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Mobilitazione permanente per le associazioni della Campania

Donna in carrozzina di fronte a una scalinata che scendeL’esigenza di rientrare dal deficit di bilancio in ambito sanitario accumulato dalla Regione Campania non può essere attuata sulla pelle delle persone con disabilità, discriminate e senza uguaglianza di opportunità per gli ostacoli, le barriere e i trattamenti disuguali cui la società le sottopone, come disposto anche dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità delle Nazioni Unite, ratificata dall’Italia con la Legge 18/09.
Il deficit, tra l’altro, si accompagna all’assenza di politiche sulla disabilità, che ha visto la quasi cancellazione degli impegni di spesa sociale nel Bilancio Regionale, che si riduce al solo trasferimento del Fondo Sociale Nazionale. Le persone con disabilità sono totalmente dimenticate dalla Regione Campania, come dimostra anche il mancato finanziamento da una parte della Legge Regionale 11/07 sulla dignità sociale e dall’altra del Fondo Socio-Sanitario Regionale.
La compartecipazione alla spesa per le persone con disabilità gravi e/o non autosufficienti si configura come un paradosso, secondo il quale una persona discriminata e penalizzata dalla società – che usufruisca di un servizio che interviene proprio per limitare le barriere e le discriminazione – sia costretta a pagare un ticket per questo stesso servizio. La Regione così, nel riconoscere la necessità di offrire un servizio di sostegno all’inclusione, ne snaturerebbe l’intervento di riabilitazione e abilitazione, sottomettendolo al pagamento di una quota del costo, autoriducendo le proprio responsabilità di intervento e tassando gli interventi di sostegno all’inclusione.
E ancora, la qualità e la quantità dei servizi e delle prestazioni sociali e socio-sanitarie erogate in Campania è estremamente bassa, con una distribuzione territoriale disomogenea, che lascia senza servizi numerosi cittadini aventi diritto od offre pochissime ore di sostegno.
Non esiste infine un monitoraggio delle prestazioni che consenta di identificare la tipologia e il costo dei servizi essenziali, la quantità e la qualità delle prestazioni erogate, il numero degli aventi diritto e dei beneficiari.

Sulla base di queste considerazioni, le associazioni firmatarie del presente documento considerano la proposta di “Schema di Regolamento per i Comuni associati in ambiti territoriali per la compartecipazione alle prestazioni sociali e socio-sanitarie” elaborata dalla Regione, lontana dal rispondere alle esigenze di equità e di sostegno all’inclusione sociale delle persone beneficiarie di detti servizi, in alcuni punti introducendo peggioramenti al testo iniziale. Essa infatti:
non identifica il reddito individuale dei beneficiari dei servizi (articolo 3 dello “Schema di Regolamento”) come base di calcolo per la valutazione della situazione economica su cui calcolare l’eventuale compartecipazione alla spesa dei servizi (come disposto dall’articolo 3, comma 2ter del Decreto Legislativo 130/00); inoltre è assurdo far pagare una compartecipazione alla spesa a soggetti che nell’arco della vita non hanno mai conseguito alcun reddito;
– definisce una soglia di esenzione dalla compartecipazione alla spesa dei servizi ancora estremamente bassa e non tiene conto della natura dei servizi il cui obiettivo è il sostegno all’inclusione sociale di persone escluse e discriminate (articolo 7 dello “Schema di Regolamento”);
– definisce una soglia di reddito per la piena compartecipazione alla spesa dei servizi ancora bassa (articolo 7 dello Schema di Regolamento);
– non tiene conto della quantità e qualità dei servizi erogati, sulla cui base si dovrebbe calcolare la graduazione della compartecipazione alla spesa;
– calcola erroneamente l’indennità di accompagnamento all’interno del reddito per i servizi residenziali, non tenendo conto che essa si perde quando si viene ricoverati a tempo pieno (articolo 8 dello “Schema di Regolamento”).

Le associazioni ritengono dunque che per poter aprire un tavolo di confronto sia necessario:
– il ritiro della Deliberazione della Giunta Regionale n. 1267 del 16 luglio 2009, la cui interpretazione da parte di alcune ASL rischia di avviare il meccanismo di compartecipazione alla spesa delle prestazioni senza un regolamento regionale condiviso con le associazioni. In assenza di iniziative concrete, impugneremo tale Deliberazione in ogni sede, denunciandone pubblicamente l’iniquità;
– ridiscutere l’intero “Schema di regolamento per i Comuni associati in ambiti territoriali per la compartecipazione alle prestazioni sociali e socio-sanitarie” sulla base  di un confronto serrato con le associazioni;
– predisporre nel prossimo Bilancio Regionale adeguati stanziamenti per il Fondo Socio-Sanitario e per la Legge Regionale 11/07 sulla dignità sociale;
– definire un sistema di monitoraggio dei servizi e delle prestazioni erogate, in modo da identificare la tipologia e il costo dei servizi essenziali, la quantità e la qualità delle prestazioni erogate, il numero degli aventi diritto e dei beneficiari.

Le associazioni firmatarie del presente documento, in attesa di concrete risposte, entrano in stato di mobilitazione permanente, attivando tutte le forme utili per sostenere i diritti delle persone con disabilità, quali assemblee degli iscritti, iniziative pubbliche, informazione attraverso i mass-media, ricorsi alla magistratura.

*Presidente della Lega per i Diritti degli Handicappati di Napoli. Il presente testo è stato sottoscritto unitariamente da: Federhand-Onlus/FISH Campania (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), UIC (Unione italiana Ciechi e Ipovedenti), ENS (Ente Nazionale Sordi), Associazione Tutti a Scuola, Genitori per la Tutela dell’Handicap, Andare Oltre, Associazione Sollievo, Associazione Nuovi Orizzonti, Associazione Diamoci la Mano.

Sulla situazione della Campania segnaliamo anche – sempre nel nostro sito – i recenti testi intitolati Quale futuro per i disabili in Campania?, disponibile cliccando qui, Scovati in Campania i responsabili del buco della Sanità: i disabili gravi!, disponibile cliccando quiEcco perché la Regione Campania ha tassato disabilità, vecchiaia e demenza, disponibile cliccando qui e Compartecipazione alle spese in Campania: un breve comunicato non basta, disponibile cliccando qui.
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