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Barack Obama e la disabilità

Il 44° presidente degli Stati Uniti Barack ObamaÈ piaciuto, nel primo discorso da presidente degli Stati Uniti di Barack Obama, tenuto a Chicago, il riferimento diretto alle persone con disabilità. E del resto che gli attivisti per i diritti delle persone con disabilità avessero ben notato un interesse senza precedenti per le persone con disabilità, sia nella campagna democratica che in quella repubblicana, lo si era già visto nei mesi scorsi. Per la prima volta, infatti, entrambi i candidati avevano dei membri del loro staff dedicati a “coltivare” il voto delle persone con disabilità e dei loro familiari e ambedue avevano promesso di designare un loro esperto alla Casa Bianca sulle politiche riguardanti la disabilità.

Per quanto riguarda Obama – la cui elezione, va ricordato, era sostenuta dal movimento statunitense per i diritti delle persone con disabilità – il suo programma riguardante la disabilità, intitolato Barack Obama and Joe Biden’s Plan to Empower Americans with Disabilities (“Il programma di barack Obama e di Joe Biden per dare più forza alle persone americane con disabilità”) consta di ben otto pagine, divise in quattro punti principali.

Il primo di essi – ciò che è assai significativo – concerne l’istruzione (Providing Americans with Disabilites Educational Opportunities, “Fornire alle persone americane con disabilità opportunità di istruzione”) e si basa essenzialmente su un pieno sostegno economico all’Individuals with Disabilities Education Act (IDEA), legge federale che stabilisce pari opportunità nell’accesso all’istruzione per i bambini con disabilità, costantemente sottofinanziata sin dalla sua approvazione nel 1975.

Molto importante anche il secondo punto, riguardante la discriminazione e le pari opportunità (Ending Discrimination and Promoting Equality of Opportunity for People with Disabilities, “Porre fine alle discriminazioni e promuovere le pari opportunità per le persone con disabilità”), centrato in particolare sulla necessità di ridare vigore all’ormai “storica” legge sulla non discriminazione del 1990, la celebre ADA (Americans with Disabilities Act) – sostenendo anche l’ADA Amendment Act, disegno di legge bipartisan approvato recentemente dal Congresso, che aiuterà a fare chiarezza sulle tutele previste dall’ADA stessa – oltre che sulla tutela giuridica, su una maggiore informazione in ambito di genetica e sulla garanzia delle cure alle persone con disabilità, comprese quelle con problemi di salute mentale.
Vi è anche uno specifico riferimento alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, non in questo punto, ma nella premessa del programma, ove si dichiara testualmente che «una volta eletto presidente, Obama si impegna a far sì che gli Stati Uniti sottoscrivano il trattato e che successivamente il Senato ratifichi rapidamente lo stesso».
Vale la pena ricordare, infatti, che finora gli Stati Uniti non hanno né sottoscritto né ratificato la Convenzione.

Il terzo punto si occupa poi del lavoro (Increasing Employment Rate of Workers with Disabilities, “Crescere il tasso di occupazione dei lavoratori con disabilità”), puntando sia sul settore pubblico (il Governo Federale viene definito «il più grande imprenditore degli Stati Uniti»), sia su quello privato, incoraggiando il mondo dell’imprenditoria anche con sgravi fiscali, oltre che sostenendo la piccola impresa retta da persone con disabilità e incrementando – su un altro versante – la flessibilità sul posto di lavoro per queste ultime e anche per i familiari che le assistono.

Particolarmente innovativo, infine, il quarto punto, centrato sull’autonomia e la vita indipendente (Supporting Independent, Community-Based Living for Americans with Disabilities, “Sostenere l’indipendenza e la vita nella loro comunità delle persone americane con disabilità”), il cui passaggio maggiormente qualificante riguarda il pieno supporto al Community Choice Act del 2007, disegno di legge proposto dal senatore dell’Iowa Tom Harkin, che punta ad indirizzare i fondi attualmente destinati alle istituzioni maggiormente verso l’assistenza domiciliare, in modo che le persone possano rimanere il più possibile nelle loro case e nelle loro comunità.

Dal punto di vista del programma, dunque, l’aria di cambiamento epocale che già si registra pienamente con l’elezione alla Presidenza degli Stati Uniti del primo afroamericano di colore nella storia del Paese, come il quarantasettenne Barack Obama, si avverte tutta anche in ambito di disabilità, così come l’aveva avvertita il mondo dell’associazionismo statunitense.
Giusto quindi attendere con fiducia l’insediamento nel gennaio del 2009 della nuova Amministrazione, che sarà certamente attesa da sfide fondamentali, all’interno e al di fuori del proprio Paese, in economia e nei drammatici conflitti che vedono coinvolti gli Stati Uniti nel mondo, ma che non potrà non tenere conto di un programma sulla disabilità tanto dettagliato, a partire dall’impegno per una rapida sottoscrizione e successiva ratifica della Convenzione ONU.

Il programma integrale (in inglese) sulla disabilità di Barack Obama e del suo vicepresidente Joe Biden è disponibile cliccando qui.
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