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Bene l’accessibilità a Parma, ma qualcosa ancora va fatto

Il Battistero di ParmaParma, città del prosciutto e del parmigiano, ma anche città d’arte ricca di vestigia romaniche e rinascimentali, già testimone dei fasti della dinastia Farnese, ha ospitato la splendida mostra sul Correggio, tuttora in corso fino al 25 gennaio prossimo [se ne può leggere, in questo stesso sito, al testo disponibile cliccando qui, N.d.R.], e il Festival Verdi, terminato il 28 ottobre scorso, che ha proposto nell’ineguagliabile scenario del Teatro Regio alcune delle più famose opere liriche del compositore di Busseto.
Ho avuto la fortuna di partecipare ad entrambi gli eventi e vorrei formulare alcune osservazioni dal punto di vista, diciamo così, del “turista in carrozzina”.

La mostra sul Correggio
La rassegna, una delle più complete mai organizzate in Italia sull’opera del grande pittore emiliano, si articola in quattro sedi espositive: il Palazzo della Pilotta, ove sono esposte le tavole e la quadreria, la Cattedrale di Santa Maria Assunta e la contigua Chiesa di San Giovanni Evangelista, con i famosissimi affreschi nelle cupole, e il Monastero di San Paolo, dove Correggio realizzò la più famosa decorazione “laica”, con gli affreschi della celeberrima Camera della Badessa.
L’organizzazione è semplicemente perfetta, con il disabile e l’accompagnatore (biglietto gratuito per entrambi) che possono accedere agevolmente ad ogni parte della Mostra con la medesima possibilità di fruizione delle opere consentita agli altri visitatori.
Geniale l’idea di utilizzare dei comuni montacarichi di servizio – presumibilmente pensati per il trasporto degli addetti ai lavori o di materiali necessari ai restauratori – per consentire alle persone non deambulanti di visionare gli affreschi delle cupole siti ad oltre trenta metri di altezza, esperienza che raramente è dato di sperimentare.
Anche gli spostamenti dall’una all’altra delle sedi – per altro molto vicine tra di loro – sono semplici e piacevoli, considerata la pressoché totale accessibilità del centro storico, quasi tutto pedonale e dotato di pavimentazione e rampe agevolmente percorribili.

Il Festival Verdi
Le opere vengono rappresentate presso il Teatro Regio, uno dei templi della lirica italiana, ubicato in pieno centro cittadino, al quale si accede tramite una comoda rampetta che conduce al foyer e quindi alla platea, ove sono presenti due posti per disabili in carrozzina, a destra e a sinistra del blocco centrale delle poltrone, che comunque permettono di fruire completamente dello spettacolo.
L’opera a cui ho assistito, il Rigoletto con Leo Nucci – uno dei migliori baritoni in attività in campo mondiale – mi ha entusiasmato come possono fare solo quegli avvenimenti dei quali non frequentemente possiamo fare esperienza diretta.

L’alloggio
Come sanno bene tutti i disabili che viaggiano, la ricerca di una struttura accessibile è senz’altro uno dei problemi principali con cui ci si trova a fare i conti. Posso allora senza dubbio consigliare la struttura che ci ha ospitato, il Dado Hotel (Via Moletolo, 90/a), albergo nuovissimo e perfettamente accessibile, con cinque camere con bagno adeguato, di cui una comunicante con una singola, soluzione ottimale per chi viaggia in coppia o con accompagnatore, anche per garantire un minimo di privacy.
L’hotel è a circa un chilometro dall’uscita autostradale, ma il centro cittadino è raggiungibile in auto in cinque-dieci minuti. Si tratta di un albergo a quattro stelle e quindi i prezzi sono quelli propri della categoria e dei servizi offerti.

Tutto bene, quindi? Forse Parma è proprio il posto che cercavamo, la città per tutti? Qui mi trovo in difficoltà, per un duplice motivo: da un lato non intendo fare l’eterno bastian contrario, ovvero colui che anche nelle situazioni ottimali vuole scovare qualcosa che non va; dall’altro, però, proprio perché si tratta di un contesto altamente recettivo nei confronti dei problemi e delle esigenze delle persone disabili, non voglio tacere su alcuni elementi che mi hanno lasciato perplesso, nell’auspicio che – evidenziandoli – si possa offrire un contributo ad azioni rivolte alla loro correzione o eliminazione.

Quei posti sullo “strapuntino”
Una poltrona di platea al Regio costa 90 euro, all’accompagnatore, mentre lo spettatore con disabilità entra gratis. Il motivo è presto detto: quello riservato al disabile, in realtà, è un “non posto”, nel senso che la carrozzina viene allocata dietro quattro poltrone laterali, site alle estremità destra e sinistra della sala, laddove esiste uno spazio sufficiente e tale da non intralciare il passaggio degli spettatori “normali” che accedono alle prime file.
L'interno del celebre Teatro RegioAncora una volta la soluzione adottata non ottempera a quanto previsto dalla vigente normativa (Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici 236/89), in base alla quale la struttura destinata a riunioni e spettacoli aperti al pubblico dev’essere «dotata di posti riservati per persone con ridotta capacità motoria, in numero pari ad almeno due posti per ogni 400 o frazione di 400 posti, con un minimo di due; essere dotata, nella stessa percentuale, di spazi liberi riservati per le persone su sedia a ruote, predisposti su pavimento orizzontale, con dimensioni tali da garantire la manovra e lo stazionamento di una sedia a ruote» (articolo 5, comma 2).
Si tratta di applicare i fondamentali principi della parità di trattamento, della garanzia della libertà di scelta (del posto, in questo caso) e delle pari opportunità che soli, a mio parere, configurano l’integrazione come valore condiviso, e non come mera imposizione di diritti percentuali alla partecipazione.

Il Battistero proibito
Il Battistero di Parma, con le sculture di Benedetto Antelami e le altre opere d’arte presenti al suo interno, rappresenta probabilmente il più importante monumento della città emiliana.
Grande è stato quindi il mio sconcerto nel realizzare che la visita interna è impedita da cinque scalini, per il superamento dei quali non è stato previsto alcun accorgimento, né di carattere stabile né di tipo amovibile.
Analoga situazione si presenta all’importantissimo santuario rinascimentale di Santa Maria della Steccata, in pieno centro storico, l’accesso al quale è precluso da quattro gradini, anch’essi insuperabili senza supporti all’uopo predisposti.
Ignoro quale ente abbia la competenza per intervenire sui due edifici ma ritengo, comunque, che – anche qualora si tratti di edifici “vincolati” – si possa fare ricorso all’articolo 19, comma 3, del DPR 503/96, che prevede quanto segue: «Per gli edifici soggetti al vincolo di cui all’art. 1 della legge 29 giugno 1939, n. 1497, e all’art. 2 della legge 1° giugno 1939, n. 1089, la deroga è consentita nel caso in cui le opere di adeguamento costituiscono pregiudizio per valori storici ed estetici del bene tutelato; in tal caso il soddisfacimento del requisito di accessibilità è realizzato attraverso opere provvisionali ovvero, in subordine, con attrezzature d’ausilio e apparecchiature mobili non stabilmente ancorate alle strutture edilizie [sottolineato di chi scrive, N.d.R.]».
Sarebbe davvero così difficile predisporre strutture amovibili utilizzabili a richiesta? Penso di no; se a Roma, infatti, si è reso possibile l’accesso al Colosseo, in questo caso le difficoltà tecniche mi appaiono facilmente superabili.

Le strutture ricettive
In precedenza, parlando dell’albergo in cui ho alloggiato, ho omesso di aggiungere che – dalla nostra ricerca preliminare – si è rilevato che la quasi totalità degli alberghi del centro storico dichiara di non avere camere adeguate alle esigenze dei clienti con disabilità.
Al riguardo, senza dilungarmi ulteriormente sulle previsioni normative (basti citare l’articolo 5, comma 3 del Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici 236/89), mi sembra opportuno richiamare gli obblighi di verifica e controllo degli Organi istituzionalmente preposti, ricordando che le norme per l’abbattimento delle barriere architettoniche devono applicarsi ogni qualvolta si proceda ad interventi di ristrutturazione, di rifacimento o di semplice modifica di alcune parti dell’immobile, che ritengo avvengano frequentemente nelle strutture ricettive di medio e alto livello.

Se anche questi aspetti, dunque, troveranno una soddisfacente soluzione, credo che veramente potremo annoverare Parma tra le città ove è più alta la qualità della vita, non soltanto in termini economici, ma anche sotto l’aspetto della vivacità culturale e dell’inclusione sociale.

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