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Buoni taxi a Torino: una cosa seria

Taxi adibito al trasporto di persone con disabilità«Il Comune di Torino taglia i fondi per i trasporti dei disabili. La sforbiciata, spalmata negli ultimi due anni, ammonta a ben 500.000 euro e senza aiuti esterni, il prossimo ottobre il servizio potrebbe addirittura chiudere i battenti. Dal canto suo, Palazzo Civico, visto il periodo poco roseo che si prospetta per le casse comunali, sta cercando soluzioni alternative, come quella di convertire una parte dei buoni taxi in un servizio di navette a chiamata. “Se il progetto dovesse funzionare – ha dichiarato l’assessore comunale ai Trasporti Maria Grazia Sestero – potremo garantire il trasporto a più persone, riuscendo, però, a contenere la spesa”. E in ogni caso il Comune da solo non sembra farcela: quello dei buoni taxi, infatti, è un servizio totalmente a carico di Palazzo Civico «e in altre città – ha sottolineato Sestero – non è nemmeno garantito. Per accontentare anche gli altri 1.000 disabili in lista d’attesa, oltre ai 1.800 che già usufruiscono dei buoni taxi, avremmo comunque bisogno almeno di altri 2 milioni e mezzo di euro».
Questo, in sostanza, il contenuto degli articoli apparsi nei giorni scorsi in alcune testate, secondo i quali rischia un brusco ridimensionamento il servizio di trasporto delle persone con disabilità nella città di Torino, attuato tramite il sistema dei buoni taxi.

Per questo i coordinamenti CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà), FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione delle Associazioni Nazionali sulla Disabilità) – che uniti rappresentano in Piemonte oltre cento associazioni e 25.000 utenti – hanno convocato una conferenza stampa congiunta, per puntualizzare alcuni elementi e avanzare una serie di proposte, in seguito, appunto «alle allarmistiche dichiarazioni dell’assessore Sestero e agli articoli apparsi su alcuni organi di informazione».
Per altro – notizia importante da segnalare – proprio durante la conferenza stampa, è giunta da parte degli Assessorati Comunali ai Trasporti e alle Politiche Sociali la convocazione ai coordinamenti delle associazioni per il richiesto Tavolo Tecnico-Amministrativo sui buoni taxi.

E in ogni caso, in una nota ufficiale diramata per l’occasione, a firma dei presidenti di CPD, FISH e FAND Piemonte – rispettivamente Paolo Osiride Ferrero, Piergiorgio Maggiorotti ed Enzo Tomatis – si dichiara come «inaccettabile il modello secondo il quale i tagli iniziano nelle fasce più deboli: se si deve risparmiare, infatti, non si comincia a farlo dall’assistenza. Le associazioni, poi, non hanno rigettato tout-court le proposte dell’Amministrazione, ma hanno richiesto che gli argomenti portati alla discussione dall’Assessorato fossero approfonditi. Le associazioni, infine, hanno ribadito più volte che le tematiche da affrontare sono: un piano pluriennale da parte della città sull’accessibilità dei trasporti pubblici; il fatto che il servizio dei buoni taxi sopperisce alla non fruibilità generale del servizio pubblico da parte delle persone con disabilità e risponde a precise prescrizioni contenute nella Legge 104/92; l’inaccettabilità della proposta di legare le tariffe, e quindi il numero e i valori del buono taxi, al sistema ISEE [Indicatore Situazione Economica Equivalente, N.d.R.], in quanto esso non viene applicato per determinare le tariffe dei mezzi pubblici di tutti gli altri utenti». «Perché – chiedono quindi le associazioni – dovrebbe essere applicato alle persone con disabilità?».

Il documento passa poi alla fase propositiva, ove si chiede innanzitutto il già citato Tavolo Tecnico-Amministrativo tra le Associazioni, le Divisioni e i Servizi Comunali dei Trasporti e delle Politiche Sociali e anche «una descrizione puntuale delle diverse caratteristiche di tutti gli aventi diritto, anche di quelli già assodati, con la ridefinizione dei criteri di priorità e dell’entità del contributo in buoni taxi in base alla tipologia del bisogno e alle caratteristiche del richiedente».
E ancora, «la rifocalizzazione del servizio sugli obiettivi per cui era nato – lavoro, scolarizzazione e socializzazione – distinguendo tali risorse da quelle del trasporto per cura che oggi rappresenta più dell’80% dei trasporti, richiedendo una contribuzione agli Enti titolari del Servizio Sanitario».
Si chiede poi «di incentivare l’utilizzo del trasporto collettivo, soprattutto per quanto riguarda i trasporti sanitari, dei quali sono già conosciute tutte le destinazioni (ASL, Presìdi Ospedalieri)».
Un’ipotesi di cui tenere certamente conto, secondo le associazioni, è anche quella di «riorganizzare il servizio, introducendo nuove tipologie di gestori (anche del Terzo Settore), allo scopo di recuperare spazi di maggiore efficienza ed economicità, con l’utilizzo stesso di nuovi modelli di vettori».
Infine, viene ritenuta necessaria anche «una rinegoziazione dei rapporti contrattuali con le cooperative di taxi, tenendo conto che si tratta di un mercato garantito, costante e tracciabile».

In sostanza, le associazioni – con questa iniziativa, che come si è detto sembra aver già ottenuto un primo importante risultato – hanno inteso soprattutto «ribadire il proprio no a soluzioni calate dall’alto», chiedendo invece «un confronto con le istituzioni, per formulare proposte condivise e sostenibili per tutti». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Ufficio Comunicazione CPD Torino, tel. 011 3198145, uffstampa@cpdconsulta.it.
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