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Verrà garantita l’assistenza a quel bimbo di Altamura?

Bimbo alla lavagna con espressione corrucciataSembra proprio che vi siano casi in cui nemmeno le ripetute e chiare sentenze della Magistratura possano costringere gli amministratori comunali a rivedere determinati atti e provvedimenti ed è quanto sta succedendo ad Altamura, in provincia di Bari, nel “confronto” che ormai dura da molto tempo tra la locale Amministrazione Comunale e una famiglia perché venga garantita l’assistenza specialistica a scuola a un bimbo con disabilità riconosciuta al 100%.

Per quanto riguarda l’assistenza specialistica, rimandiamo senz’altro all’ampia e approfondita analisi curata per il nostro sito da Francesco Marcellino (la si legga cliccando qui), dedicata appunto ai diversi tipi di assistenza a scuola.
Cerchiamo invece di ripercorrere i vari passaggi che hanno portato alla situazione attuale, che sembra ancora lontana dall’essere risolta.

Il primo pronunciamento arriva più di anno fa, quando, con la Sentenza n. 2562 del 12 novembre 2008, la Seconda Sezione del TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) della Puglia «condanna il Comune di Altamura al pagamento, in via risarcitoria, della somma di Euro 5.000 […] in favore dei ricorrenti», oltre che alle spese di giudizio, dichiarando naturalmente «l’obbligo», sempre da parte del medesimo Comune pugliese, «di erogare il servizio di assistenza».
Nuovo anno scolastico – quello tuttora in corso – e nuovo provvedimento d’urgenza firmato dal presidente del TAR pugliese (Decreto n. 654 del 26 ottobre 2009), sempre in favore della stessa famiglia, costretta a presentare un ulteriore ricorso. Qui arriva la perentoria richiesta di garantire al bimbo «l’assistenza specialistica», erogata dal Comune di Altamura, «per l’intero monte ore della sua frequenza scolastica».
E così, un mese e mezzo dopo, il Tribunale prende atto – con la Sentenza n. 3208 del 17 dicembre 2009 – che il Comune di Altamura, «una volta ricevuta la documentazione richiesta, ivi compreso in particolare l’accertamento medico-sanitario a cura della A.S.L. Bari – ha preso atto della diagnosi del 25.11.2009 e del P.E.I. dell’1.12.2009, disponendo conseguentemente l’erogazione immediata dell’assistenza specialistica così come dovuta per il corrente anno scolastico, disponendo altresì espressamente l’idoneità di tale documentazione ai fini dell’erogazione dell’assistenza specialistica di che trattasi in favore del predetto minore anche per il prossimo anno scolastico».
«Il Comune – si legge ancora nel provvedimento – ha […] evidenziato che il ritardo nell’erogazione dell’assistenza al minore è stato dovuto alla mancata produzione della documentazione medico-sanitaria di cui sopra, che assume non trasmessa dalla famiglia ed acquisita infine in via informale».

Bimbo in carrozzina entra a scuolaTutto risolto, dunque, e tutti soddisfatti? Assolutamente no, dal momento che a quel punto il Comune, ben lungi dall’applicare quanto stabilito dalle Sentenze di cui si è detto, riduce al bimbo l’assistenza a un’ora al giorno, dal lunedì al sabato, costringendo la famiglia altamurana a ricorrere per l’ennesima volta, ottenendo – ed è storia di questi giorni – l’Ordinanza n. 11 del TAR della Puglia, licenziata il 13 gennaio scorso, che prescrive all’Amministrazione Comunale di garantire immediatamente il servizio di assistenza specialistica all’alunno.
Tra le motivazioni della decisione si considera tra l’altro che «il Piano Educativo Individualizzato (P.E.I.) ha individuato il livello di intervento terapeutico ed assistenziale nell’assistenza specialistica (e non già nel mero sostegno pedagogico) per l’intero monte ore scolastico, evidentemente in considerazione della gravità dell’handicap riscontrato nel minore; […] che lo stesso Dirigente scolastico ha in tali termini interpretato l’indicazione terapeutica inviando conseguentemente la documentazione al competente ufficio comunale; […] che l’Amministrazione investita della pratica ha arbitrariamente ridotto il monte ore di assistenza senza in alcun modo giustificare la scelta di discostarsi dalle indicazioni del P.E.I.; […] che, comunque, il minore in questione non possa restare sfornito di idonea assistenza durante le ore di frequenza scolastica senza interferire con il regolare svolgersi delle lezioni».

Come risponde a questo punto l’Amministrazione Comunale di Altamura? Il sindaco Mario Stacca parla di documentazione medica che avrebbe «disorientato coloro che dovevano assegnare e motivare l’assistenza specialistica». Si tratterebbe in sostanza di errori dovuti a «discrepanze tra le certificazioni» presentate dal collegio che ha visitato il bimbo, compilando la diagnosi funzionale e dalla terapista della riabilitazione nell’ambito del PEI. Si afferma inoltre la volontà di valutare, con tutti gli attori coinvolti, «le necessità del bambino», decidendo «l’orario più idoneo da assegnare». Dal canto suo, anche il provveditore agli Studi di Bari Giovanni Lacoppola afferma di voler chiedere un incontro all’Ufficio Scolastico Regionale «affinché attraverso il ministero», quest’ultimo «possa provvedere alla dovuta assistenza specialistica, finanziando la cattedra all’insegnante».
Vedremo le conseguenze reali di tali dichiarazioni, seguendo gli sviluppi di una vicenda che però, come già accennato, appare ancora abbastanza fluida.

Auspicando dunque che l'”odissea” di quella “famiglia con disabilità” possa quanto prima concludersi positivamente, ci limitiamo per il momento a ricordare quanto aveva scritto l’avvocato Marcellino nel citato articolo sull’assistenza a scuola da noi pubblicato: «Il principio di cui all’articolo 34 della Carta Costituzionale – “La scuola è aperta a tutti” – non significa banalmente che la scuola è obbligata ad accogliere tutti, ma più efficacemente ad accoglierli e fornire loro l’istruzione, l’educazione e la socializzazione adeguata e proporzionata non solo alle condizioni psicofisiche, ma alla “dignità” dello studente quale essere umano e portatore di diritti e di doveri». Ci sembra la miglior conclusione possibile per quanto abbiamo raccontato. (Stefano Borgato)

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