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L’accessibilità è la sintesi di norme e regolamenti

Raffaele Goretti, presidente della FISH Umbria«Per abbattere le barriere architettoniche non è necessario un cambiamento culturale: basta rispettare le leggi esistenti». Lo ha dichiarato Raffaele Goretti, presidente della FISH Umbria (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), riprendendo argomenti ben noti ai lettori del nostro sito: «Il quadro normativo italiano è fra i più avanzati in materia. Per consentire l’accessibilità degli spazi alle persone con disabilità sarebbe dunque sufficiente garantire la copertura economica e il rispetto della Legge 13/89 [Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, N.d.R.], che stabilisce i termini e le modalità con cui dev’essere garantita l’accessibilità ai vari ambienti, con particolare attenzione ai luoghi pubblici».

«Diritto sulla carta – si scrive poi nell’articolo del quotidiano umbro, citando cortesemente quanto da noi reso noto nei giorni scorsi rispetto a una città in provincia di Caserta – la libertà di movimento rischia di rimanere un miraggio per le persone con ridotte capacità motorie o sensoriali, se è vero che, come riportato da Superando.it, Caiazzo, comune dell’Alto Casertano pieno di barriere, è stato inserito nella rete delle “Città del buon vivere” [se ne legga in questo sito al testo intitolato Buon vivere, ma per chi?, cliccando qui]».
«Purtroppo – ha dichiarato ancora Goretti al “Giornale dell’Umbria” – anche nella nostra Regione capita di “inciampare” in ostacoli che limitano gli spostamenti dei disabili e le persone ostaggio di gradini e ascensori troppo stretti sono più numerose di quanto si immagini. Le barriere architettoniche, del resto, non rappresentano un problema solo per le persone con disabilità: possono infatti mettere in difficoltà anche una mamma che spinge un passeggino e rivelarsi insormontabili per gli anziani, in continuo aumento».
«Nel progettare gli spazi – ha concluso Goretti – soprattutto quelli pubblici, bisogna tener conto anche delle esigenze di mobilità dei disabili che troppo spesso trascorrono la propria vita fra le mura domestiche perché non se la sentono di affrontare l’esterno. L’accessibilità, come ho avuto modo di ricordare in occasione della mancata visita a Palazzo Baldeschi a Perugia, che mi è stata preclusa proprio per le esistenti barriere architettoniche, non è un termine astratto o interpretabile, ma è la sintesi di norme e di regolamenti. Non bisogna insomma inventare niente di nuovo, dal momento che la vera rivoluzione in materia di accessibilità degli spazi sarebbe proprio l’applicazione delle leggi vigenti e il loro finanziamento».

E a proposito di “Città del Buon Vivere” (Cittaslow), chiamate in causa dal «Giornale dell’Umbria» in riferimento al nostro recente articolo su Caiazzo, nella lista completa di esse ne troviamo ben otto in provincia di Perugia (Castiglione del Lago, Città della Pieve, Monte Castello di Vibio, Montefalco, Preci, Todi, Torgiano e Trevi) e tre in provincia di Terni (Amelia, Orvieto e San Gemini). Tutte località meravigliose, per diretta esperienza di chi scrive. Ma sono veramente “Città del Buon Vivere” anche per le persone con disabilità? Scrivere alla nostra redazione è semplice, l’indirizzo è info@superando.it. (Stefano Borgato)

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