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Non potrà essere l’ovovia a far cessare la discriminazione!

Il discusso quarto ponte sul Canal Grande di VeneziaE alla fine siamo costretti a leggere sul quotidiano «Il Gazzettino» del 3 giugno scorso una notizia come questa: «I tre anni di ritardo con cui è stato consegnato il ponte di Calatrava [a Venezia] rischiano di diventare cinque. Come è noto, l’opera così come la vediamo oggi non è ancora completata, a causa dei vincoli imposti dalla normativa in merito all’accessibilità piena delle opere pubbliche. L’ovovia, che al momento dell’apertura del ponte (la notte dell’11 settembre 2007) veniva data per finita entro pochi mesi da quella data, è in realtà ancora in alto mare. E per di più al centro di un contenzioso il quale non farà che allungare ancora di più i tempi di consegna».

Il nostro sito – come ben sanno i lettori più affezionati e come conferma anche il lungo elenco di testi qui riprodotti in calce – ha seguito per anni la vicenda del quarto ponte sul Canal Grande di Venezia, progettato dal celebre architetto spagnolo Santiago Calatrava e denominato “Ponte della Costituzione”. L’ha seguita dando spazio di volta in volta a diverse opinioni e prese di posizione, ma sempre con la consapevolezza chiaramente espressa da Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che aveva scritto poche settimane dopo l’inaugurazione nel settembre del 2008: «Quell’opera è stata realizzata in violazione al principio di non discriminazione e in violazione al principio della progettazione universale, due capisaldi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e di altre importanti dichiarazioni internazionali. Ovovie, sollevatori, biglietti gratuiti sui trasporti pubblici a mo’ di indennizzo non rappresentano un “accomodamento ragionevole”, ammesso dalla Convenzione solo nel caso di particolari disabilità e solo in casi estremi. Il ponte doveva essere progettato, finanziato e realizzato con la logica della progettazione universale, cioè tenendo in considerazione anche anziani, persone con problemi visivi, persone con difficoltà a deambulare e persone in carrozzina. Cittadini a tutti gli effetti. Una lacuna vieppiù grave, visto l’abito epocale attribuito all’opera, in una città dal rilievo universale come Venezia, ove assume una valenza fortemente simbolica».

In altre parole, a rendere accessibile un’opera che tale non è mai stata, sin dalla sua concezione iniziale, non potrà essere l’ovovia, quella sorta di cabina che dovrebbe percorrere il dorso della struttura, trasportando carrozzine e persone con ridotta mobilità. Appare quindi quasi grottesco, a questo punto, dover leggere che quello stesso manufatto – nato come “risposta” del Comune di Venezia alle obiezioni mosse in tutti questi anni da tante persone con disabilità e dalle loro associazioni – stia “passando i propri guai” e rischi un ulteriore pesante rinvio a causa di un contenzioso che coinvolge l’azienda che lo ha ideato e quella che ne è stata la committente. Un manufatto, tra l’altro, che anche una volta installato costringerà chi lo utilizzerà a un attraversamento di almeno una ventina di minuti, a seconda che la cabina sia su un lato del canale o su quello opposto, che potrebbero diventare molti di più in caso fosse un gruppo di persone in carrozzina a volerne usufruire.
«L’ovovia – aggiunge ancora Giulio Nardone, presidente dell’ADV (Associazione Disabili Visivi) – sottrarrà a chi la userà una prospettiva visiva unica dall’alto del ponte, essendo oltretutto collocata dal lato che guarda a Piazzale Roma e non al Canal Grande. Per le persone con disabilità, dunque, “vista degli autobus” e non di Venezia!».

Non dovrebbe infine mancare molto al pronunciamento del Tribunale di Milano sul ricorso presentato da Domenico Molinero, avvocato e cittadino con disabilità, in riferimento alla Legge 67/06 sulla discriminazione delle persone con disabilità. Un’istanza del tutto condivisa della FISH, centrata su concetti già espressi anche nel presente testo e per i quali vale la pena riprendere altre parole pronunciate dal presidente della FISH Barbieri: «La messa in opera dell’ovovia non potrà far sì che cessi la discriminazione attuata nei confronti delle persone con disabilità, con un ponte che è stato chiamato “della Costituzione”, ma dal quale spicca fastidiosamente proprio l’esplicita violazione dell’articolo 3 della stessa Costituzione sulla libertà e l’uguaglianza di tutti i cittadini». (Stefano Borgato)

Sulla vicenda del “Ponte di Calatrava” (oggi “Ponte della Costituzione”), segnaliamo i seguenti testi pubblicati dal nostro sito:

– Quel ponte discrimina milioni di persone!, disponibile cliccando qui.
– Ponte di Calatrava: il grande rattoppo, disponibile cliccando qui.
– Il ponte e il presidente, disponibile cliccando qui.
– Discriminazione a mezzo stampa, disponibile cliccando qui
– Quando i veneziani non sono all’altezza della città, disponibile cliccando qui.
– Quando l’ignoranza tocca il fondo, disponibile cliccando qui.
– Non si può proprio chiamarlo «Ponte della Costituzione», disponibile cliccando qui.
– Quel ponte è un’opera incompleta, disponibile cliccando qui.
– Ovovia: la parola al direttore dei lavori, disponibile cliccando qui.
– E finalmente il ponte arriva!, disponibile cliccando qui.
– Il futuro del quarto ponte, disponibile cliccando qui.
– Approvata l’ovovia per il quarto ponte di Venezia, disponibile cliccando qui.
– Il quarto ponte di Venezia, disponibile cliccando qui.

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