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Al cinema, in prima fila, ma non è certo il massimo, anzi…

Sala cinematografica«Ho letto con molto interesse – ci scrive Maria Pia  dell’ANIEP di Ancona (Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti Civili e Sociali degli Handicappati) – l’articolo di Franco Bomprezzi da voi pubblicato il 15 aprile scorso sulle persone con disabilità che frequentano gli stadi italiani e che in genere vengono trattate da “tifosi di serie B”».
Il riferimento della lettrice è al testo intitolato I diritti degli spettatori meno garantiti (disponibile cliccando qui) e riguarda una materia che ancor più recentemente abbiamo trattato in profondità, parlando dei due nuovi stadi in progettazione a Roma, che saranno di proprietà delle società Roma e Lazio (se ne legga nei testi intitolati Si terrà conto dell’accessibilità per i due nuovi stadi romani? e Roma e Lazio: non perdete questa grande occasione!, disponibili rispettivamente cliccando qui e qui)

«Ebbene – continua Maria Pia – non so se abbiate già trattato l’argomento, ma ci sono anche gli spettatori disabili delle multisale cinematografiche che vengono trattati in modo ancor più discriminante. Infatti, il disabile con problemi motori che non può per ovvi motivi affrontare le scale della sala, è costretto a vedere il film dalla prima fila di poltrone. Provare per credere! Lo schermo ti è talmente addosso che di fatto non vedi nulla, ti viene anche il capogiro e preferisci porre fine alla tortura, uscendo dalla sala. Conclusione: anche il cinema, luogo di incontro e di aggregazione, diventa proibito. Poco importa che il biglietto d’accesso sia gratuito se di fatto il disabile non è messo nelle condizioni di “vedere” davvero il film».

Effettivamente anche questo è un problema sollevato molto spesso dai nostri lettori e da noi affrontato “qua e là”, parlando in generale di barriere e ostacoli nella fruizione degli spazi culturali. Si tratta di una questione che certamente tratteremo ancora – con gli opportuni approfondimenti – fermo restando che solo con la piena affermazione del principio della “progettazione universale” da noi evidenziato parlando degli stadi – ovvero “pensandoci prima” e non “a cose fatte” – il problema si potrà veramente risolvere. Solo così, infatti, si arriverà alla vera e concreta applicazione del concetto tanto chiaramente esposto nella Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, quando si scrive che gli Stati dovranno adottare «tutte le misure adeguate a garantire che le persone con disabilità […] abbiano accesso a luoghi di attività culturali, come teatri, musei, cinema, biblioteche e servizi turistici» (articolo 30, comma 1c). E chiaramente, se si va al cinema, si deve poter vedere un film in situazione pari agli altri spettatori, senza capogiri o la voglia di uscire dalla sala! (S.B.)

Nell’apprezzare l’ottima provocazione della lettrice, quando scrive «poco importa che il biglietto d’accesso sia gratuito se di fatto il disabile non è messo nelle condizioni di “vedere” davvero il film», vale per altro la pena ricordare che ad oggi non esiste alcuna norma che preveda la gratuità del biglietto al cinema e a teatro. La provocazione naturalmente resta e va letta come un’ipotesi – «se anche il biglietto fosse gratuito ecc.» – ma crediamo sia comunque necessario precisare che quando succede, si tratta solo di una scelta “di buon cuore” del gestore della sala. (C.G.)

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