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Quell’annegamento non è stata una tragica fatalità

Uomo cieco con il bastone bianco sulle strisce pedonaliAvevamo riferito, qualche settimana fa (se ne legga cliccando qui), del tragico evento accaduto a Gabicce (Pesaro Urbino), dove due turisti non vedenti, Giampietro Frigerio, 53 anni, di Desio (Milano) e Massimo Marni, 52 anni, di Bergamo, erano caduti in mare nel corso di una passeggiata, perdendo la vita il primo e salvandosi miracolosamente il secondo, dopo il ricovero all’Ospedale di Cattolica.
Come avevano riferito i Carabinieri, l’incidente era avvenuto perché camminando lungo il molo, Frigerio aveva messo male il bastone cui si appoggiava, non rendendosi conto che stava per oltrepassare la banchina ed era precipitato in acqua, seguito a ruota dall’amico vicino. Il tutto di fronte alla sede della Guardia Costiera.

Oggi registriamo la notizia che i familiari di Frigerio non intendono assolutamente accettare quanto successo come “una drammatica fatalità” e che hanno deciso di adire le vie legali nei confronti del Comune di Gabicce.
«Una tragedia che forse si poteva evitare», hanno dichiarato pubblicamente, chiedendo anche «perché, sulla banchina del molo dove Giampietro è caduto nelle acque del porto, non vi fossero protezioni particolari, quali un corrimano-guida di corda e piccoli cigli percepibili con il bastone bianco ai lati dei percorsi».
I congiunti vogliono anche che l’indagine – affidata attualmente al luogotenente Vincenzo Morreale della Capitaneria di Porto di Gabicce – chiarisca la tempistica dei soccorsi, perché «l’incidente è accaduto in una zona molto frequentata: possibile che nessuno si sia accorto in tempo della presenza dei due uomini in mare?».

Vale la pena senz’altro riprendere, a questo punto, quanto denunciato anche su queste colonne – subito dopo il fatto – da Giulio Nardone, presidente dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), vale a dire che «le gravi insidie per le persone con disabilità visiva, presso i porti e i moli marittimi, fluviali o lacustri sono sotto gli occhi di tutti, tranne sotto quelli di chi non può vedere: migliaia di metri di bordi non protetti e senza alcuna segnalazione di pericolo».
In tal senso, aveva aggiunto Nardone, «esistono dei segnali tattili di pericolo internazionalmente previsti che non darebbero alcun fastidio e che in base alla legge italiana devono poter essere percepiti sotto i piedi. Infatti l’articolo 1, comma 2 c del DPR 503/96 stabilisce che costituisce violazione della normativa sull’eliminazione delle barriere architettoniche “la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo” a non vedenti e ipovedenti».
«La legittima aspirazione delle persone non vedenti – aveva concluso il presidente dell’ADV – a muoversi in autonomia e senza dipendere da altri potrebbe essere soddisfatta senza rischi, se venissero eliminate le barriere percettive e quindi fossero installate le segnalazioni tattili a terra, oltre che nelle stazioni ferroviarie e delle metropolitane e negli aeroporti – dove sono abbastanza diffuse – anche in prossimità degli attraversamenti stradali, con relativi semafori acustici, alle fermate dei mezzi di trasporto e in tutti i luoghi pericolosi. I bordi delle banchine delle metropolitane sono ormai quasi tutti segnalati con le semisfere in rilievo, ma ciò è stato attuato dopo che un cieco romano finì stritolato sotto un convoglio. Adesso il “sacrificio umano in mare” è stato offerto ai burocrati inadempienti: chissà che d’ora in poi i moli e gli altri luoghi pericolosi per i non vedenti non vengano finalmente segnalati!».

Accuse quanto mai significative e provvedimenti del tutto necessari. Seguiremo naturalmente gli sviluppi dell’azione giudiziaria preannunciata dalla famiglia Frigerio, con l’auspicio che si continui a parlare della tragica vicenda, anche da parte dei vari organi d’informazione, per far sì che non ne accadano più di simili. (S.B.)

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