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Un investimento culturale contro la grande paura

Foto in bianco e nero di una persona con gli occhiali sulla riva del mare che guarda un temporale all'orizzonteIn tempi di grande incertezza – sia essa economica, politica o di riferimenti culturali e morali – domina il timore. Quando poi la situazione generale non tende a migliorare in un tempo ragionevole e anzi le prospettive per il domani sono forse peggiori della realtà dell’oggi, allora il timore si trasforma in paura.
La grande paura che incombe sul mondo delle persone con disabilità che, come diciamo sempre, è poi il mondo di tutti, è il taglio dei servizi. È un discorso politico ma non “partigiano”. Senza stanziamenti adeguati, infatti, non si possono mantenere i servizi per le persone con disabilità al pur basso livello, mediamente parlando, di oggi. Figuriamoci poi pensare di migliorarli, come sarebbe doveroso fare. E in questa fase politica del Paese nessuno osa pensare a nuove imposte per mantenere o migliorare i servizi.

Dove prendere allora quanto serve per tenere accesa quella piccola fiammella dell’assistenza domiciliare che permette a tante persone con disabilità di restare a vivere nel loro domicilio senza precipitare nel buio di un ricovero non necessario e non gradito? Non nella lotta all’evasione fiscale, né con l’utilizzo dei capitali confiscati alle mafie e neppure nei tagli di spesa ad altri settori (neppure in quello, sacrosanto, dei costi della politica), ma in un forte investimento culturale, paragonabile a quello storico che ha fatto dell’integrazione scolastica il veicolo di scoperta della possibilità di vivere, almeno per qualche anno, “come gli altri, assieme agli altri”.
L’investimento culturale presuppone certamente l’utilizzo di una parte dei fondi reperibili da quanto sopra enunciato, ma dovrebbe consistere essenzialmente in uno sforzo corale da parte di tutti e soprattutto dei media di far vedere, sentire e capire che la condizione delle persone con disabilità è fatta essenzialmente di momenti di vita normale o che per essere normalmente accettabile, necessita di non molto.
Bene, dunque, gli atleti paralimpici, le “capitane coraggiose” con disabilità che circumnavigano l’Inghilterra in barca a vela in solitario, i trasvolatori con carrozzina appesa a un parapedio: sono tutti fulgidi esempi di dove possano essere spinti avanti i limiti umani. E tuttavia, altrettanto emblematici sono quelli di chi, con poche ore giornaliere di assistenza domiciliare, riesce a vivere e a far vivere la sua famiglia non troppo male e cioè come tutti più o meno viviamo.

*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).

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