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Non si riforma così il sistema di certificazione dell’invalidità

Ombra sfuocata di persona in carrozzinaL’articolo 20 del Decreto Legge approvato il 26 giugno scorso in Consiglio dei Ministri, riguardante le frodi in materia di invalidità civile [nel sito HandyLex.org se ne può leggere un approfondimento, cliccando qui, N.d.R.], attribuendo all’INPS nuove competenze in materia di certificazione di invalidità civile, ignora anni di ricerche che richiamano sicuramente a una necessità di modifica dell’iter di certificazione, ma che l’articolo in questione non sembra proprio cogliere.
Stupisce pertanto che uno stesso Governo riconosca i problemi del proprio sistema certificativo, commissionando un Libro Bianco sull’invalidità [si parla di Un Libro Bianco sull’invalidità civile in Italia. Uno studio nelle Regioni del Nord e del Centro, a cura di Matilde Leonardi, Milano, FrancoAngeli, 2008, di cui si legga in questo sito cliccando qui, N.d.R.] e un progetto di revisione della certificazione sulla disabilità, ma che da un’altra parte, sull’onda di un Decreto d’urgenza, non sappia tenere in considerazione i risultati dei progetti da esso stesso commissionati, per migliorare la qualità di vita dei propri cittadini.

Di fatto, l’INPS, se lo volesse, possiederebbe oggi uno strumento scientifico serio per rispondere ai bisogni dei veri invalidi. Questo è infatti ciò che ha dimostrato il citato Libro Bianco sull’invalidità civile in Italia e che sta dimostrando nei fatti il progetto Messa a punto di protocolli di valutazione della disabilità basati sul modello biopsicosociale e la struttura descrittiva della Classificazione Internazionale del Funzionamento Disabilità e Salute (ICF), coordinato dall’Agenzia Regionale della Sanità del Friuli Venezia Giulia, nella persona di Carlo Francescutti [ne segnaliamo, in questo sito, un’intervista esclusiva, cliccando qui, N.d.R.].
Come detto, è sicuramente necessaria una revisione dei percorsi di certificazione di invalidità civile, di disabilità e di accertamento della capacità lavorativa, utili a contrastare il fenomeno dei cosiddetti “falsi invalidi” e degli abusi legati a queste certificazioni. ll fenomeno dei falsi invalidi, risultato di un sistema che – se esistono – li ha evidentemente avallati da decenni, è una piaga ben nota che lede non solo il sistema previdenziale italiano, ma anche lo stesso “sistema Italia”.
Il supporto da parte dello Stato rimane comunque un diritto di cui ogni cittadino può disporre, per essere sostenuto nel far fronte ad una patologia. È per questo che è necessaria anche una revisione del sistema di certificazione per incontrare i bisogni delle tante persone con disabilità, come sostiene la stessa Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, recentemente ratificata dal Governo Italiano.

Confidiamo che l’INPS – caricato di un onere e di una responsabilità fondamentale per milioni di persone – sappia tener conto dei problemi del sistema e scelga di promuovere la riforma che gli stessi vertici dell’Istituto, coinvolti nella ricerca sul Libro Bianco, avevano riconosciuto come riforme indispensabili del sistema di certificazione.
La certificazione di invalidità, da sola, non è sufficiente per comprendere l’entità del problema di ogni persona e nemmeno, in un secondo tempo, per definire la presa in carico e l’eventuale impegno dei servizi socio-sanitari. Con il Libro Bianco sull’invalidità civile in Italia – ricerca triennale voluta e finanziata dal Ministero della Salute – abbiamo dimostrato infatti che è necessario e possibile fare chiarezza in questo settore e sembra che vada in questa direzione la necessità di rinnovamento nella legislazione in materia di invalidità.
Le difficoltà emerse dallo studio sull’invalidità civile, in merito all’impossibilità di ricondurre ad un’unica percentuale un problema di salute di una persona, sono estendibili a tutte le modalità di certificazione.

In Italia, la sovrapposizione tra mondo assistenziale e previdenziale rende complessa la lettura giuridico-amministrativa sull’invalidità civile e il riconoscimento di invalido civile è diventato la chiave di accesso a innumerevoli prestazioni dirette e indirette, con “punteggi soglia” differenziati.
Detto questo, va riconosciuto che tale sovrapposizione è data nel nostro Paese anche dal problema della frammentarietà delle leggi: per l’accertamento dello status di persona con invalidità, coesistono infatti tuttora procedimenti diversi per la certificazione dell’invalidità (Legge 118/71; Decreto Legislativo 509/88; Legge 295/90), per l’accertamento di persona in situazione di handicap (Legge 104/92, articolo 4), per l’individuazione dell’alunno come soggetto in situazione di handicap (DPR del 24 febbraio 1994; Legge 289/02, articolo 35, comma 7; DPCM 185/06) e per la valutazione delle condizioni di disabilità che danno diritto di accedere al sistema per l’inserimento lavorativo dei disabili (DPCM del 13 gennaio 2000).

E dunque la proposta dell’articolo 20 del Decreto Legge citato inizialmente, anziché prendere atto di queste difficoltà che danneggiano tanti cittadini italiani, sembra voler mantenere un sistema parcellizzato, togliere potere ai medici legali delle ASL (rendendoli comunque responsabili di tutti i problemi che emergono da un iter certificativo così impostato) e delegare a un medico legale dell’INPS il ruolo di presidente di commissione di accertamento.

*Curatrice e coautrice del Libro Bianco sull’Invalidità Civile in Italia. Uno studio nelle Regioni del Nord e del Centro.
**Coautore del
Libro Bianco sull’Invalidità Civile in Italia. Uno studio nelle Regioni del Nord e del Centro.

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