ma, come spesso succede, dopo la lettera di Rodolfo Manfredi, mi sono reso conto di aver ceduto, come spesso capita nella vita, ad un peccato di orgoglio.
Voglio ringraziare Rodolfo per il contributo che ha inteso dare, anche se mi è dispiaciuto il tono non costruttivo con cui ha espresso cose quasi tutte vere
Voglio dire a Rodolfo che molto è stato fatto e che certamente molto resta ancora da fare, ma anche aggiungere che il parcheggio riservato era situato a 60 metri dal primo padiglione dedicato a settori interessanti e che purtroppo contro la pioggia non ho capacità di oppormi. 
Voglio dire che la moquette nei corridoi viene posata per rendere dignitosi pavimenti che non lo sono (e non per colpa della Fiera di Bologna), che i carrelli e i ponteggi abbandonati sul retro dei padiglioni, impedendo il percorso dei marciapiedi, erano stati abbandonati da persone maleducate come sono quelle che senza averne diritto parcheggiano nei posti riservati alle auto delle persone “diversamente abili”.
Vorrei dire che è vero che una qualsiasi manifestazione che si tenga in un quartiere fieristico si rivolge potenzialmente al 10 per cento di persone con problematiche di deambulazione, ma è una pura teoria aritmetica: in una normale manifestazione fieristica, le persone disabili non sono certamente più dell’1 per mille e forse questo motiva, anche se non giustifica, una presunta scarsa attenzione da parte dell’ente fieristico ospitante. 
Vorrei dire a Rodolfo che né BolognaFiere né la nostra organizzazione godono di alcun contributo pubblico e che tutto ciò che abbiamo fatto per il settore lo abbiamo fatto con il contributo dei nostri espositori e con la rinuncia da parte di SENAF a qualsiasi utile di impresa determinato direttamente dal settore.
Vorrei dire a Rodolfo che trovo incoerenza in due delle sue affermazioni; egli definisce infatti la nostra manifestazione fieristica “una delle più grosse in Europa” (la seconda per importanza) e contemporaneamente la definisce “una fiera pagliacciata” [questa citazione si riferisce presumibilmente ad una lettera inviata direttamente a Exposanità, mentre nel testo pubblicato dal nostro sito essa non è presente. Vi si parla infatti di «eventi organizzati in tal modo», N.d.R.]: non mi pare che questa ultima definizione renda giustizia ad un lavoro che io e i miei collaboratori cerchiamo di svolgere con coscienza e con perizia
Simile alla parola fiera non c’è solo il sinonimo di “brutta bestia”, ma anche la comune radice con la parola “fierezza” e noi della nostra fiera andiamo sinceramente fieri.
Sappiamo che ancora molto occorre fare e su questa linea di consapevolezza continueremo a cercare di migliorarci, non assumendo atteggiamenti spocchiosi e di assuefazione, mettendoci quotidianamente in discussione e confidando di continuare ad avere lungo questo nostro percorso compagni di viaggio anche duramente critici, ma comunque rispettosi anche delle nostre “diversabilità”.
P.S.: Sono dispiaciuto che non abbiano funzionato le prenotazioni, non so da chi Rodolfo avesse avuto la promessa del biglietto di invito: se avrà la bontà di comunicarmi i suoi dati anagrafici sarò lieto di farglielo pervenire in occasione della prossima edizione [grassetti nostri, N.d.R.]».
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