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Una barriera, un vincolo estetico e alla fine soldi pubblici sprecati…*

Una delle cosiddette Una barriera architettonica, un vincolo estetico e, infine, un danno erariale di quasi 100.000 euro. Una delle complicate questioni riguardanti le cosiddette “baracchine” di Viale Italia [tradizionale luogo estivo di aggregazione e anche di attività commerciali, sul lungomare di Livorno, N.d.R.] ha raggiunto dunque l’aula della Corte dei Conti.
Il procuratore regionale Claudio Galtieri ha chiesto infatti alla magistratura contabile che l’ex dirigente dell’Unità Organizzativa Qualificazione Urbana di Livorno – l’architetto Alberto Pacciardi – e il direttore dei lavori – l’architetto Cristiano Toraldo di Francia – rimborsino il Comune labronico con 99.000 euro, cifra equivalente all’acquisto di sei ascensori che dovevano essere installati negli chalet e che poi non sono stati mai montati e che ora giacciono in un magazzino comunale.

Nell’udienza del 28 gennaio scorso è stata ripercorsa tutta la storia, che parte nel 1998, con l’affidamento al citato architetto di Francia dell’incarico di costruzione delle baracchine. Il progetto definitivo viene presentato nel 1999 e corredato di autorizzazione paesaggistica.
Un anno più tardi – in seguito alla richiesta delle associazioni di persone con disabilità –  vengono inseriti nel progetto sei ascensori, per permettere ai portatori di handicap di raggiungere le terrazze. I due architetti inseriscono quindi una variante e ordinano l’acquisto e l’installazione degli elevatori, senza attendere un’altra autorizzazione. Il nullaosta della Soprintendenza ai Beni Ambientali viene però negato e gli ascensori rimangono inutilizzati.
L’autorizzazione arriverà più tardi, ma solo per la metà degli ascensori e con un aumento di costo notevole. Da qui l’accusa della procura contabile.
Il danno è stato diviso in un 70% a carico dell’ex dirigente comunale e nel 30% a carico del direttore dei lavori.

Il difensore dell’architetto Pacciardi, l’avvocato Carrozza, ha chiesto che la responsabilità fosse ripartita anche con il successore del suo assistito e ha ricordato il suo intervento incisivo nella trattativa con la Soprintendenza, per spuntare almeno l’installazione di tre ascensori.
Dal canto suo, l’avvocato Berlizzi, legale di di Francia, ha sottolineato che il proprio cliente non aveva l’obbligo né di chiedere né di controllare l’autorizzazione e ha concluso ricordando che l’iter di progettazione, criticato dalla Procura, sarebbe stato, più che frutto di irresponsabilità, conseguenza di una lunga e complicata concertazione con i gestori delle baracchine e con le associazioni dei disabili. (Laura Tabegna)

*Testo apparso sul quotidiano «La Nazione» del 29 gennaio 2009, con il titolo Una barriera architettonica, un vincolo estetico e, infine, un danno erariale…, qui ripreso per gentile concessione.
Si ringrazia per la segnalazione «PressBarriere», iniziativa del Comune di Venezia, Progetto Lettura Agevolata, in collaborazione con l’Ufficio Eliminazione Barriere Architettoniche (Direzione PEL).

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