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Elezioni negli Stati Uniti e disabilità: quali i veri impegni?

Sarah Palin, candidata repubblicana alla vicepresidenza degli Stati UnitiSin dalla nomina a candidato vicepresidente degli Stati Uniti del repubblicano John McCain, la governatrice dell’Alaska Sarah Palin ha proposto quello che è diventato un suo tema costante in questa campagna elettorale: che cioè, dopo la nascita quattro mesi fa del figlio Trig, con sindrome di Down, sarebbe diventata una strenua sostenitrice dei diritti dei bambini con disabilità.
E tuttavia va detto che Palin non ha proposto alcun programma riguardante i bambini con bisogni speciali.

Ma andiamo per ordine. Con il suo appello alla disabilità, Sarah Palin ha ricevuto un grande applauso nel corso della Convention repubblicana, quando ha affermato: «Ho un messaggio per le famiglie con bambini con bisogni speciali di tutti gli Stati Uniti: per anni avete cercato di rendere l’America un posto più accogliente per i vostri figli e le vostre figlie. Io vi prometto che qualora venissimo eletti, voi avrete un’amica e un’attivista alla Casa Bianca».
Durante poi il confronto di una decina di giorni fa con Joe Biden – candidato alla vicepresidenza per i Democratici – quando le è stato chiesto quali fossero le aree su cui avrebbe focalizzato la sua attenzione da vicepresidente, Palin ha nuovamente sollevato la questione dei bambini con disabilità: «Con John McCain – ha dichiarato – ho avuto delle buone conversazioni riguardo a dove sarei stata maggiormente coinvolta nella sua agenda e cioè, innanzitutto, sulle questioni dell’indipendenza energetica degli Stati Uniti e sulla riforma del Parlamento, poi nell’impegno per le famiglie di bambini con bisogni speciali, tema che è vicino e caro al mio cuore».

Ma questo cosa significa veramente? Gli attivisti per i diritti delle persone con disabilità possono indicare molte aree dove, per la loro esperienza, riscontrano la necessità di un importante supporto governativo: salute, istruzione, tutela dalla discriminazione sul posto di lavoro, ad esempio.
Ma Sarah Palin non ha mai dimostrato una particolare attenzione a questi temi in passato né ha dato specifici segnali su impegni precisi da intraprendere ora. Jim Dickson, vicepresidente per gli Affari Governativi dell’AAPD (American Association of People with Disabilities), ha affermato di provare «sentimenti contrastanti» sul fatto che Palin abbia posto in primo piano le questioni della disabilità durante il suo discorso alla Convention repubblicana.
«Sono stato molto colpito da quello che ha detto – sono le parole di Dickson – ma suo figlio Trig ha solo quattro mesi e quindi non credo sappia ancora bene di cosa sta parlando. Non ha poi alcun “precedente positivo”, durante le sue cariche di sindaco o di governatore, rispetto alle questioni legate alla disabilità».

Più nel concreto, l’Individuals with Disabilities Education Act, la legge federale che stabilisce pari opportunità nell’accesso all’istruzione per i bambini con disabilità, stando a quanto affermano gli esperti, è stata costantemente sottofinanziata sin dalla sua approvazione nel 1975. E tuttavia, la campagna di McCain non propone alcun aumento dei finanziamenti destinati all’istruzione né il suo programma accenna all’educazione inclusiva.
Joe Biden, candidato democratico alla vicepresidenza degli Stati UnitiDal canto suo, il candidato democratico Barack Obama menziona un pieno rifinanziamento di questa legge come uno dei punti del suo piano di otto pagine sulla disabilità.

E in ogni caso gli attivisti per i diritti delle persone con disabilità notano sia nella campagna repubblicana che in quella democratica un interesse senza precedenti per le persone con disabilità. Per la prima volta, infatti, entrambi i candidati hanno membri del loro staff dedicati a “coltivare” il voto delle persone con disabilità e dei loro familiari e ambedue hanno promesso di designare un loro esperto alla Casa Bianca sulle politiche riguardanti la disabilità.
Un punto invece sul quale i due programmi divergono abbastanza nettamente – e va ricordato che il movimento per i diritti delle persone con disabilità sostiene Obama – è quello riguardante il Community Choice Act, un disegno di legge proposto dal senatore dell’Iowa Tom Harkin e sostenuto da Obama, che punta ad indirizzare i fondi attualmente stabiliti per la cura istituzionalizzata maggiormente verso l’assistenza domiciliare, in modo che le persone possano rimanere il più possibile nelle loro case e nelle loro comunità. McCain si oppone a tale provvedimento essenzialmente per una questione di costi. E nel frattempo Sarah Palin è entrata nel mirino degli osservatori anche perché non avrebbe esteso l’assicurazione sanitaria ai bambini dell’Alaska.

Questo non vuol dire per altro che la “squadra” McCain-Palin si muova in modo necessariamente discontinuo sulle questioni riguardanti la disabilità. Si può dire anzi che mentre Palin “mette il tema sotto i riflettori”, McCain si è impegnato più volte concretamente, sostenendo ad esempio la legge quadro sulla non discriminazione (l’ADA – Americans with Disabilities Act), ricevendo elogi dal già citato Jim Dickson dell’AAPD, per aver appoggiato la legge sull’accessibilità al voto delle persone con disabilità, supportando infine – così come ha fatto Obama – l’ADA Amendment Act, un disegno di legge bipartisan appena approvato dal Congresso statunitense, che aiuterà a fare chiarezza sulle tutele previste dall’ADA.

E in ogni caso – per tornare al discorso iniziale su Sarah Palin – ci sono molte cose concrete che quest’ultima potrebbe promettere, per andare incontro agli interessi delle persone con disabilità: dal finanziamento dell’Individual with Disabilities Education Act all’estensione del diritto alla salute o al Community Choice Act. Fino ad ora, però, l’impegno della candidata vicepresidente ad essere “leader” sulle questioni della disabilità, basandosi sulla propria esperienza personale, non si è sviluppato altro che in mera retorica. E fino a che Palin non specificherà esattamente cosa intende fare per i bambini con disabilità – se eletta vicepresidente – rischia di accreditare l’impressione che tutto ciò che sta cercando di ottenere con tale retorica sia solamente un “rientro politico” in termini di voti.

*Testo apparso nel sito «Guardian.co.uk» e qui ripreso per gentile concessione. Traduzione e adattamento a cura di Giuliano Giovinazzo.

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