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Un’immagine allo specchio

Francesca Penno fotografata da Giovanni Battista Sambuelli per la campagna da lei lanciataAbituati come siamo alle varie campagne di sensibilizzazione indette da organi pubblici o da associazioni, ci ha colpito la spontanea iniziativa di Francesca Penno, ventiquattrenne alessandrina di Felizzano, che ha voluto utilizzare la propria immagine per una campagna dedicata alla disabilità – denominata Rifletti – organizzata da se stessa e dal noto fotografo Giovanni Battista Sambuelli.
In realtà tutto è nato quasi per caso. Francesca, infatti, desiderava essere fotografata da un professionista per scopi privati e per questo si era informata e aveva preso dei contatti. La sua amiotrofia spinale di tipo III aveva provocato alcuni espliciti rifiuti e non risposte, mentre Sambuelli, amico di un’amica, aveva mostrato fin da subito interesse e disponibilità.
Giovanni Battista Sambuelli si definisce un “fotografo glamour”. È un artista in particolare di nudi femminili ed è apprezzato tra gli altri dal regista Tinto Brass.
La sua attenzione professionale non passa soltanto per il desiderio di immortalare le forme femminili, ma include anche la realizzazione di alcune campagne di sensibilizzazione. In particolare, ottimi riscontri ha avuto una sua iniziativa dedicata alla violenza sessuale e agli abusi domestici sulle donne, in concorso al Festival Internazionale della Pubblicità Sociale, promosso da Pubblicità Progresso.
Quando Francesca e Giovanni si sono conosciuti, è nata l’idea di una collaborazione. La proposta iniziale è partita da lui e lei l’ha accolta con entusiasmo e, soprattutto, «con emozione», come ci racconta. «Mi ha chiesto di fargli delle proposte e sono venute fuori molte idee», dice Francesca.

Come si è svolto il vostro lavoro insieme?
«Il vero lavoro è stato quello necessario per arrivare al giorno della posa con un’idea definita e forte ed è stato impegnativo. Ci siamo incontrati parecchie volte a parlare, per mettere a fuoco cosa ci premeva di più trasmettere. Mi sono svelata molto, affrontando anche argomenti difficili e personali: ci è sembrata la strada necessaria da percorrere per individuare un messaggio forte e sincero. Lui è stato gentile, interessato e mi ha fatto sentire a mio agio».

L’idea definitiva come è stata messa a punto?
«Abbiamo deciso di puntare sull’immagine visto che lui è un fotografo e lavora con le modelle. Il primo sguardo verso una persona con disabilità fisica può essere frutto di pregiudizi: abbiamo cercato quindi di individuare un messaggio da rivolgere a questi sguardi, per proporre loro un nuovo modo di guardare. Allo stesso tempo, ci rivolgiamo anche alle persone con disabilità e proponiamo anche a loro di cambiare il modo di guardare a se stessi».

È così che è nato il doppio senso della parola «rifletti» utilizzato nel vostro manifesto?
«Esatto. Abbiamo scelto questa parola perché si riferisce all’immagine riflessa nello specchio, dove la carrozzina scompare, ma si riferisce anche a un atteggiamento della mente, alla proposta che facciamo alle persone di uscire dai pregiudizi e guardare alla disabilità con mente libera.
Quello che abbiamo provato a dire alle persone con disabilità è che siamo noi stessi a determinare quali saranno i riflessi della nostra persona da osservare e siamo ancora noi stessi che scegliamo di conferire un preciso significato alla nostra immagine specchiata. D’altra parte, anche le persone non disabili possono provare a mutare il proprio sguardo, facendo la scelta consapevole di cercare prospettive nuove».

Quanto tempo è durato il lavoro di realizzazione della campagna?
«Ci abbiamo messo un po’ a partire perché all’inizio non è stato facile conciliare i rispettivi impegni. E così, dopo esserci incontrati nel 2006, abbiamo atteso sino alla fine di quell’anno prima di iniziare a ragionare seriamente sul progetto. Poi, fino alla metà del 2007, ci siamo dedicati all’ideazione. Le foto sono state realizzate in una giornata alla fine dell’anno scorso e la distribuzione del prodotto finito è iniziata nell’aprile di quest’anno».

Com’è organizzata la distribuzione?
«Sambuelli ha contattato i siti internet dedicati alla fotografia e ora sta chiedendo ai quotidiani e ad altre riviste cartacee nazionali di ospitare la nostra immagine, ma mi ha spiegato che i tempi per queste cose sono lunghi. Io invece mi sto occupando del settore della disabilità in particolare, soprattutto tramite internet.
Abbiamo anche fatto stampare delle cartoline da diffondere durante convegni dedicati. Inoltre, vorremmo prossimamente organizzare un evento in collaborazione con la Provincia e forse il Comune di Alessandria. Vorremmo affiggere dei manifesti in città e indire una conferenza stampa».

Come hai vissuto questa esperienza e come la vivi ora?
«È stato emozionante fin da subito, anche se dapprincipio non mi ero resa conto di quanto lavoro mi aspettasse, non solo dal punto di vista organizzativo, ma anche da quello personale. Infatti, come dicevo, ho dovuto “raccontarmi” per capire cosa volevamo trasmettere. Ci sono stati dei momenti delicati, ma Sambuelli si è mostrato molto sensibile. Mi sono sentita attiva, perché abbiamo affrontato il processo creativo insieme e mi sono anche divertita molto. L’emozione è continuata anche dopo, guardandomi fotografata».

Sei soddisfatta del risultato? Hai ricevuto dei commenti?
«Siamo entrambi contenti. Secondo noi il manifesto è venuto molto bene e abbiamo avuto riscontri positivi, di persone che ci dicono di essere state stimolate alla riflessione grazie alla nostra idea. Mi sento gratificata».

Avete in mente altri progetti insieme?
«In effetti sì, anche se per ora ne abbiamo solo accennato. Vorremmo provare a misurarci con il video, realizzando un cortometraggio». (Barbara Pianca)

*Testo già apparso nel n. 166 di «DM», periodico nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e qui riprodotto per gentile concessione.

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