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Giocare tutti insieme alla PlayStation

Il dispositivo joypad che serve a comandare una PlayStationFa impazzire bambini e adulti, ha conquistato migliaia di ragazzi, impegna e diverte per ore persone di tutte le età: è la PlayStation, una delle console più diffuse al mondo. Eppure per qualcuno giocarvi è ancora un sogno: chi ha difficoltà ad usare braccia e mani, ad esempio, non è in grado di servirsi del joypad* e dei tasti di controllo. E così, dopo una cena tra amici, le persone con una disabilità agli arti superiori devono rinunciare all’immancabile sfida alla Play. O per lo meno dovevano rinunciare.

L’invenzione
Oggi, infatti, questo ostacolo è superato grazie agli studi di Luca Fanucci, docente dell’Università di Pisa di Progettazione dei Sistemi Microelettronici e di Apparati Elettronici, del collega Roberto Roncella e di Fabrizio Iacopetti. Giocare tutti insieme alla PlayStation. L’importanza del gioco collaborativo nell’inclusione sociale: questo è il nome del progetto che si propone di fare utilizzare ai videogiochi anche alle persone con disabilità. Un progetto davvero unico nel suo genere e capace di assicurarsi numerosi riconoscimenti, oltre ad essere stato segnalato come esempio di professionalità, innovazione e coraggio nel sito Non solo fannulloni del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione. Lo scorso novembre, inoltre, nell’ambito della manifestazione biennale di Bologna, HANDImatica 2008, le ricerche dei tre studiosi si sono aggiudicate – per la categoria Innovazione – il premio «alle migliori azioni per una pubblica amministrazione aperta ed inclusiva». Una soddisfazione, questa, per il progettista, Luca Fanucci, e per i suoi collaboratori e un’azione concreta nel segno dell’integrazione e di una migliore qualità di vita per le persone con disabilità.
L’idea di creare un dispositivo che permetta anche ai portatori di handicap di giocare alla PlayStation nasce dalla consapevolezza dell’importanza del gioco nella formazione della personalità e nella crescita individuale e sociale. «Il nostro rapporto con gli utenti disabili e le associazioni che li rappresentano – spiega Fanucci – è stato continuo. Alcuni genitori chiedevano perché nessuno pensasse a giochi per i portatori di handicap e così abbiamo puntato sulle ITC, le Information and Communication Technology, tecnologie sì sofisticate, ma ormai diffuse e ampiamente applicate e quindi disponibili a bassi costi».

Come funziona
Ma in che cosa consiste esattamente il progetto? In parole semplici si tratta di un’interfaccia che permette di collegare alla PlayStation uno o più sensori specifici per disabili. Il sensore può essere di diverso tipo, a seconda della disabilità e può quindi essere attivato da chi non usa le mani ad esempio con un soffio, con un lieve movimento del braccio, della nuca e così via. A sua volta ciascun sensore può essere abbinato ad uno qualsiasi dei tasti del joypad. In tal modo il giocatore con disabilità può controllare fino a nove tasti. Non solo: il tasto del joypad abbinato al sensore lavora anche in parallelo a quest’ultimo il che significa che continua a funzionare normalmente e quindi può essere attivato anche con la semplice pressione. Quest’ultimo non è certo un dettaglio perché grazie a questa duplice funzionalità, il joypad può essere utilizzato da un altro utente oltre a quello con disabilità e quindi il dispositivo permette il gioco collaborativo. Un ragazzo che non riesce ad usare le mani può infatti sfidare il computer grazie all’aiuto di un amico il quale premerà per lui i tasti che egli non è in grado di attivare. La semplificazione dell’interfaccia permetterà inoltre di giocare anche a soggetti con limitate capacità cognitive.

L’Università ha raccolto la sfida
Insomma, si tratta di una “piccola rivoluzione” perché fino ad ora non esisteva niente del genere: «I genitori – racconta ancora Luca Fanucci – si affidavano a soluzioni artigianali, ma erenao sempre adattatori ad hoc, indicati solo per un tipo di disabilità, non certificabili e non commerciabili su larga scala. La vera novità del nostro progetto, invece, è che si è tradotto in un prodotto». Se infatti le aziende, in genere, investono assai poco sugli ausili tecnologici perché rappresentano vere nicchie di mercato, poco redditizie dal punto di vista economico, in questo caso l’Università di Pisa ha voluto raccogliere la sfida e sostenere il progetto di Fanucci; è stata poi Ideability, l’azienda spin-off** dell’Ateneo, a tradurre l’idea in un prodotto, già disponibile sul mercato. Essa si è fatta carico prima del trasferimento tecnologico, dell’ingegnerizzazione e industrializzazione del prodotto, poi della sua commercializzazione.
In conclusione Luca Fanucci vuole sottolineare ulteriormente la forte valenza sociale del progetto: «Un maggiore sostegno pubblico per il trasferimento tecnologico dei risultati della ricerca nel settore degli ausili tecnologici per disabili potrebbe incentivare l’investimento di aziende private, aumentando il numero di prodotti disponibili sul mercato». E in ogni caso già da oggi anche i bambini e i ragazzi con disabilità possono godersi una partita alla PlayStation, per di più insieme agli amici. Un importante passo avanti, quindi, nel segno dell’inclusione sociale.

*Ripresa, con modifiche di dettaglio, di un testo apparso in «Il Giornale dell’Ateneo» dell’Università di Pisa. Per gentile concessione.

**Il joypad (o gamepad), è un dispositivo di input per computer e soprattutto per console, dotato di un numero variabile di tasti e di un pad direzionale in grado di consentire all’utente di effettuare gli spostamenti voluti.
***Una spin-off universitaria è una società alla quale un’università partecipa con una quota azionaria.

Per ulteriori informazioni: «Il Giornale dell’Ateneo» dell’Università di Pisa, tel. 050 2212531, g.parrini@adm.unipi.it.

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