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Discriminazione a mezzo stampa

Il nuovo «Ponte della Costituzione» a Venezia«I disabili – aveva scritto tale Giorgio Malavasi nel corsivo intitolato Calatrava, la vittoria amara dei disabili, apparso sul numero 32 di «Gente Veneta» (30 agosto 2008, p. 13), settimanale di informazione del Patriarcato di Venezia – o, meglio, le due o tre persone che ne rappresentano una parte e che in questi giorni hanno fatto sentire con veemenza la loro protesta, grazie anche alla notevole cassa di risonanza offerta loro dai quotidiani, hanno avuto la meglio. Cacciari e la sua giunta hanno preferito evitare le manifestazioni di protesta, che avrebbero coinvolto Napolitano, e hanno optato per il tono basso».
E poco oltre: «D’altronde, di fronte alla certezza delle proteste, che si poteva fare? Anche perché una manifestazione di handicappati, o una bordata di fischi da persone in carozzella è oggi l’unico tipo di evento di fronte al quale nessun prefetto, nessun questore e nessun capo di vigili si sentirebbe di intervenire. Qualunque altro manifestante sarebbe allontanato e tenuto a bada, i disabili no. Il che dice di un problema pesante e tutto da affrontare».
Infine: «Ma allora delle due l’una: o si fermano le nostre città – in particolare la poco accessibile Venezia – si mettono in moto le migliori intelligenze e si trovano soluzioni e soldi per agevolare i portatori di handicap. Oppure si trova la forza per dire che Venezia non può essere tenuta in ostaggio, sia pure da chi si fa interprete di problemi reali e importanti. Tutto ciò in un contesto come quello del ponte di Calatrava, per il quale lo strumento per l’accessibilità dei disabili – l’ovovia – non è stato negato, ma è solo in ritardo e tra breve arriverà».

Non proprio un contributo costruttivo, dunque, all’importante dibattito culturale e sociale in corso sul nuovo “Ponte della Costituzione” a Venezia, che verrà inaugurato prossimamente, senza essere accessibile alle persone con disabilità e che ha provocato contestazioni sin dal nome prescelto, in quanto struttura irrispettosa proprio della Costituzione, come era stato scritto anche nel nostro sito (Non si può proprio chiamarlo «Ponte della Costituzione», disponibile cliccando qui).
Toni che sempre da queste colonne avevano fatto parlare a Roberto Scano di «articolo altamente offensivo sia verso l’iniziativa di protesta per il ponte non accessibile, sia verso le persone con disabilità in generale» (si veda il testo intitolato Quando l’ignoranza tocca il fondo, disponibile cliccando qui).

Ben volentieri diamo ora la parola al lettore Riccardo Corradino e alla sua lettera inviata anche alla Presidenza della Repubblica, all’Ordine Nazionale dei Giornalisti e alle principali agenzie di stampa – oltre che naturalmente alla testata «Gente Veneta» – ritenendo che le sue parole possano chiudere nel migliore dei modi questa fase del dibattito, sul quale ci auguriamo di poter presentare quanto prima contributi di ben altro livello rispetto a quelli prodotti da Giorgio Malavasi.

«Egregio Giorgio Malavasi, per fame di conoscenza dell’attualità, oltre che per motivi personali e professionali, da qualche tempo seguo con interesse le vicende della discussa opera anche attraverso i puntuali aggiornamenti del blog di Roberto Scano. Con immenso rammarico vedo quanto l’arretratezza culturale nei confronti dei disabili sia ancora fortemente radicata in Italia, ma fin qui nulla di nuovo e nulla di mutevole dall’oggi al domani.
Il Suo atteggiamento discriminatorio ha prepotentemente impregnato per intero l’articolo Calatrava, la vittoria amara dei disabili da Lei firmato, condensato di cronaca che mira a divenire quasi commento scandalistico e, al tempo stesso, non cronaca per quell’incedere concentrato sulla classificazione umana basata sulle limitazioni rispetto all’uomo medio osservato in campo scientifico, invece di espandere il proprio campo di pensiero verso tutte le altre “categorie” di fruitori del ponte ostacolate sul nascere.
Lei può nutrire qualunque sentimento al Suo interno ed è giusto che eserciti liberamente il diritto di cronaca, ma è pur vero che quella stessa Carta Costituzionale che tutela la libertà dell’individuo non Le permette di avvalersi dell’immenso potere della stampa per categorizzare gli esseri umani, attribuire loro differenti diritti persino di parola e di manifestazione del pensiero, di cercare di tramutare il diritto di esistenza di esseri umani indipendentemente dalle menomazioni in colpe inaddossabili alla società, né tantomeno incentrare le Sue riflessioni discriminatorie in modo tale da sviare il problema dal fallimento manageriale delle istituzioni coinvolte nella realizzazione con i pubblici soldini.
Oltre alla profonda indignazione per l’atteggiamento discriminatorio, mi permetto di evidenziare la totale assenza del rispetto di quel dovere professionale di cronaca in senso positivo, che dovrebbe portarLa a riflettere e a comunicare ai lettori le reali cause dell’insuccesso del progetto, piuttosto che l’istigazione alla procedura di scarto della “massa pesante e inutile della società”.
Per concludere desidero enfatizzare il mio rammarico per quanto espresso nelle righe pubblicate, alla luce del fatto che tutto ciò è avvenuto tramite pubblicazione in una testata gestita da organi ecclesiastici. Cordialmente. Riccardo Corradino». (S.B.)

Sulla vicenda del “Ponte di Calatrava” (oggi “Ponte della Costituzione”), segnaliamo, sempre nel nostro sito, i testi recenti:
– Quando i veneziani non sono all’altezza della città
disponibile cliccando qui.
– Quando l’ignoranza tocca il fondo
disponibile cliccando qui.
– Non si può proprio chiamarlo «Ponte della Costituzione»
disponibile cliccando qui.
– Quel ponte è un’opera incompleta, disponibile cliccando qui.
– Ovovia: la parola al direttore dei lavori, disponibile cliccando qui.

Altri precedenti testi dedicati al Ponte di Calatrava sono:
– E finalmente il ponte arriva!, disponibile cliccando qui.
– Il futuro del quarto ponte, disponibile cliccando qui.
– Approvata l’ovovia per il quarto ponte di Venezia
disponibile cliccando qui.
– Il quarto ponte di Venezia, disponibile cliccando qui.

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