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Reazioni positive all’accordo sul Patto per la Salute: ora servono i fatti

Morena Piccinini, segretaria nazionale della CGIL«L’accordo raggiunto tra Governo e Regioni per definire il nuovo Patto per la Salute 2010-2012 è una soluzione ragionevole, che supera finalmente le resistenze dell’Esecutivo a riconoscere un finanziamento adeguato al Servizio Sanitario Nazionale, che sarà così superiore di oltre 4 miliardi di euro rispetto alle previsioni unilaterali del Governo per il 2010 e il 2011 e ulteriormente adeguato per il 2012 (3 miliardi), e anche per gli investimenti. In piena crisi economico-finanziaria è una scelta utile anche in funzione anticiclica».
Questo il primo commento “a caldo” della CGIL – affidato a una nota di Morena Piccinini, segretaria nazionale e di Stefano Cecconi, responsabile per le Politiche della Salute – dopo l’accordo raggiunto tra Governo e Regioni, che andrà ora trasformato concretamente nel nuovo Patto per la Salute 2010-2012, e che – come riferisce un’agenzia dell’Utilm’ora – prevede, per il 2010, finanziamenti per circa 106,2 miliardi. «Certo – si scrive ancora nella nota della CGIL – la stima per adeguare il finanziamento in sanità rimane un tema delicatissimo e non ancora del tutto risolto, tanto più perché spetta alle singole Regioni coprire la differenza tra la quota che ricevono dal fondo nazionale e la spesa reale».

Altro importante passaggio fa riferimento al ripristino del finanziamento dei 400 milioni del Fondo Sociale per la Non Autosufficienza che il Governo aveva cancellato. «Tuttavia – secondo i responsabili della CGIL – l’entità del fondo rimane ancora insufficiente. Bisogna rispondere in modo ben più deciso alla crescente domanda di assistenza verso la non autosufficienza, i cui costi sociali ed economici si scaricano oggi sulle famiglie e sullo stesso sistema sanitario».

Riguardo infine alla questione della “virtuosità” delle Regioni, oltre la soglia del 5% di deficit nella Sanità, le Regioni stessi si sono impegnate per dei piani di rientro: se non passeranno le dovute verifiche, scatterà poi il commissariamento e il commissario sarà il presidente della Regione. Secondo la CGIL, «nella fase attuativa del Patto, bisognerà fare in modo che le “nuove regole sulla virtuosità” permettano di collegare i risultati economico-finanziari delle Regioni ai risultati sulla qualità e sull’appropriatezza dell’assistenza offerta ai cittadini, in modo da superare un approccio esclusivamente ragionieristico. Si tratta di garantire su tutto il territorio nazionale un sistema di vigilanza sui Livelli Essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, come prevede la Costituzione, anche in vista del passaggio delicato al federalismo fiscale».
In sostanza, conclude la nota, «il nuovo sistema di regole dovrà riconoscere autonomia e responsabilità alle singole Regioni e contemporaneamente garantire una “nuova regia nazionale” condivisa, per favorire e incentivare scelte virtuose nell’utilizzo dei finanziamenti sanitari, che sono così pregiati perché destinati ad assicurare ai cittadini il diritto alla salute e alle cure».

Vale senz’altro la pena ricordare che contro la bozza di Patto per la Salute presentata dal Governo alle Regioni all’inizio di settembre, si era assistito a una “mobilitazione trasversale” a difesa del Servizio Sanitario, in primo luogo da parte delle Regioni, con l’impegno anche di un vasto fronte di associazioni e formazioni sociali, come quelle riferite a “SOS Sanità”, appello lanciato nei mesi scorsi (se ne legga in questo sito cliccando qui), costituitosi recentemente in Comitato Nazionale. (S.B.)

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