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La FISH sarà parte civile nel primo processo penale di Serra d’Aiello

L'ingresso del tristemente noto Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello (Cosenza)La FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) sarà parte civile nel primo dei processi penali scaturito dalle vicende legate alla gestione dell’Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d’Aiello (Cosenza), struttura “sgomberata” con modalità quanto meno discutibili il 17 marzo scorso, che per anni ha rappresentato per la stessa FISH un simbolo di diritti negati delle persone con disabilità.
La richiesta di costituzione di parte civile è stata accolta nel corso di un’udienza svoltasi il 9 luglio scorso, durante il quale il Giudice incaricato di esaminare questo procedimento ha stabilito definitivamente che la FISH è legittimata a stare in giudizio.

Tra i motivi di richiesta di costituzione di parte civile, la Federazione ha sostenuto come i fatti che hanno interessato la struttura di Serra d’Aiello abbiano provocato «un danno ingente alla tutela di diritti diffusi e sociali» e che pertanto esistesse «un rapporto di causalità diretta tra i fatti contestati agli odierni imputati e la lesione di diritti assoluti tutelati dalla FISH». 
Il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Paola (Cosenza), che in sede di discussione circa l’ammissione della richiesta da parte della FISH ha espresso il proprio parere favorevole, ha sottolineato inoltre il ruolo svolto dalla FISH Calabria, che in questi anni ha portato avanti con coerenza e coraggio numerose iniziative a tutela dei diritti e della dignità delle persone presenti all’interno della struttura di Serra d’Aiello.

«L’ammissione ad essere parte civile in questo processo – ha affermato Pietro Barbieri, presidente della FISH – apre una nuova frontiera nella tutela dei diritti delle persone con disabilità, dove gli strumenti giudiziari potranno diventare sempre più tipici strumenti di difesa degli interessi e dei diritti dei cittadini con disabilità».
«Vorrei inoltre ringraziare – ha aggiunto Barbieri – gli avvocati Alfonso Amoroso e Giuseppe Pizzonia, che grazie al loro impegno e competenza hanno fatto sì che potesse essere raggiunto questo importante risultato». (G.G.) 

 

Con la lettura dei seguenti testi – nei quali il nostro sito si è occupato in questi anni dell’Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d’Aiello – si può avere un approfondito quadro storico e del contesto in cui si sono svolte le vicende della struttura calabrese, fino allo “sgombero”, quanto meno discutibile, del 17 marzo di quest’anno:

– Serra d’Aiello: una bestemmia sociale, disponibile cliccando qui.
– La segregazione di Serra d’Aiello, disponibile cliccando qui.
– Serra d’Aiello: Nulla su di Noi senza di Noi, disponibile cliccando qui.
– Storia di abusi e indegnità, con coda paradossale, disponibile cliccando qui.
– Serra d’Aiello: arrivano gli arresti, ma continua la lotta, disponibile cliccando qui.
– Non ghetti, ma luoghi di vita, disponibile cliccando qui.
– Solo così si potranno veramente chiudere gli istituti, disponibile cliccando qui.
– Serra d’Aiello: un brindisi al cambiamento, disponibile cliccando qui.
– Serra d’Aiello: un anniversario, un’associazione e un percorso che continua, disponibile cliccando qui.
– Un altro indagato illustre per Serra d’Aiello, disponibile cliccando qui.
– Serra d’Aiello: si «sgomberano» i pacchi, non le persone!, disponibile cliccando qui.
– Che cosa non fa notizia a Serra d’Aiello, disponibile cliccando qui.
– Serra d’Aiello: chiudere sì, ma non certo in questo modo!, disponibile cliccando qui.
– Serra d’Aiello: diamo voce a chi non ha voce, disponibile cliccando qui.
– Quello «sgombero» ci ha sconvolto, ma bisogna ripartire, disponibile cliccando qui.

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