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Sovraffollamento delle classi: risposte ancora insufficienti

Aula scolasticaIl grave problema del sovraffollamento delle classi scolastiche – più volte denunciato dalle pagine di questo sito, dedicando anche spazio ai casi più eclatanti (se ne legga ad esempio cliccando qui) – è stato al centro del tavolo tecnico svoltosi l’8 gennaio scorso tra i dirigenti del Ministero dell’Istruzione e i rappresentanti della Consulta delle Associazioni di Persone con Disabilità.
In particolare l’occasione è stata propizia per la presentazione – da parte degli esponenti ministeriali – dell’indagine svolta su tutto il territorio nazionale, tramite gli Uffici Scolastici Regionali, riguardo alle classi in cui sono presenti più di due alunni con disabilità. Non sono ancora state fornite, invece, le cifre relative alla presenza in classi sovraffollate di uno o due alunni con disabilità, in quanto non censiti. Su richiesta delle associazioni, infine, il Ministero si è impegnato a fornire prossimamente anche i dati riguardanti le classi in cui – in presenza di disabili – venga superato il numero complessivo di venti alunni, in violazione del DPR 81/09, che regolamenta la formazione delle classi stesse.

Per quanto concerne gli interventi da attuare urgentemente da parte del Ministero, è stato comunicato che non è possibile – ad anno scolastico in corso – procedere allo sdoppiamento delle classi, in una situazione resa ancor più difficile dalle ultime leggi di bilancio. Quale unica risposta, dunque, è stata offerta un’azione riguardante progetti finanziati sia tramite il cosiddetto Decreto “Salvaprecari” sia da Convenzioni con le Regioni. A tal proposito i rappresentanti delle associazioni hanno espresso forti perplessità perché la situazione di emergenza nelle scuole permane e le “soluzioni-tampone” proposte non garantiscono né gli alunni né i docenti. Ci si è chiesto in sostanza quale possa essere l’effettivo risparmio derivante da tali operazioni, avvertendo al tempo stesso forti preoccupazioni per il rischio reale dato dall’attivazione di laboratori riservati a soli alunni con disabilità o di gruppi di lavoro “omogenei” – composti da alunni con disabilità insieme ad altri con scarso rendimento scolastico – ciò che di fatto andrebbe a ricostituire le vecchie classi differenziali. Un rischio, questo, certamente avvertito, nonostante siano state le stesse recenti Linee Guida ministeriali a stigmatizzare tali modalità operative.
I dirigenti del Ministero si sono in ogni caso impegnati a ribadire l’applicazione delle Linee Guida nelle sedi competenti e anche a determinare una linea concernente il numero degli alunni con disabilità per classe. E in tal senso è opportuno ricordare che già in un incontro del dicembre scorso i rappresentanti delle associazioni della Consulta, componenti il tavolo tecnico, avevano avanzato la richiesta di un tetto massimo del numero di alunni con disabilità in una classe, indicando precisi parametri ribaditi l’8 gennaio: un alunno con disabilità nelle classi in cui il numero complessivo sia pari a ventidue e due alunni con disabilità in classi di venti o meno alunni. Il Ministero, infine, si è impegnato anche a sottoporre alla Consulta delle Associazioni le bozze degli atti normativi in via di emanazione, concernenti l’inclusione scolastica.

Se dunque è stata apprezzata in linea generale la volontà di mantenere il dialogo aperto e costruttivo, tuttavia le associazioni si sono dichiarate decisamente insoddisfatte delle risposte circa l’impossibilità di sdoppiamento delle classi, pensando, ad esempio, a quei casi concreti di classi con oltre trenta alunni, in cui ne sono inseriti uno o più con disabilità; è stata pertanto ribadita la linea concordemente assunta nel novembre scorso in un documento unitario dalla FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili) e dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Non è escluso nemmeno che molte famiglie stiano pensando di denunciare ai Vigili del Fuoco la “non conformità” delle aule rispetto ai criteri di sicurezza – sempre a causa dei problemi di sovraffollamento – oppure valutino la possibilità di ricorrere ad iniziative di class action, per chiedere l’eliminazione dei disservizi connessi ad aule del genere.
Su quest’ultimo aspetto le associazioni si sono riservate di valutare attentamente le decisioni da assumere, anche alla luce del monitoraggio sul rispetto della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, tema che verrà affrontato prossimamente dallo specifico Comitato previsto dalla Legge 18/09, tramite la quale l’Italia ha ratificato la Convenzione stessa.
Si è infine concordata una nuova riunione con il Ministero entro la fine di gennaio, per avere un quadro più dettagliato della situazione. In previsione poi di un nuovo incontro con il ministro Gelmini, si è chiesto che vi vengano affrontati i temi riguardanti la formazione iniziale e obbligatoria in servizio di tutti i docenti rispetto all’inclusione scolastica. Un tema, quest’ultimo, che dovrà essere trattato anche insieme alle forze sindacali e per il quale è stato espresso l’auspicio che il Ministero abbia già dato avvio alla consultazione cui è stata richiesta anche la partecipazione di una delegazione della Consulta. (S.B.)

Sui temi trattati suggeriamo anche la lettura – sempre nel nostro sito – del testo intitolato Le Federazioni hanno incontrato il ministro Gelmini, disponibile cliccando qui.

La Segreteria Nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) è a Roma (tel. 06 78851262, presidenza@fishonlus.it), così come quella della FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili) (tel. 06 763035, fandpresidenzanaz@tiscali.it.
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