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Aprire la gabbia delle barriere comportamentali

Il 28 ottobre scorso l’European Disability Forum (EDF) e il Consorzio Europeo delle Fondazioni sui Diritti Umani e la Disabilità (ECF) hanno organizzato congiuntamente – presso la sede di Bruxelles del Comitato Economico e Sociale Europeo (EESC) – un seminario incentrato sulle caratteristiche delle strutture di monitoraggio e implementazione a livello nazionale descritte nell’articolo 33 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (lo si legga integralmente in calce al presente testo). Nel corso di tale incontro, sono stati esaminati in particolare gli obblighi previsti dalla Convenzione rispetto Hywel Ceri Jones, co-presidente del Consorzio Europeo delle Fondazioni sui Diritti Umani e la Disabilità (EFC)alle funzioni e ai modelli di queste strutture e discusse le modalità con cui gli Stati Membri dell’Unione Europea e le stesse istituzioni continentali prevedono di adempiere ai loro doveri in questo ambito.
In conformità con quanto previsto dall’articolo 33 della Convenzione ONU, gli Stati Parti della stessa sono obbligati infatti a predisporre dei “punti di contatto” all’interno delle proprie strutture governative, per coordinare e monitorare l’effettiva implementazione del Trattato approvato nel 2006 dalle Nazioni Unite. Fatto poi non meno importante, le persone con disabilità e le loro organizzazioni di rappresentanza dovranno essere coinvolte e partecipare pienamente a tale processo, in pieno accordo con il noto principio Nulla su di Noi Senza di Noi, diventato lo slogan riconosciuto del movimento internazionale per i diritti delle persone con disabilità.

«Oggi – ha affermato in apertura dei lavori di Bruxelles il presidente dell’EDF Yannis Vardakastanis – la Convenzione ONU è come una sorta di “uccello in gabbia” che va liberato, “per prendere il volo”, da una gabbia fatta di barriere comportamentali. Per troppo tempo, infatti, non si è tenuto conto della partecipazione e dei diritti delle persone con disabilità; la Convenzione offre dunque un’opportunità unica per questi cittadini di essere in prima linea in tutte le decisioni che riguardano le loro vite, riconoscendo che solo le stesse persone con disabilità possono essere in grado di sostanziare i contenuti necessari alla definizione dei loro diritti umani». Vardakastanis ha sottolineato inoltre come «i punti di contatto dovranno avere potere reale all’interno dei vari governi, in quanto questo è l’unico modo per assicurare che nessuna politica o legge possa essere in contraddizione con i princìpi della Convenzione».
«Per “liberare l’uccellino dalla gabbia” – ha concluso il presidente dell’EDF, riprendendo la metafora iniziale – abbiamo bisogno di strutture di monitoraggio efficienti, almeno a livello dei capi di governo e di meccanismi che abbiano la capacità di far rispettare i diritti. Abbiamo bisogno, in sostanza, di un cambio di paradigma nell’applicazione dei diritti».

Dal canto suo, Hywel Ceri Jones, co-presidente del Consorzio Europeo delle Fondazioni sui Diritti Umani e la Disabilità, ha evidenziato come «i cambiamenti richiedano una nuova dinamica di riforma per essere incorporati nei processi a tutti i livelli e una nuova architettura per consentire questo cambiamento la Convenzione ONU l’ha effettivamente predisposta. Se la recepiremo in maniera corretta, questa “macchina” dispiegherà a pieno tutte le sue potenzialità».
Jones ha poi stimolato la Commissione e il Parlamento Europeo a studiare soluzioni innovative per far sì che le Comunità Europee possano davvero diventare leader internazionali sui diritti umani, assicurando il pieno coinvolgimento delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni di rappresentanza. Ha infine espresso l’auspicio «di riconnettere il mondo delle Fondazioni sulla Disabilità con quello delle Fondazioni sui Diritti Umani», figure chiave per trasformare il concetto di disabilità in una questione di diritti umani.

L’incontro di Bruxelles ha riunito un’ampia gamma di esperti, provenienti  da organismi delle Nazioni Unite – come Silvia Lavagnoli, dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite sui Diritti Umani – e da Paesi come la Gran Bretagna, la Germania, la Spagna e il Belgio, con la presentazione di esperienze relativi a meccanismi indipendenti di implementazione e monitoraggio. Hanno partecipato inoltre alcuni esponenti dell’Europarlamento, insieme a funzionari della Commissione Europea e a una nutrita rappresentanza delle organizzazioni continentali di persone con disabilità.

*Traduzione e adattamento a cura di Giuliano Giovinazzo di una nota diffusa dall’EDF (European Disability Forum). Cliccando qui, si accede alla pagina del sito di EDF ove sono disponibili vari documenti integrali in inglese riguardanti l’incontro di Bruxelles.

Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità

Articolo 33 – Applicazione a livello nazionale e monitoraggio

1. Gli Stati Parti designano, in conformità al proprio sistema di governo, uno o più punti di contatto per le questioni relative all’attuazione della presente Convenzione, e si propongono di creare o individuare in seno alla propria amministrazione una struttura di coordinamento incaricata di facilitare le azioni legate all’attuazione della presente Convenzione nei differenti settori ed a differenti livelli.
2. Gli Stati Parti, conformemente ai propri sistemi giuridici e amministrativi, mantengono, rafforzano, designano o istituiscono al proprio interno una struttura, includendo uno o più meccanismi indipendenti, ove opportuno, per promuovere, proteggere e monitorare l’attuazione della presente Convenzione. Nel designare o stabilire tale meccanismo, gli Stati Parti devono tenere in considerazione i principi relativi allo status e al funzionamento delle istituzioni nazionali per la protezione e la promozione dei diritti umani.
3. La società civile, in particolare le persone con disabilità e le loro organizzazioni rappresentative, è associata e pienamente partecipe al processo di monitoraggio.

 

La Convenzione sulla Disabilità nel mondo: chi ha ratificato

Ad oggi, 3 novembre 2009, sono esattamente 71 i Paesi che appaiono nell’elenco ufficiale prodotto dall’ONU, come ratificatori della Convenzione, ed esattamente i seguenti (in ordine cronologico, pubblicando la data che risulta dal portale dell’ONU):
– Giamaica (30 marzo 2007) – Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Cuba (6 settembre 2007) – Gabon (1° ottobre 2007) – India (1° ottobre 2007) – Bangladesh (30 novembre 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – Nicaragua (7 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Giordania (31 marzo 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Egitto (14 aprile 2008) – Honduras (14 aprile 2008) – Filippine (15 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Qatar (13 maggio 2008) – Kenya (19 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Australia (17 luglio 2008) – Thailandia (29 luglio 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Cina (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Turkmenistan (4 settembre 2008) – Nuova Zelanda (25 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Vanuatu (23 ottobre 2008) – Lesotho (2 dicembre 2008) – Corea del Sud (11 dicembre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) – Svezia (15 dicembre 2008) – Oman (6 gennaio 2009) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Uruguay (11 febbraio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Gran Bretagna (8 giugno 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Danimarca (24 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Malawi (27 agosto 2009) – Portogallo (23 settembre 2009) – Laos (25 settembre 2009) – Repubblica Ceca (28 settembre 2009) – Turchia (28 settembre 2009) – Seychelles (2 ottobre 2009).

Per quanto riguarda invece il Protocollo Opzionale alla Convenzione (testo che consentirà al Comitato sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità di ricevere anche ricorsi individuali – di singoli o di gruppi di individui – e di avviare eventuali procedure d’inchiesta), a ratificarlo sono stati finora i seguenti 45 Paesi:
– Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Bangladesh (12 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) –  Svezia (15 dicembre 2008) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Repubblica Araba di Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Gran Bretagna (7 agosto 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Australia (21 agosto 2009) – Turchia (28 settembre 2009).

Per ulteriori approfondimenti: www.un.org/disabilities.

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