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Si capisce perché parliamo di «cittadini invisibili»?

Matita con la punta rottaCari giornalisti, sulla disabilità state perdendo sempre di più il senso della differenza che intercorre tra storie e Storia.
Ieri il Parlamento Italiano si è segnalato come avanguardia nella tutela dei diritti umani in Europa, ratificando, tra i primi Paesi del vecchio continente – prima di Francia, Germania, Gran Bretagna, per citarne solo alcuni – la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità [se ne legga, in questo sito, cliccando qui, N.d.R.]. Nessuno di voi, però, se n’è accorto! Ho cercato infatti in «Repubblica», sul «Corriere della Sera», sulla «Stampa», nel «Sole 24 Ore», nel «Giornale», ma l’unico accenno alla disabilità è sul quotidiano di Via Solferino, con l’articolo In tv senza braccio. Contestata. La tipica e molto gettonata microstoria.

Ieri sera, nella TV in chiaro, quasi nessun TG di prima serata ha mancato di dare spazio al nuovo album di Mina – che già aveva goduto di un megaspot in apertura del Festival di Sanremo – ma non è apparso neanche un misero lancio che notasse come stesse entrando in vigore una Legge dello Stato complessa e composta da cinquanta articoli (senza contare quelli del Protocollo Opzionale). Quando il nuovo album di Mina sarà in grado di cambiare la vita a sei milioni di italiani, avvisatemi!
Eh sì, perché stiamo parlando di una notizia che avrebbe dovuto aprirli questi TG, invece di essere passata sotto silenzio. Chissà, forse occorreva cucire su di essa una storia o una polemica con il Vaticano per renderla “appetibile” ad un’opinione pubblica che considerate addirittura più pigra di quello che effettivamente sia.

Egregio Presidente Zavoli [Sergio Zavoli, neopresidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza RAI, N.d.R.], vede perché parliamo spesso di “cittadini invisibili” in riferimento al rapporto tra disabilità e organi d’informazione?
Quello che Le estendo è un appello accorato: alla luce dei princìpi della Convenzione appena ratificata, provi a dare il suo contributo forte per modificare questo stato delle cose.

Egregio Ministro Carfagna [Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità, N.d.R.], ho molto apprezzato la sua dichiarazione di ieri in cui parlava della ratifica della Convenzione come di «una rivoluzione culturale nell’approccio alla disabilita».
Ho dei pessimi informatori, spero che leggendo queste righe qualcuno potrà smentirli, assicurandomi che ieri alla trasmissione di Canale 5 Matrix, Lei abbia stimolato il nuovo padrone di casa Alessio Vinci a far vertere la discussione, per almeno cinque minuti, su un provvedimento di tale portata, come la ratifica della Convenzione.

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