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E se fosse vero che volere è potere? Una storia dal Congo

L'attraversamento del fiume CongoA volte è proprio nei momenti di maggiore difficoltà che le persone trovano il modo di risolvere problemi che in altre occasioni e situazioni potrebbero sembrare insormontabili. Lo si è visto varie volte nel corso dei secoli. Basti ricordare, ad esempio, quanti nel periodo successivo alla guerra mondiale hanno vissuto recuperando residuati bellici.

Attualmente, come si legge in un bell’articolo di Corrado Fontana visionabile in «CorrieredellaSera.it» (Congo: a lezione d’impresa, tra i disabili, 16 marzo 2010, disponibile cliccando qui), un altro bell’esempio di forza di volontà e di ingegnosità viene dai disabili di un Paese dell’Africa ossia il Congo.
Qui le persone con disabilità godono di una serie di esenzioni su tasse e dazi relative al trasporto sul fiume Congo e di agevolazioni non solo di tipo economico (hanno, ad esempio, anche la priorità nell’imbarco). Ciò rende loro agevole il viaggio e il trasporto delle merci da una capitale all’altra (ossia da Kinshasa a Brazzaville e viceversa), particolare situazione che ha permesso loro di intraprendere una vera e propria attività di tipo commerciale: abbattendo infatti i costi di trasporto, le merci da loro acquistate e rivendute rendono possibile un buon margine di guadagno.
A tale scopo gli stessi commercianti hanno costruito dei tricicli e adattato le carrozzine con materiale di scarto. I non vedenti, invece, si sono riuniti in gruppi e seguendo in fila indiana una sola guida, compiono i trasporti portando i carichi in spalla dentro capienti zaini.

La particolarità e l’importanza di questa notizia è lampante. Le persone portatrici di disabilità, in questo caso, non solo “non sono inutili”, ma addirittura compiono un servizio fondamentale. Tutto questo a dimostrazione del fatto che anche nei Paesi più poveri, se solo si dà alle persone svantaggiate un’opportunità, esse sanno approfittarne, trasformandola in qualcosa di utile e infrangendo oltretutto il luogo comune che vuole le persone con disabilità delle zone più povere o meno garantiste destinate al solo accattonaggio.
Certo, non si può assolutamente parlare di integrazione, pensando ad esempio alle cités des handicapés (“citta degli handicappati”) create dal Governo congolese, luoghi degradati più simili a ghetti che ad altro. Se inoltre verrà implementato il traffico via terra attraverso la costruzione del ponte già progettato, le condizioni di vita di queste persone sono destinate fatalmente a peggiorare.
E tuttavia credo ci sia bisogno di storie positive, storie che – come queste – evidenziano come l’impegno e la tenacia possano fare la differenza. Storie che dimostrano come sia realmente possibile, pur partendo da una posizione di svantaggio, arrivare all’autonomia.
La forza di volontà, la voglia di fare e di essere è la sola fiamma che può creare speranza; ed è, ancora, lo spirito che dovrebbe animare ogni rivendicazione dei propri diritti e ogni battaglia per l’uguaglianza, di modo che ciascuno possa mettere in campo tutte le proprie capacità. È questo che, a mio avviso, ci insegnano oggi, tra mille preoccupazioni e difficoltà, questi commercianti con disabilità del Congo.

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